Aerei, Iata vede ritorno al profitto nel 2023

Dall’inviato a Ginevra Gianni Dragoni (Il Sole 24 Ore)

Un piccolo utile, appena 1 dollaro e 11 centesimi per ogni passeggero. Piccolo ma significativo, secondo la Iata, l’associazione del trasporto aereo mondiale, che stima il ritorno al profitto del trasporto aereo mondiale nel 2023, con 4,7 miliardi di dollari di utile netto aggregato per tutte le compagnie mondiali. 

“C’è ancora molta strada da fare per avere margini di guadagno apprezzabili. Ma dopo tre anni di perdite elevatissime anche un piccolo utile è incoraggiante per l’industria”, è il commento di Willie Walsh, direttore generale della Iata, all’apertura dei “global media days” dell’associazione a Ginevra.

Direttore generale. Willie Walsh

Perdite 2022 ridotte a 6,9 miliardi

Quest’anno la Iata stima una riduzione delle perdite mondiali a -6,9 miliardi di dollari, un risultato migliore della perdita di -9,7 miliardi stimata nel giugno scorso. Il risultato atteso segna una forte riduzione del passivo rispetto alle perdite gigantesche dei due anni afflitti dalla pandemia, -137,7 miliardi nel 2020 e -42,1 miliardi nel 2021. Secondo i calcoli della Iata, nel triennio 2020-2022 le perdite nette aggregate dovrebbero raggiungere i 186,7 miliardi di dollari.

E’ dunque con sollievo e “ottimismo” che Walsh guarda alla possibile svolta nel 2023, anche se il ritorno del traffico complessivo ai livelli del 2019, pre-Covid, è previsto solo nel 2024, ha sottolineato la capo economista dell’associazione, Marie Owens Thomsen.

Ricavi in ripresa

Quest’anno è previsto un incremento dei ricavi mondiali aggregati a 727 miliardi, rispetto ai 506 miliardi del 2021 e ai 382 miliardi del 2020. C’è ancora molta distanza dal livello del 2019, quando i ricavi totali avevano raggiunto gli 838 miliardi. L’anno prossimo la Iata stima ricavi pari a 779 miliardi, in crescita del 7,1% su quest’anno.

Pretendente a Ita. Un aereo di Lufthansa

Rialzo del costo del carburante

Resta la preoccupazione per l’aumento del costo del carburante, “in larga parte dovuto agli effetti della guerra della Russia in Ucraina“, osserva Walsh. Il prezzo medio del petrolio Brent quest’anno è molto superiore alle stime precedenti, 103,2 dollari per barile (+46% rispetto ai 70,7 dollari del 2021), per il 2023 la previsione è di 92,3 dollari. Il kerosene per gli aerei è aumentato da 77,8 dollari per barile del 2021 a 138,8 dollari quest’anno, l’anno prossimo è stimato a 111,9 dollari. “I prezzi sono molto volatili. In febbraio del 2023 ci aspettiamo che il prezzo del petrolio superi di nuovo i 100 dollari perché comincerà l’embargo dell’Europa per i prodotti petroliferi raffinati della Russia”, ha detto la capo economista Owens Thomsen.

Nord America davanti a tutti

I risultati economici e l’andamento del traffico variano molto nelle diverse aree geografiche. “Gli Stati Uniti sono davanti, poi l’Europa e il Medio Oriente. Seguono gli altri”, osserva Walsh. Il Nord America è l’unica regione in cui è atteso un profitto già quest’anno, per 9,9 miliardi di dollari, risultato che dovrebbe migliorare a 11,4 miliardi nel 2023. Le compagnie europee, secondo le stime Iata, dovrebbero chiudere il 2022 con una perdita netta di 3,1 miliardi, mentre l’anno prossimo si stima un utile netto di 621 milioni. Il risultato peggiore è per l’Asia-Pacifico, è attesa una perdita netta di 10 miliardi quest’anno, ancora una perdita nel 2023 sebbene ridotta a 6,6 miliardi.

Ministro dell’Economia. Giancarlo Giorgetti (Lega)

La vendita di Ita

Altro tema toccato il consolidamento. Walsh ha detto che “ci possono essere delle opportunità nel 2023. Ci sono stati interessi per l’acquisto di Ita. Ci sono interessi per Tap“. Nessun riferimento più specifico ai potenziali compratori. Lufthansa ha già avuto incontri a Roma nei giorni scorsi, riproponendo l’interesse a comprare la maggioranza di Ita Airways, le sue mire sono ben viste dalla Lega. Invece l’ex partner Msc ha detto di non essere più interessato. Dopo la fine del negoziato in esclusiva del Mef con il fondo Usa Certares, il 31 ottobre, i suoi partner Air France-Klm  e Delta non hanno fatto mosse specifiche, ma continuano a seguire il dossier, quanto meno per sbarrare la strada ai tedeschi. Il governo Meloni però non sembra intenzionato a cedere la maggioranza della mini-Alitalia. L’esecutivo parla genericamente di vendita, ma non è precisata la quota da dismettere e si è ragionato anche sull’eventuale ingresso nel capitale di una società pubblica, come Fs o Cdp. Il dossier non è ancora maturo e quello che avviene assomiglia a una melina, sulla pelle dei lavoratori. Nella vecchia Alitalia ci sono 4.300 lavoratori in cigs che, secondo l’a.d. di Ita Fabio Lazzerini, sarebbero di nuovo esclusi dai piani di assunzione di 1.200 lavoratori per il 2023. Intanto i conti di Ita vanno molto male, peggio delle previsioni e degli altri grandi gruppi europei.