“Cosa non va oggi in Alitalia”, l’analisi di Gaetano Intrieri

“Partiamo dai meccanismi di processo interno che sono da sempre il vero problema di Alitalia, ovvero il principale fattore di inefficienza che genera le enormi perdite che la compagnia ha sopportato nella sua lunga e gloriosa storia. Chiariamo subito un punto: i processi interni di Alitalia durante la gestione commissariale non solo non sono migliorati ma sono addirittura peggiorati. Gaeatano Intrieri fa un’analisi della situazione della compagnia, dal futuro ancora incerto a più di 13 mesi da quando è stata commissariata.

Era il 2 maggio 2017 quando il ministro Carlo Calenda nominò Luigi Gubitosi, Enrico Laghi e Stefano Paleari.

Consulente internazionale per aerolinee, manutenzione, lessor, Intrieri ha scritto una lunga analisi, che viene pubblicata su Poteri Deboli (basta aprire il link alla fine di questa presentazione), per replicare a quanto affermato dai commissari nell’audizione alla commissione speciale del Senato il 17 maggio scorso. Anche Intrieri era stato ascoltato al Senato, prima dei commissari.

Tenuta dei ricavi

Intrieri fa notare che “i Commissari impegnati nella loro opera di gestori in un contesto di amministrazione che per definizione è straordinaria e temporanea si sono impegnati in una meritoria opera al fine di trovare delle soluzioni alle criticità riscontrate e occorre qui dare atto che sono riusciti in una sostanziale tenuta dei ricavi malgrado lo stato di insolvenza in cui si è venuta a trovare la compagnia.”

Le perdite e la cassa

Ricordiamo che la compagnia è tenuta in vita da un prestito statale di 900 milioni di euro, che si sta lentamente consumando. Alitalia continua a perdere e a bruciare cassa, mentre il mercato dell’aviazione tira, quasi tutte le compagnie europee e mondiali fanno profitti. Nel 2017 la perdita di Alitalia a livello di risultato operativo (Ebit) prima delle poste non ricorrenti è stata di 526 milioni (-585 milioni nel 2016), secondo i dati presentati dai commissari al Senato. Questo significa che, se si aggiungono gli oneri finanziari e le tasse, la perdita netta finale di Alitalia nel 2017 può essere stimata almeno intorno ai 600 milioni.

Nel primo trimestre 2018 la perdita a livello di Ebit (prima dei non ricorrenti) è di 167 milioni. I commissari hanno sottolineato che la perdita si è quasi dimezzata rispetto ai -279 milioni del 2017 (-40%), ma va detto che quello era il periodo di massima crisi, prima del commissariamento. Se si guarda al 2016, quando la perdita del primo trimestre fu di 235 milioni (parliamo sempre di Ebit), la riduzione delle perdite è più contenuta (-29%). Insomma, non sembra sia cambiato molto.

Personale, manutenzione, flotta, informatica

L’analisi di Intrieri riguarda l’organizzazione e la gestione del personale (con l‘assunzione di 20 nuovi dirigenti, un fatto anomalo per una gestione commissariale), le carenze nella manutenzione, la frammentazione dei sistemi informativi (con il “pasticciaccio” di Sabre, imposto da Etihad), la flotta, la rete. C’è anche un interrogativo sulla reale consistenza degli aerei di proprietà, alla luce del pegno escusso da due lessor sulle società irlandesi proprietarie di 30 aerei: i velivoli di proprietà sono 41, come sostengono i commissari, o si deve ritenere che siano 11?

I voli senza passeggeri

La gestione della flotta non è la più efficiente. Intrieri fa notare che c’è un “utilizzo eccessivo di voli di posizionamento: (…) non di rado l’operativo della Compagnia è costretto ad avvalersi dei cosiddetti “ferry flight” che sono quei voli operati senza passeggeri ma solo a fini di posizionamento degli aeromobili e che quindi costituiscono un costo a fronte di zero ricavi (…). Alitalia ha operato nell’anno della gestione commissariale 444 voli di posizionamento per come si evince dal positioning di Fligthradar e non considero i posizionamenti legati ai voli charter. Questi voli che ripeto sono solo un costo, hanno causato non meno di 10 milioni di Euro di esborsi per la compagnia equivalenti allo stipendio annuo di oltre 200 Cassa integrati.”

Gli slot venduti a Etihad

Altra questione controversa la vendita di slot di Heathrow a Etihad per 60 milioni di euro.Non si comprende quindi come il Commissario Gubitosi abbia potuto definire congruo il prezzo con cui Alitalia ha alienato ad Etihad le proprie coppie di slot sull’aeroporto londinese, giustificando la congruità con le bande orarie, le vendite a cui ho fatto riferimento _ sostiene Intrieri _ riguardano coppie di slot che sono nelle stesse bande orarie di quelli venduti da Alitalia, quindi non è difficile stimare un rilevante danno patrimoniale per la nostra ex compagnia di bandiera determinabile in base alla comparazione su descritta in una forchetta che va tra i 200 ed i 300 milioni di dollari.
Aprendo il link seguente potete leggere l’intera analisi di Gaetano Intrieri. Un’analisi approfondita, fatta con indipendenza e con le competenze di chi non ha solo le necessarie conoscenze teoriche di tipo gestionale, finanziario ecc., ma ha anche una profonda conoscenza empirica del settore dell’aviazione accumulata sul campo, da 25 anni.

Se Alitalia vorrà replicare su Poteri Deboli saremo lieti di poter ospitare la sua posizione.