L’aumento di stipendio di Bono

L’aumento di stipendio è stato concesso in sordina. Beneficiario Giuseppe Bono, amministratore delegato della Fincantieri.

Il gruppo industriale controllato dallo Stato, attraverso la Cassa depositi e prestiti, è uno dei maggiori costruttori al mondo di navi da crociera e navi militari. Adesso Bono è impegnato in un braccio di ferro con il governo francese per il controllo dei cantieri navali di Saint-Nazaire, gli ex Chantiers de l’Atlantique, denominati Stx France.

Bono è un esperto dell’industria della difesa e aeronautica. E’ stato a lungo dirigente dell’Efim, l’ente pubblico manifattutiero che controllava l’industria delle armi (con i suoi segreti), messo in liquidazione nel luglio 1992 dal governo di Giuliano Amato, perché aveva 18.000 miliardi di vecchie lire di debiti (circa 9,3 miliardi in euro). Il liquidatore era l’avvocato Alberto Predieri, fino alla sua morte nel 2011.

Da Predieri a Fabiani

Tra i collaboratori di Predieri c’era l’avvocato Alberto Bianchi, che ne ereditò anche il titolo di commissario dell’Efim, lo nominò Giulio Tremonti nel 2011. Bianchi, originario di Pistoia, è molto vicino a Matteo Renzi, è il presidente della Fondazione Open, che raccoglie i finanziamenti e le donazioni per l’ex premier.

Poco dopo la liquidazione Efim le principali aziende controllate, come Agusta, Oto Melara, Breda ferroviaria, furono trasferite al gruppo pubblico rivale, l’ex Finmeccanica, guidata da Fabiano Fabiani, che chiamò Bono a occuparsene.

Nella Finmeccanica Bono arrivò al ruolo di direttore generale e poi di amministratore delegato, si crearono frizioni con il presidente operativo Alberto Lina. Ma nell’aprile 2002 la promozione di Pier Francesco Guarguaglini, decisa dal governo Berlusconi, gli sbarrò la strada verso l’incarico di numero uno.

Grazie all’appoggio di Claudio Scajola, Bono passò alla guida di Fincantieri. E’ lì da oltre 15 anni.

Da luglio del 2014 la società è quotata in Borsa e quindi ha l’obbligo di rendere pubblici i dati sui compensi dei vertici.

Così possiamo sapere che lo stipendio di Bono è lievitato sensibilmente negli ultimi tempi. L’anno scorso il consiglio di amministrazione della Fincantieri è stato rinnovato per tre anni. Dopo un paio di mesi, ha ritoccato all’insù la busta paga dell’amministratore delegato.

Le voci della busta paga

A partire dal 26 maggio 2016, la quota fissa dello stipendio di Bono è aumentata da 735.000 a 950.000 euro lordi l’anno, cioè 215.000 euro in più, che corrispondono a un aumento del 29 per cento. Lo abbiamo scoperto leggendo la relazione sulla remunerazione 2017, riferita in realtà all’esercizio 2016, che è stata presentata all’assemblea degli azionisti del 19 maggio scorso e approvata.

Non c’è stato solo questo aumento. E’ stata incrementata anche la quota variabile di breve termine.

In precedenza Bono aveva diritto a un incentivo massimo di 450.000 euro in base al “piano Mbo 2015”: l’erogazione è avvenuta nel 2016, in base ai risultati conseguiti e verificati dal cda, per un importo inferiore al totale, pari a 294.750 euro, perché il cda “ha verificato il parziale raggiungimento dei risultati“.

Il “piano Mbo 2016” approvato l’anno scorso prevede un incentivo di 570.000 euro “al raggiungimento del target, con adeguamento fino a un massimo di 617.500 in caso di over performance”. Pertanto l’incentivo massimo variabile di breve termine è aumentato di 167.500 euro lordi, cioè del 37%, un incremento potenziale, perché la somma che verrà effettivamente erogata dipenderà dai risultati che verranno accertati dal cda nel corso del 2017.

La busta paga di Bono comprende una terza voce, l’incentivo variabile di medio termine.

Nel 2016 a Bono è stato erogato l’intero incentivo previsto, pari a 430.000 euro, che aveva come periodo di riferimento un anno e mezzo (1 gennaio 2015 – 30 giugno 2016). Successivamente la componente variabile di medio termine è stata sostituita da un incentivo in azioni gratuite, che si applica all’amministratore delegato e ai dirigenti più alti in grado, per il momento nel complesso 47 destinatari.

Per il futuro è stato introdotto un “Piano Lti 2016-2018”, approvato dal cda nel novembre 2016 e dall’assemblea degli azionisti il 19 maggio scorso. Il piano prevede per il primo ciclo (2016-2018) l’assegnazione gratuita a Bono di 2.237.927 diritti a ricevere altrettante azioni ordinarie Fincantieri (ovviamente gratis), nel caso di raggiungimento di tutti gli obiettivi e al verificarsi di determinate condizioni. In caso di “over performance” tale numero di diritti potrà essere incrementato fino a un massimo del 30%, quindi fino a un massimo di 2.909.305 azioni, sempre gratuite. L’eventuale attribuzione delle azioni relativa al primo ciclo avverrà nel 2019.

Il piano verrà replicato quest’anno, con l’assegnazione di altri diritti ad avere azioni gratuite dopo tre anni e si ripeterà anche nel 2018. Insomma, una Bengodi per Bono e gli altri 46 manager ai quali il piano è diretto. Tra questi anche il direttore generale, Alberto Maestrini.

In totale il piano prevede l’attribuzione di un massimo di 50 milioni di azioni gratuite, tra Bono e i dirigenti più importanti, in tre cicli ciascuno della durata di tre anni. La fetta più ampia va a Bono, il quale nei tre cicli, se si considera che il primo ciclo può arrivare a 2,9 milioni di azioni, potrebbe arrivare a ricevere poco meno di nove milioni di azioni gratuite Fincantieri. A condizione di centrare gli obiettivi del piano.

I documenti della Fincantieri non spiegano per quali ragioni sia stato deciso l’aumento di stipendio dell’amministratore delegato.

Conti difficili

Possiamo notare che il gruppo Fincantieri nel 2015 aveva un fatturato consolidato di 4.183 milioni e una perdita netta di competenza di 175 milioni. Nel 2016 i ricavi e proventi consolidati sono aumentati a 4.429 milioni, il risultato netto è tornato di poco in attivo, l’utile di competenza è di 25 milioni.

Tuttavia, malgrado il miglioramento del conto economico nel 2016 e il flusso sostenuto di ordini, superiori ai ricavi, l’indebitamento è aumentato.

Rispetto al 2015 i debiti finanziari netti sono saliti da 438 a 615 milioni, e questo nonostante gli anticipi che i clienti versano alla firma dei contratti per le nuove navi, che assicurano a Fincantieri un importante flusso finanziario, visto che gli ordini annunciati ogni anno sono superiori ai ricavi. Questo è segno che ci sono dei problemi. La domanda da farsi è se il gruppo abbia una adeguata efficienza industriale o se invece i robusti anticipi da clienti non coprano inefficienze anche nel conto economico.

Da quando è quotata la società non ha distribuito dividendi ai soci.

Le delusioni in Borsa

Le azioni della Fincantieri sono state a lungo una delusione per i risparmiatori. I titolo furono collocati con un’offerta al pubblico nel giugno 2014 a 0,78 euro e in Borsa sono immediatamente scesi sotto quell’asticella, fino a toccare un minimo di 0,2722 euro il 9 febbraio 2016. Per un paio  mesi nel 2015, da marzo a maggio, le azioni erano tornate intorno a quota 0,78. Ma poi c’è stata una nuova picchiata delle quotazioni.

Il cda che ha deciso l’aumento di stipendio di Bono si è riunito il 20 luglio 2016. Quel giorno le azioni di Fincantieri valevano 0,3525 euro, cioè il 55% in meno rispetto al prezzo di collocamento di due anni prima: non certo una quotazione da giusitifcare un premio.

Su quali basi allora il cda ha deciso l’aumento di stipendio? I conti del 2016 a consuntivo hanno mostrato un piccolo utile, comunque assai inferiore alla perdita dell’anno precedente e non sufficiente da consentire la distribuzione di cedole ai soci.

Nel comitato remunerazioni c’è Donatella Treu

Dai documenti della società apprendiamo che il compenso di Bono è stato deliberato dal cda su proposta del comitato per la remunerazione e previo parere del collegio sindacale.

Il comitato per la remunerazione nell’attuale cda è composto da Paola Muratorio (presidente), Donatella Treu e Fabrizio Palermo. Treu è l’ex amministratore delegato del Sole 24 Ore, non confermata a fine aprile 2016 dopo sei anni, tutti chiusi con bilanci in rosso. Però ha avuto una buonuscita di 1,5 milioni di euro lordi, secondo il bilancio 2016 del Sole.

Il 10 marzo scorso si è appreso ufficialmente che Treu è indagata dalla Procura di Milano, insieme ad altre nove persone, per falso in bilancio per la vicenda delle presunte copie digitali “taroccate” del Sole 24 Ore. Treu rigetta ogni accusa e, anche da indagata, continua a far parte del cda Fincantieri, del comitato remunerazioni e del comitato nomine, del quale è presidente.

In totale nel 2016 Bono ha percepito compensi effettivi pari a 1.588.635 euro al lordo delle tasse. La somma include la quota variabile di competenza 2015 dell’incentivo di medio termine, pari a 287.000 euro, versata però nel 2016. Nel 2015 Bono aveva guadagnato 1.185.000 euro.

Massolo presidente

Il nuovo presidente, l’ambasciatore Giampiero Massolo, è in carica dal 20 maggio 2016. L’anno scorso ha ricevuto un compenso fisso pari a 180.560 euro lordi, per i sette mesi e dieci giorni in cui è stato in carica. In più gli è stata riconosciuta dal cda una componente variabile di breve termine: il “Piano Mbo 2016” prevede per Massolo un importo pari a 100.000 euro che può arrivare a un massimo di 120.000 in caso di “over performance”. L’eventuale importo sarà corrisposto nel 2017, in base ai risultati conseguiti.

La ripresa delle quotazioni

Solo negli ultimi tre mesi, dal 10 aprile scorso, le quotazioni di Fincantieri sono tornate stabilmente al livello del prezzo di collocamento del 2014 e poi l’anno superata. Attualmente valgono circa un euro. Buon per gli azionisti, ma soprattutto per i manager che hanno l’incentivo in azioni.

Il pacchetto che dà diritto a Bono a ricevere gratis oltre 2,23 milioni di azioni è stato assegnato all’a.d. il 15 dicembre 2016, quando le azioni quotavano 0,4245 euro. Al prezzo corrente, 1 euro, il pacchetto si è rivalutato 2,35 volte.

Per cui un pacchetto che valeva 950.000 euro adesso vale 2,238 milioni, cioè 1,29 milioni in più. Queste azioni però possono essere assegnate effettivamente a Bono solo nel 2019, se tutti i risultati e le condizioni saranno stati rispettati.

Questo dimostra che anche un ribasso delle azioni può trasformarsi, per un manager, in un grosso guadagno.