Consob ha “un deficit di credibilità”, le accuse del commissario Di Noia

La Consob ha “un deficit di credibilità”. L’accusa è stata sganciata come una bomba da un componente della stessa Consob, Carmine Di Noia, commissario in carica dal 2016, durante un’audizione in Parlamento. “Un’autocritica va fatta”, ha detto Di Noia.

La critica, diretta alla massima autorità che dovrebbe tutelare i risparmiatori che investono in Borsa, colpisce la gestione di Giuseppe Vegas, l’ex parlamentare di Forza Italia ed ex viceministro dell’Economia _ fu vice di Giulio Tremonti _ che è presidente della Consob (Commissione per la vigilanza sulle società e la Borsa) dal 3 gennaio 2011.

Il suo mandato terminerà alla fine di quest’anno. Vegas non può essere rinominato per un secondo mandato, a differenza del governatore della Banca d’Italia, Ignazio Visco, il quale è in scadenza a fine ottobre. Visco viene spesso associato al presidente della Consob nelle critiche per i disastri bancari, dalla parabola delle banche venete ai crac di Banca Etruria e Banca Marche, fino a Mps, che hanno fatto perdere miliardi di euro a centinaia di migliaia di risparmiatori.

Le parole di Di Noia sono state pronunciate durante un’audizione alla commissione Finanze della Camera il 15 giugno, ma non sono state riportate dalla stampa, forse per distrazione, o chissà… Della seduta non c’è un resoconto stenografico, perché l’audizione era classificata come “informale”. Tuttavia si può riascoltare tutto quello che è stato detto sulla webtv della Camera, come ha fatto Poteri Deboli (http://webtv.camera.it/evento/11371 ).

Le critiche del commissario sono state innescate dalle domande di due deputati, Giovanni Paglia di Sel e Carlo Sibilia del M5S, che hanno fatto riferimento ai casi di risparmio tradito, o di truffe subite da piccoli azionisti e obbligazionisti, acquirenti di prodotti finanziari discutibili, la cui vendita era stata autorizzata (o non impedita) dalle autorità di vigilanza.

E’ stata citata anche la controversa vendita di Ansaldo Sts e AnsaldoBreda, che ha sollevato un contenzioso sul prezzo dell’Opa (e non solo) per come l’operazione è stata congegnata da Finmeccanica (il venditore) e Hitachi (il compratore).

Contestato. Giuseppe Vegas, presidente della Consob

Sibilia ha sollecitato un’autocritica della Consob, dopo aver citato diverse operazioni “solo dal 2015 a oggi” che hanno danneggiato i risparmiatori. Il deputato del M5S ha detto: “Se penso ad Ansaldo Sts e AnsaldoBreda, l’operazione che è stata fatta, se penso agli aumenti di capitale e ai prospetti informativi autorizzati di Mps e Unicredit, se penso alle operazioni allucinanti che avete fatto sulle venete, la credibilità della Consob che fine ha fatto? Ci date la garanzia di credibilità?”.

Ecco la risposta di Di Noia. “Una violazione di una regola non dimostra che una regola sia sbagliata naturalmente. Se qualcuno uccide non dimostra che sia sbagliato dire vietato uccidere. Le regole sono state in molti casi applicate male. E anche, diciamo, un’autocritica va fatta, sull’applicazione da parte..  Anche noi stessi abbiamo parlato di avere degli assetti organizzativi nostri migliori, più adeguati alle sfide non solo nuove ma anche alle sfide vecchie. E quindi io concordo personalmente con voi“, ha detto Di Noia.

“Io sono qui in realtà da metà del 2016”, ha proseguito Di Noia. “E anche questi sono segnali… è endogeno ed esogeno migliorare i comportamenti dell’Autorità di vigilanza. La tutela degli investitori non è una garanzia contro le perdite. L’investimento in un titolo che abbia return è proporzionale al rischio. C’è un deficit di credibilità. Stiamo in un organismo collegiale, articolato, con una governance… Stiamo cercando di rispondere alle vostre preoccupazioni che sono anche le nostre, e sono le mie, diciamo, personali. E speriamo di poter fare questo al nostro meglio”. Su queste parole di Di Noia l’audizione si è conclusa.

Autocritica. Carmine Di Noia, commissario Consob

Nessuno dei deputati ha fatto altre domande. Del resto non c’era bisogno di dire altro, più chiaro di così.

Di Noia è considerato un esperto di mercati finanziari e di regolamenti. E’ laureato in Economia e commercio all’università La Sapienza di Roma, ha ottenuto il Ph. D. in Economics all’università della Pennsylvania a Filadelfia. Ha lavorato alla Consob dal 1995 al 2001. Poi all’Assonime, l’associazione delle società per azioni, fino al 2016. Quando è stato nominato commissario, dal Consiglio dei ministri del 4 dicembre 2015, durante il governo Renzi, qualcuno ha storto il naso perché era vicedirettore generale dell’Assonime, cioè proprio i soggetti sui quali la Consob deve vigilare.

Adesso, è il primo commissario che critica in pubblico l’operato della commissione.

Insieme a Di Noia il Consiglio dei ministri nella stessa seduta ha nominato commissario il magistrato Giuseppe Maria Berruti, che era presidente della terza sezione civile della Cassazione. Le nomine sono state perfezionate con due Dpr del 4 febbraio 2016. Con quelle nomine l’organo di vertice della Consob, la “commissione”, dopo 18 mesi fu riportata a cinque componenti. Così fu diluita la prevalenza del presidente Vegas, che in una Consob ridotta a tre commissari era evidentemente più in grado di influenzare la formazione di una maggioranza nelle riunioni della commissione.

Gli altri due commissari erano Anna Genovese, nominata dal governo Renzi nel 2014 e tuttora in carica. L’altro componente era il consigliere di Stato Paolo Troiano, in carica dal 3 gennaio 2011, arrivato insieme a Vegas. Troiano però  ha dato le dimissioni il 3 novembre 2016 e non è stato sostituito. Quindi adesso i commissari sono quattro.

Quando ha detto che la Consob è un “organismo collegiale, articolato, con una governance”, Di Noia evidentemente ha voluto riferirsi a questo variegato schieramento, con posizioni differenziate.

Sarebbe interessante sapere cosa ne pensano gli altri commissari e lo stesso Vegas, che non ha replicato alle critiche di Di Noia, delle quali molto probabilmente è al corrente, anche se i giornali non ne hanno parlato.

Azzerati. Risparmiatori che hanno investito nella Banca Popolare di Vicenza

In questi anni Vegas ha sempre respinto le accuse dicendo che la Consob o non aveva poteri (come sui casi di risparmio tradito tra azionisti e obbligazioniti delle banche, dentro la Consob si scarica la colpa sulla Banca d’Italia) o comunque non aveva colpe. Ma da oggi Vegas non ha più alibi per tacere., non può far finta di non sapere cosa abbia detto il suo collega commissario.

Tra i problemi sollevati durante l’audizione di Di Noia, si può osservare che mentre di banche si parla spesso, andrebbe fatta chiarezza anche sull’altra vicenda citata, Ansaldo Sts-Hitachi-Finmeccanica, che sembra finita sul binario morto.

Il 3 febbraio 2016 la Consob ha concesso un mini-rialzo del prezzo dell’Opa obbligatoria (da 9,5 a 9,899 euro) di Hitachi su Sts, dopo le istanze di diversi fondi e soci di minoranza (Elliott, Bluebell, Amber), ravvisando una “collusione” tra Finmeccanica e Hitachi sul prezzo, a danno dei soci di minoranza di Sts.

Questo perché nella stessa operazione Finmeccanica, guidata da Mauro Moretti, aveva venduto anche il ramo d’azienda AnsaldoBreda (posseduta al 100%), azienda in forte perdita. E’ stato sollevato il sospetto che Breda sia stata sopravvalutata e che il prezzo del pacchetto Sts (il 40%) sia invece stato sottovalutato, per comprimere il pezzo dell’Opa, con una penalizzazione per gli azionisti diversi da Finmeccanica, a vantaggio di Hitachi e dello stesso venditore. Il provvedimento della Consob è stato impugnato (da tutte le parti) davanti al Tar, che ha rinviato la causa davanti alla Corte di giustizia europea.

Operazione controversa. La sede di Ansaldo Sts, società venduta da Finmeccanica a Hitachi insieme ad AnsaldoBreda

Ma dopo questa prima mossa Vegas e i suoi uffici hanno accolto in silenzio, rimanendo immobili, una raffica di documentati esposti del fondo Elliott e di altri azionisti di minoranza che lamentano violazioni delle norme sull’Opa obbligatoria (c’è un esposto del luglio 2016 su una presunta “Opa parallela” che sarebbe stata tentata in segreto da Hitachi, che ha solo il 51% di Sts, per rastrellare più azioni) e altre presunte irregolarità nel governo societario e nei rapporti di Sts con parti correlate, cioè Hitachi.

Forse queste contestazioni sono prive di fondamento, ma perché allora la Consob non lo dice?

Sarebbe interessante conoscere anche l’opinione del ministro dell’Economia, Pier Carlo Padoan, il quale subito dopo il mini-ritocco del prezzo deciso da Consob, cui è subito seguita l’apertura di un’indagine del procuratore di Milano Francesco Greco per aggiotaggio (senza indagati, che si sappia), si affrettò a dare il suo avallo all’operazione Ansaldo Sts-Hitachi-Finmeccanica, con queste parole: il ministro Padoan “auspica che l’investimento di Hitachi in Italia nell’importante settore dell’industria ferroviaria possa concludersi positivamente e nei termini più rapidi possibili”.

E anche di quell’inchiesta giudiziaria non si è saputo più nulla.