Alitalia, la farsa della Newco pubblica

Questo articolo descrive la farsa del piano di salvataggio Alitalia, che secondo il governo dovrebbe concretizzarsi con la costituzione di una nuova società, la Newco, pubblica, con 3 miliardi di euro di capitale. Se ne parla da aprile, ma ancora non esiste. Intanto sono i contribuenti a pagare il conto. E per i lavoratori è in arrivo un’altra ondata di cassa integrazione. L’articolo è stato pubblicato sul sito del Sole 24 Ore.

 

La Newco Alitalia non decolla. La nuova compagnia pubblica non esiste. Non è ancora stata costituita dal Mef, perché non c’è accordo nel governo su tutte le poltrone da assegnare nel consiglio di amministrazione. Intanto per i lavoratori della compagnia in amministrazione straordinaria è in arrivo una nuova richiesta di cassa integrazione: potrebbe essere prolungata fino al 31 marzo 2021 per i 6.828 dipendenti già in cigs.

Le esternazioni di De Micheli e Patuanelli
Le dichiarazioni del governo sulla nascita della Newco – che sarebbe dovuta partire il primo giugno scorso – ormai non fanno fede, non sono attendibili. Il 23 settembre la ministra dei Trasporti, Paola De Micheli (Pd), ha detto: «Confermo che su Alitalia siamo alla firma del decreto di istituzione degli organi sociali e dello statuto; però è un decreto che non firmo da sola, ma siamo alla firma». Il 15 settembre il ministro dello Sviluppo economico, Stefano Patuanelli (M5S), era stato tassativo: «Credo che questa possa essere la settimana giusta per il decreto di costituzione della Newco. È questione di giorni, non di settimane». Intanto sono passate due settimane.

Trasporti. La ministra Paola De Micheli (Pd)

Non c’è accordo politico sul cda
Manca l’accordo sulla composizione delle poltrone del cda, in particolare tra i Cinque stelle. Secondo le ultime notizie nel cda non dovrebbe esserci un rappresentante dei lavoratori, al contrario di quanto aveva affermato nei mesi scorsi Patuanelli. Questo ha fatto irritare i sindacati confederali (Cgil-Cisl-Uil), che spesso vanno ad incontri riservati con il governo insieme alla sigla di destra Ugl, mentre sono escluse le altre sigle che rappresentano lavoratori Alitalia.

Facebook. Il premier, Giuseppe Conte

I vertici annunciati via Facebook
Neppure i vertici si sono insediati. Dopo un lungo braccio di ferro sulla scelta dei vertici, il 29 giugno il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, ha annunciato che il presidente della nuova Alitalia sarà Francesco Caio e l’a.d. Fabio Maria Lazzerini. L’annuncio è stato dato via Facebook. Nessuno nel governo ha fatto commenti. I due manager hanno anche partecipato a riunioni al Mef per stendere le linee guida del piano industriale (elaborate dagli advisor Oliver Wyman e Deloitte) e il 10 settembre sono andati in audizione alla commissione Trasporti della Camera, ma non sono stati nominati, dunque non hanno alcun potere.

Caio e Lazzerini in fibrillazione
Caio e Lazzerini sono in fibrillazione: se ci fosse una crisi di governo o un ripensamento le nomine potrebbero saltare. Caio è presidente della Saipem (e ha detto alla Camera che manterrà questa poltrona anche quando sarà presidente di Alitalia «non a tempo pieno»), mentre Lazzerini è il Chief business officer dell’Alitalia commissariata, cioè il direttore commerciale. Ma sono praticamente inesistenti i rapporti di Lazzerini con il commissario Giuseppe Leogrande e il d.g. Giancarlo Zeni, che si occupano della gestione di Alitalia, le relazioni sono pessime.

Le perdite di Alitalia
Arriviamo alla situazione di Alitalia, che ha perdite elevatissime e fa pochi voli. Il disastro del trasporto aereo mondiale causato dalla pandemia ha in parte coperto i problemi di Alitalia, che era in crisi già prima, nel 2019 infatti aveva perso circa 600 milioni di euro. La Iata ha previsto che quest’anno le compagnie mondiali nel complesso perderanno 84,3 miliardi di dollari, dopo dieci anni di utili aggregati. Nel primo semestre di quest’anno i ricavi di Alitalia sono diminuiti del 62%, da 1.444 a 544 milioni. La perdita a livello operativo (Ebit) è peggiorata da -250 a -427 milioni, secondo la relazione inviata da Leogrande al Parlamento. La flotta a luglio era ridotta a 104 aerei.

Da Emirates. Fabio Lazzerini

Non c’è il piano industriale
Senza il via alla Newco non può essere fatto il piano industriale. Secondo la successione di decreti legge sarà il cda della Newco a redigere e approvare il piano industriale, entro 30 giorni dalla costituzione della società. Poi il piano dovrà essere mandato alle competenti commissioni parlamentari, che avranno 30 giorni per dare un parere. La Newco potrà essere operativa solo in seguito alle «valutazioni» della Commissione Ue, che ha chiesto una «discontinuità economica» tra la vecchia e la nuova società. Il punto chiave è quello degli aiuti di Stato, essendo in ballo 3 miliardi di soldi pubblici per la ricapitalizzazione della nuova società.

La cigs scade il 31 ottobre
A fine ottobre scade la cassa integrazione per 6.828 lavoratori del gruppo Alitalia che il commissario aveva chiesto, con decorrenza dal 24 marzo scorso, sia per efficientamento sia per ridurre i costi di fronte alla crisi da Covid-19. I dipendenti di Alitalia al 30 giugno scorso erano 10.654.

Pronta la richiesta di nuova cigs per altri 5 mesi
Secondo fonti autorevoli è già stata preparata da Alitalia la lettera per chiedere il prolungamento della cigs fino al 31 marzo 2021 per lo stesso numero di lavoratori (a rotazione per la maggioranza, tranne alcune centinaia a zero ore). La lettera però non è ancora stata ufficializzata da Leogrande e non è stata inviata ai sindacati per dare il via alla procedura di legge e al negoziato.

Newco operativa non prima del 2021
Da quanto trapela il commissario attende un segnale politico sulla costituzione della Newco, perché ogni azione potrebbe non essere tarata alle dimensioni adeguate. In ogni caso, dati i tempi per completare l’intera operazione, la Newco non potrebbe essere operativa prima del 2021. Sempre che venga costituita.