Sciopero? British Airways affitta piloti e hostess

Equipaggi e aerei in affitto per lavorare al posto di chi fa sciopero. E’ il rimedio trovato dalla British Airways, una delle maggiori aviolinee del mondo, per neutralizzare lo sciopero del suo personale navigante.

La compagnia ha deciso di noleggiare aerei ed equipaggi di un’altra società, la mediorientale Qatar Airways. Così i passeggeri riusciranno a volare lo stesso e lo sciopero verrà vanificato, salvo imprevisti.

La compagnia britannica, che continua a fregiarsi del motto solenne “volare e servire”, ha deciso di noleggiare nove aerei Airbus 320 e 321 con gli equipaggi di Qatar Airways, la compagnia sua alleata per sostituire il personale che ha programmato una serie di scioperi dal 1o luglio  al prossimo 16 luglio nei voli a medio e lungo raggio.

Willie Walsh, amministratore delegato della casa madre Iag, la holding anglo-spagnola che controlla British Aiways, Iberia, Vueling e Aer Lingus, ha detto che il piano andrà avanti. La compagnia ha chiesto alle autorità dell’aviazione civile britannica, la Civil Aviation Authority (Caa), ente simile all’italiano Enac, l’autorizzazione a prendere lavoratori (e aerei) in affitto da un’altra compagnia per sostituire i propri dipendenti che scioperano. Dovrebbero quindi esserci piloti del Qatar con relative hostess e steward in divisa granata al posto dei compassati equipaggi britannici.

Alla stampa che a Bruxelles gli ha chiesto se la richiesta sia stata accolta, Walsh ha risposto: “Avrò il piacere di dire che quegli aerei voleranno e che tutti i passeggeri di British Airways che hanno prenotato peer volare con noi nelle prossime due settimane voleranno”, ha riferito l’agenzia Reuters.

La richiesta è di prendere gli aerei in “wet lease“, cioè insieme all’equipaggio. Un contratto che si differenzia dal “dry lease”, l’affitto “secco” degli aerei, senza il personale. British Airways dovrebbe quindi pagare la compagnia del Qatar per il noleggio. Tra i due vettori ci sono forti lergami, accordi commerciali di code sharing, entrambi appartengono all’alleanza Oneworld, ma soprattutto il Qatar possiede il 20% del capitale di Iag, che è quotata in Borsa. Cioè i qatarini, grazie alle loro immense ricchezze sprigionate dal gas, sono padroni di un pezzo della British Airways,

La Caa non ha confermato, ha detto che sta ancora esaminando la richiesta, secondo Reuters. Un portavoce della Caa ha spiegato che “secondo le norme europee è richiesta una specifica approvazione per una compagnia del’Ue, come British Airways, per prendere in wet lease aerei da una compagnia basata al di fuori dell’Europa”. Il portavoce ha aggiunto che “il dipartimento britannico dei Trasporti approverà o rigetterà la richiesta tenendo conto del parere della Caa”.

Manager duro. Willie Walsh, amministratore delegato di Iag, casa madre di British Airways e Iberia

Manager irlandese con la passione del calcio, tifoso del Liverpool, Walsh ha un aspetto gentile, ma una tempra di duro. Come dimostrò durante la vertenza con piloti e hostess di Iberia.
Lo sciopero degli equipaggi britannici su voli a medio e lungo raggio riguarda una lunga disputa sugli stipendi. L’accordo di wet lease potrebbe aiutare Qatar Airways a impiegare aerei e personale in parte inutilizzati dopo che, il 5 giugno, quattro paesi arabi hanno interrotto le relazioni con Doha, sconvolgendo il piano di voli dell’aggressiva compagnia guidata da Akbar Al Baker. I quatto sono Arabia Saudita, Egitto, Emirati Arabi Uniti, Bahrein. Per volare verso Occidente gli aerei di Qatar Airways sono costretti ad allungare le rotte passando per un corridoio sull’Iran.
L’isolamento del Qatar deciso dagli altri quattro paesi è collegato alle accuse a Doha di finanziare il terrorismo e l’Isis.
La compagnia aerea non è direttamente coinvolta, né accusata di alcuna irregolarità o reato. Curioso però, a parte gli aspetti che toccano le relazioni sindacali e la legittimità o meno di affittare altri lavoratori per sostituire chi sciopera, che da Londra, una delle città più colpite da attacchi terroristici, si sia chiesto aiutio proprio a un paese sospettato di legami con il terrorismo.
La vicenda potrebbe avere riflessi anche sull’Italia. Qatar Airways l’anno scorso ha firmato un accordo per il salvataggio di Meridiana. L’intesa prevede l’ingresso con il 49% nel capitale della compagnia sarda. Un’operazione simile, più in piccolo, a quella fatta a fine 2014 da Etihad con Alitalia.
Isolamento. Il 5 giugno quattro paesi arabi hanno rotto le relazioni con il Qatar
Ma l’ingresso di Qatar Airways in Merdiana non è ancora avvenuto. Prima ci sono stati ritardi di vario genere e si attendeva l’autorizzazione di Bruxelles, che è arrivata a fine marzo. Ma anche dopo non è successo nulla, l’atteso closing dell’operazione non c’è stato.
Si racconta che Al Baker non sia convinto dell’operazione, ma che avrebbe avuto l’ordine “politico” dal governo del Qatar di iniettare capitali in Meridiana. Ai qatarini piace la Costa Smeralda, dove hanno investito in immobili, alberghi e un ospedale. E tra l’Italia e il Qatar ci sono molti affari: l’anno scorso il Qatar ha comprato armi dall’Italia per svariati miliardi di euro, navi militari dalla Fincantieri e missili dalla Mbda, una società europea di cui è azionista con il 25% l’ex Finmeccanica, ora Leonardo.
Negli ultimi mesi la crisi di Meridiana si è accavallata con l’aggravarsi di quella di Alitalia. Anche da esponenti del governo di Paolo Gentiloni ci sono state richieste informali, agli intermediari italiani vicini al Qatar, di cercare Al Baker per sollecitarlo a completare l’intervento sull’ex Alisarda. Al Baker, riferiscono fonti autorevoli, non si è fatto trovare.
Dopo l’ostracismo dei quattro paesi arabi al Qatar però l’operazione Meridiana è stata messa nel congelatore, lo ha ammesso oggi anche il ministro dei Trasporti, Graziano Delrio.
Facciamo una domanda finale. Cosa succederebbe in Italia se, in Meridiana qualora entri davvero Qatar Airways o anche in Alitalia, in caso di sciopero venisse riproposto il piano di affitto di equipaggi e aerei del Qatar o di un’altra compagnia per volare al posto degli scioperanti? Giriamo la domanda al premier Paolo Gentiloni e ai suoi ministri.