Il Milan cerca 400 milioni per svincolarsi da Elliott

Il Milan Ac cerca 400 milioni di euro per rilanciarsi. La società di calcio ha chiesto aiuto a una piccola società finanziaria inglese, ma fondata e gestita da tre italiani, per trovare nuovi fondi e liberarsi dall’abbraccio del fondo Elliott di Paul E. Singer.

Singer è il finanziere americano che lo scorso aprile ha dato un prestito di 303 milioni di euro e ha consentito a un misterioso broker cinese, Yonghong Li, di chiudere l’operazione di “acquisto” del club dalla Fininvest di Silvio Berlusconi.

Scarsa trasparenza sulla proprietà

La cosiddetta “cessione” ai cinesi è un’operazione tutt’altro che trasparente. Perché la nuova proprietà della squadra di calcio è schermata da veicoli societari lussemburghesi e di Hong Kong. Dunque non possiamo vedere in trasparenza chi ci sia davvero alla fine della catena societaria.
Né è dato sapere se i capitali che Mr. Li ha raccolto (300 milioni versati per la caparra, più altri 200 milioni per la chiusura dell’operazione, di cui 100 milioni per il calciomercato) siano davvero cinesi o non abbiano invece un’altra provenienza. Per esempio, una domanda che molti si fanno è: si può escludere che ci siano anche fondi rimpatriati dallo stesso Berlusconi? Ipotesi smentita ufficialmente, ma non ci sono carte accessibili a dimostrare la provenienza effettiva dei fondi e i nomi dei nuovi soci del Milan.

Incarico alla Bgb Weston

Per giocare questa partita il Milan si è affidato a una piccola società di servizi finanziari di Londra, la Bgb Weston. Una società sconosciuta a molti fino a pochi giorni fa, quando il Corriere della sera l’11 novembre ha rivelato che l’amministratore delegato del Milan, Marco Fassone, ha firmato un contratto in esclusiva con Bgb Weston per trovare nuovi fondi e rifinanziare il debito verso Elliott. In sostanza, il Milan sta cercando 400 milioni per rimborsare a Elliott tutto il debito più gli interessi.

Fondo Elliott. Il finanziere americano Paul Singer

Il prestito di Elliott

Il prestito di Elliott, concesso attraverso l’intervento e la consulenza dell’avvocato Riccardo Agostinelli, è diviso tra la squadra di calcio (123 milioni, al tasso annuo del 7,7%) e la società lussemburghese Rossoneri Champion Investment Lux Sàrl (180 milioni, al tasso annuo dell’11,5%). Quest’ultima è una scatola dentro la quale c’è il 99,9% del Milan “venduto” da Fininvest. A chi appartiene la Rossoneri Investment Lux? A una società di Hong Kong, la Rossoneri Sport Investment Co. Ltd, quest’ultima è la società creata per l’operazione Milan. La proprietà viene attribuita a Mr. Li, ma di chi sia davvero la società di Hong Kong non lo sappiamo.

Entro 18 mesi, cioè entro ottobre 2018, il Milan e la Rossoneri Lux devono restituire a Elliott tutti i 303 milioni del prestito più gli interessi, intorno ai 40-45 milioni di euro. Tutta la somma è da pagare solo alla fine, quindi circa 345 -350 milioni da versare a ottobre 2018. Altrimenti Elliott si prenderebbe tutto il Milan, come garanzia ha in pegno le quote azionarie del club e della società lussemburghese.

Paolo Scaroni nel cda

Elliott segue da vicino l’andamento del Milan sia con rappresentanti di fiducia nel cda del club (tra cui Paolo Scaroni, un manager che Berlusconi da premier nominò alla guida dell’Enel e poi per nove anni all’Eni), sia in base alle clausole contratuali che prevedono una verifica continua del rispetto del budget e di precisi parametri economico-finanziari  (in gergo “covenant”).

Finora, da quanto trapela da fonti qualificate vicine al fondo americano, il Milan ha rispettato gli impegni contrattuali. Ma se ci fosse uno scostamento, nei casi più gravi Elliott potrebbe intervenire anche prima della scadenza del prestito per esercitare le garanzie, fino a prendersi il pacchetto azionario di proprietà del club. Si è parlato anche di una manovra per nominare a breve Scaroni presidente del club come garante di Elliott, ipotesi al momento smentita.

Debiti. Marco Fassone (a sinistra), amministratore delegato del Milan “cinese”

Fuori dalla Champions League

Questa situazione mette pressione sul Milan e sui suoi amministratori, perché la squadra non sta rispettando l’obiettivo sportivo di qualificarsi per la Champions League alla fine di questo campionato di serie A. Dopo 12 partite, cioè a quasi un terzo del campionato (38 partite in totale), il Milan è settimo con 19 punti, cioè nove in meno del quarto posto (c’è la Lazio, peraltro con una partita in meno): solo le prime quattro della serie A avranno diritto a giocare la Champions League nel 2018-2019. Se il Milan resterà escluso dalla Champions League, questo vorrebbe dire veder sfumare almeno 50 milioni di futuri incassi dalla competizione europea.

Comprensibile quindi che ci sia nervosismo nella società e che si studino soluzioni alternative per evitare che manchino i soldi per rimborsare il prestito a Elliott a ottobre 2018. Di qui la richiesta di aiuto a Bgb Weston, come advisor finanziario.

Il contratto firmato da Fassone prevede un’esclusiva di 4 settimane, questa è la seconda, per fare un’analisi dei conti e del piano di rientro (la “due diligece”). Secondo fonti vicine all’operazione il Milan cerca 400 milioni da rimborsare in cinque anni, compresi gli interessi. Se la “due diligence” sui conti dovesse dare esito favorevole, ai primi di dicembre il contratto con Bgb Weston verrebbe prolungato di altre quattro settimane per poter concludere l’operazione.

Rapporti con investitori americani e arabi

Bgb Weston è in mano a tre italiani, il co-fondatore e amministratore delegato Lorenzo Gallucci, insieme agli altri co-fondatori Michele Bisatto e Flavio Borri, secondo quanto si legge sul sito della società. Secondo fonti vicine a Bgb, ci sarebbero già importanti investitori finanziari stranieri disposti a iniettare 400 milioni. A condizione, ovviamente, che si dimostri che il piano del Milan è sostenibile e che i 400 milioni verranno rimborsati.

Secondo fonti finanziarie, nel suo principale campo di attività, l’immobiliare,Bgb avrebbe la capacità di attirare investitori americani e arabi. Ma per il Milan non si fanno nomi. Tutto rimane misterioso, per ora.

Ex proprietario? Silvio Berlusconi ai tempi in cui era presidente onorario del Milan

Il fair play finanziario Uefa

In questo quadro c’è anche un altro ostacolo da superare, l’esame delle autorità Uefa. Il Milan deve dimostrare di rispettare le regole del fair play finanziario. Non è facile. Considerando i bilanci sono cronicamente in rosso e la dispendiosa campagna acquisiti estiva (oltre 200 milioni di impegni, spalmati in più anni) il Milan difficilmente potrebbe rispettare i parametri Uefa. Però il club spera in un accordo volontario con la Uefa più morbido. Un “voluntary agreement” che sarebbe reso possibile dal fatto che in aprile c’è stato un cambio di proprietà.

Gallucci dice: “I soldi ci sono”

“La soluzione identificata rifinanzia entrambi: il finanziamento andava rivisto senza penalizzare il club e naturalmente in un periodo più lungo, dai tre ai cinque anni”, ha detto Gallucci al Corriere della sera. “Crediamo molto nell’attuale management e riteniamo che con il nostro aiuto il club potrà svilupparsi in particolare in Asia”, ha detto ancora Gallucci.

Sul proprio sito Bgb sostiene di aver aiutato un club inglese di Premier League a finanziarsi, ma il nome non viene rivelato. Secondo il quotidiano Tuttosport Gallucci è un “director”, equivalente a un consiglieri di amministrazione, della holding Hornets Investment Ltd., che controlla la squadra inglese di calcio del Watford ed è di proprietà di Gino Pozzo, il proprietario dell’Udinese.

Affari a Londra. Antonio Giraudo (a sinistra), amministratore delegato Juventus fino al 2006

I rapporti con Giraudo

Alla Bgb Weston è stato accostato il nome di Antonio Giraudo, l’ex amministratore delegato della Juventus fino al 2006. Dopo Calciopoli si è trasferito a Londra, dove lavora soprattutto nel settore immobiliare. Il nome di Giraudo, secondo autorevoli ambienti finanziari darebbe maggior peso all’opzione del rifinanziamento attraverso Bgb, che invece viene vista come un peso leggero.

Gallucci ha escluso un coinvolgimento di Giraudo. “Non ha nessun ruolo in quest’operazione”, ha detto al Corriere della sera l’a.d. di Bgb. “Con lui esiste da anni una collaborazione nello sviluppo e finanziamento nel settore immobiliare, perché Giraudo vive a Londra e Bgb ha una divisione che si occupa anche di real estate“. I punti interrogativi sono tanti, ma l’operazione alternativa a Elliott non sarebbe velleitaria. Certo, il percorso di Bgb è in salita. Ancora più concreto è il fatto che il Milan non è in buone condizioni economico-finanziarie e che, ad oggi, non sembrerebbe in grado di rispettare il contratto con Elliott alla scadenza di ottobre 2018.

L’influenza degli avvocati

Tutto si basa sulla fiducia che potrà avere il potenziale nuovo investitore che dovrebbe mettere 400 milioni nel Milan. Sull’esito potrebbero avere un’influenza anche le voci che tendono ad alimentare incertezza per smontare l’operazione a cui lavora Bgb. Queste voci, secondo chi lavora al dossier Milan, sarebbero alimentate anche da avvocati che aspirano a ruoli simili ai procuratori-star del calcio, i quali potrebbero perdere le ricche commissioni e parcelle generate dall’attuale situazione del Milan se cambiasse il punto di riferimento della proprietà. Insomma è una partita piena di incognite, in cui si vedranno probabilmente colpi bassi.