Le nomine alle Ferrovie. E i treni in ritardo

Il treno regionale numero 2633 delle Ferrovie dello Stato parte dalla stazione centrale di Milano alle 19 e 5 minuti. L’orario d’arrivo a Bergamo è previsto dopo 48 minuti. Venerdì scorso, 27 luglio, il treno si è fermato dopo pochi chilometri, alla stazione di Milano Lambrate ed è rimasto bloccato a lungo. E così altri convogli.

Tre ore per fare 54 km

Ai viaggiatori è stato detto che c’era un guasto elettrico sulla linea. Molti passeggeri erano diretti all’aeroporto di Orio al Serio, per prendere un volo low cost. Per non perderlo, alcuni hanno cercato di prendere un taxi, da dividere in 4, a un prezzo che per qualcuno potrebbe aver superato quello del biglietto dell’aereo. Molti altri sono rimasti sul treno bloccato. Hanno raccontato di essere arrivati a Bergamo dopo circa tre ore dalla partenza. Tre ore per percorrere 54 chilometri.

Un guasto può capitare, ma dall’esperienza e dai racconti di chi viaggia in treno risulta che i ritardi e i disservizi siano molto frequenti, anche se non vengono divulgati dalle Fs o dal concorrente Italo. Anche i fiammanti Frecciarossa (e Italo) arrivano spesso in ritardo. La rete è stracarica, basta un piccolo guasto e si creano ritardi. Intanto, i prezzi dei biglietti volano.

Questo è un piccolo contributo di informazione a chi in queste ore deve decidere le nomine del vertice di una delle aziende più importanti italiane, le Ferrovie dello Stato.

Un’azienda che investe miliardi di euro e “muove” migliaia di posti di lavoro, abbondantemente sovvenzionata dai soldi dei contribuenti.

Pole position. Gianfranco Battisti

La spartizione

Spazzati via i vertici renziani, il governo Lega-M5S è orierntato a questa spartizione: sulla poltrona di amministratore delegato dovrebbe andare un dirigente interno alle Fs, il nome più in voga nelle ultime ore è quello di Gianfranco Battisti, ex capo della divisione passeggeri di Trenitalia, ora a.d. di Fs Sistemi Urbani, mentre la carica di presidente dovrebbe essere assegnata a un candidato scelto dalla Lega, è possibile che sia l’avvocato Giuseppe Bonomi, ex presidente di Sea (aeroporti di Milano), di Alitalia, ex deputato della Lega, ex assessore al Comune di Varese e di Milano. Insomma, un leghista Doc. Battisti invece è gradito ai Cinque Stelle.

Lega. Giuseppe Bonomi

Riepilogo delle poltrone assegnate

Con questa mossa il “governo del cambiamento” proseguirà la spartizione delle cariche pubbliche, con una consuetudine del resto seguita anche dai precedenti governi.

Breve riepilogo delle principali poltrone già assegnate:

Cassa depositi e prestiti

presidente Massimo Tononi (esterno, indicato dalle Fondazioni bancarie)

amministratore delegato: Fabrizio Palermo (voluto dal M5S, già Cfo di Cdp)

Rai

presidente Marcello Foa (esterno, indicato dalla Lega)

amministratore delegato Fabrizio Salini (esterno, indicato dal M5S, accusato da Salvini di essere renziano)

Direttore generale del Tesoro – ministero Economia: Alessandro Rivera (voluto dal ministro Giovanni Tria)

Ragioniere generale dello Stato: Daniele Franco (confermato, in carica dal 2013, ex capo ufficio studi Banca d’Italia)

Spartizione. Luigi Di Maio e Matteo Salvini

La “furbata” di Mazzoncini (e Renzi)

Sulle Fs non abbiamo alcuna nostalgia dei vertici renziani mandati a casa, la presidente Gioia Ghezzi e l’a.d. Renato Mazzoncini. Tra l’altro autori di una “furbata” che non ci è piaciuta: la mossa di farsi confermare a fine dicembre dall’assemblea degli azionisti (cioè dal Mef di Pier Carlo Padoan, d’intesa con il premier Paolo Gentiloni, su pressione di Matteo Renzi) con un pretesto, il trasferimento alle Fs del carrozzone Anas, anziché attendere la scadenza naturale del mandato, nella primavera 2018.

Con questa mossa hanno cercato di prolungare la carica di altri tre anni senza attendere l’esito delle elezioni del 4 marzo e il probabile arrivo di un nuovo governo di segno politico diverso da quello che li aveva nominati.

Una domanda

Ai nuovi vertici e al governo che li nomina però diciamo: c’è qualcuno che ha a cuore i passeggeri e, soprattutto, il mal funzionamento dei treni regionali e non solo?

Il “governo del cambiamento” cercherà di mgliorare questa situazione?

Un suggerimento: per cominciare, Salvini, Di Maio, Giorgetti e Tria (magari in compagnia di Renzi, Gentiloni e Mauro Moretti) potrebbero prendere l’abitudine di fare dei viaggi sui treni dei pendolari e poi farci un resoconto sull’efficienza e la qualità del servizio.