Sole 24 Ore, Napoletano condannato a 2 anni e 6 mesi per le copie taroccate

Il 7 agosto 2017 Il Sole 24 Ore aveva annunciato la risoluzione consensuale del rapporto di lavoro con l’ex direttore responsabile Roberto Napoletano,”mediante il corrispettivo di euro 700.000 lordi a titolo di incentivazione all’esodo, pari al costo azienda di circa 8 mensilità.” Napoletano era indagato per le copie taroccate del quotidiano economico, accusato di aver gonfiato le dichiarazioni sulle vendite, che ogni mese venivano anche esaltate con articoloni di una pagina firmati da un giornalista del quotidiano, in cui si dava conto della miracolosa crescita del giornale rispetto al passo più lento delle altre grandi testate. Ma intanto i conti scricchiolavano, i bilanci erano in rosso e venivano approvati dall’azienda (con la compiacenza dei vari Comitati di redazione) piani di tagli dei costi, con cassa integrazione, solidarietà e prepensionamenti per i giornalisti e anche per gli altri dipendenti del gruppo controllato dalla Confindustria.

Confindustria/1. Il presidente, Carlo Bonomi

La sentenza

Oggi per quella vicenda si è concluso il processo penale di primo grado. I giudici della seconda sezione penale del tribunale di Milano hanno condannato a 2 anni e 6 mesi Napoletano, imputato per aggiotaggio e false comunicazioni sociali nell’ambito dell’inchiesta per le presunte irregolarità nei conti del gruppo e per le copie ‘gonfiate’.

Da Marcegaglia a Vespa

Napoletano è stato direttore del Sole per sei anni, dal 23 marzo 2011 (nominato quando il presidente di Confindustria era Emma Marcegaglia, dopo che Gianni Riotta era stato sfiduciato dalla redazione) fino al 14 marzo 2017. Riportiamo il testo dell’agenzia Adnkronos: “La corte ha riconosciuto la colpevolezza dell’attuale direttore de Il Quotidiano del Sud, condannato anche a 50mila euro di multa e a risarcire le parti civili – piccoli azionisti e dipendenti – (da liquidare in separata sede). Risarcimenti che in parte spetteranno anche al gruppo quotato, in quanto responsabile civile”. Questo vuol dire che anche la società editrice del quotidiano potrà essere chiamata risarcire i danni, “in solido” con l’ex direttore che oggi dirige un piccolo quotidiano calabrese e spesso è ospite in tv, soprattutto del suo amico Bruno Vespa a Porta a porta. Napoletano è di casa anche al Tg2, spesso invitato dal direttore Gennaro Sangiuliano.

Confindustria/2. Emma Marcegaglia

Il pm aveva chiesto 4 anni

Napoletano _ prosegue l’Adnkronos _ è stato assolto solo dall’accusa dalla vendita e riaffitto delle rotative (parte del capo a di imputazione), le motivazioni della sentenza saranno rese note tra 30 giorni. I giudici hanno in sostanza accolto la richiesta dell’accusa: il pm Gaetano Ruta, nella requisitoria del 7 aprile scorso, aveva chiesto una condanna a 4 anni sottolineando l’esistenza “di prove dichiarative e documentali molto significative” e di un danno, non solo legato ai numeri ma soprattutto di reputazione per “il più importante giornale economico italiano”.

Amministratore di fatto

Ancora l’Adnkronos riferisce che la decisione di falsificare il numero di copie digitali, a dire del rappresentante dell’accusa, “ha una rilevanza ai fini della rendicontazione (del bilancio 2015, ndr) e soprattutto della rappresentazione esterna”, ossia di valore percepito nei confronti del quotidiano di cui Napoletano “era amministratore di fatto o comunque contitolare di un potere tanto da riuscire a ottenere una buonuscita molto significativa qualora fosse stato licenziato, a dimostrazione di una relazione in cui poteva chiedere e ottenere“.

Confindustria/3. L’ex presidente Vincenzo Boccia e l’ex d.g. Marcella Panucci

La difesa

Tesi respinta dalla difesa: gli avvocati Guido Alleva e Edda Gandossi avevano chiesto di assolvere “con formula piena” il proprio assistito che “non ha mai travalicato” la sua funzione e contro il quale non ci sono elementi “documentali o testimoniali”, scrive l’Adnkronos. L’obiettivo di Napoletano, per i difensori, “era espandere la base dei lettori, ossia che il proprio quotidiano fosse letto”, il suo sostegno al gruppo è “dal un punto di vista editoriale, non nella gestione dei numeri della società. Il sospetto che fosse a conoscenza di questa vergognosa truffa (di Di Source, ndr) è inaccettabile”.

La reazione: sono innocente

Questa la prima reazione dopo la condanna, che non è esecutiva ed è appellabile. “Sono amareggiato, moltissimo. Sono soprattutto innocente e farò appello. Gli atti di questo processo dimostrano in modo inequivoco che sul piano editoriale ho ricevuto un giornale sull’orlo del baratro e ho proseguito con risultati editoriali sempre positivi, in netta controtendenza rispetto al mercato, e soprattutto conseguiti in modo lecito”. Sono le parole pronunciate dall’ex direttore del Sole 24 Ore Napoletano, che ha assistito alla Terlettura della sentenza.

Terna. Napoletano, Donatella Treu e Benito Benedini

Patteggiamento di Treu e Benedini

I precedenti vertici del gruppo editoriale, l’ex a.d. Donatella Treu e l’ex presidente Benito Benedini, accusati degli stessi reati di Napoletano, il 29 ottobre 2019 avevano patteggiato una condanna per evitare il processo: 20 mesi di reclusione Treu più 300mila euro di multa, 17 mesi e 20 giorni Benedini più 100mila di multa.

L’intervento in Tribunale dell’ex direttore

Napoletano lo scorso 14 aprile _ prosegue l’Adnkronos _ aveva preso la parola in aula per fare delle lunghe dichiarazioni spontanee. “Di quella presunta strategia diretta a ‘taroccare’ i numeri diffusionali – ammesso e non concesso che esista davvero a parte l’evidentissima truffa di Di Source che ha ideatori e realizzatori con nomi precisi – io sono estraneo totalmente, anzi ne sono la prima delle vittime perché toccava ai revisori aprire gli occhi non certo a me”, le parole con cui si era rivolto ai giudici.

Porta a porta. Bruno Vespa

La voce rotta dall’emozione

Ancora nell’udienza del 14 aprile, l’ex direttore del Sole 24 Ore aveva detto ai giudici, secondo l’Adnkronos: “Se mi si accusa di aver dedicato 14-16 ore al giorno di lavoro sempre, in modo onesto e trasparente per il Sole 24 Ore e per le attività editoriali di questo gruppo multimediale con l’affetto che si riserva a un figlio, se mi si accusa di essermi dedicato con il massimo dell’impegno a questo giornale che mi è stato consegnato sull’orlo del baratro e averlo fatto crescere mentre il mercato andava giù a dirotto, se mi accusa di aver combattuto per evitare i licenziamenti di giornalisti, ebbene sì sono colpevole di aver combattuto come un leone, di essermi ridotto lo stipendio, di aver creato nuovi prodotti e un nuovo sistema editoriale sacrificando, e me ne sono pentito, la mia famiglia”, il racconto fatto con la voce rotta dall’emozione. “Non entravo, non sono mai entrato, né sarei mai potuto entrare su contenuti numerici e contabili” del gruppo, aveva ricordato per difendersi dalle accuse dure come “pietre che arrivano addosso e fanno male”, aveva detto Napoletano.

Neo-a.d. Mirja Cartia d’Asero

Una domanda sulla buonuscita

Abbiamo una domanda finale da fare al presidente della Confindustria Bonomi, al presidente del Sole 24 Ore Edoardo Garrone e all’a.d. fresca di nomina, l’avvocato Mirja Cartia d’Asero che viene dalla finanza immobiliare e dai crediti marci del mattone. La buonuscita di 700mila euro lordi assegnata a Napoletano nel 2017, quando il presidente della Confindustria era Vincenzo Boccia e il d.g. era Marcella Panucci (che era anche nel cda del quotidiano insieme a Luigi Abete e Luigi Gubitosi) che fine fa? Verrà chiesta la restituzione? Intanto al Sole 24 Ore la mattanza dei giornalisti e degli altri lavoratori continua…

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La buonuscita a Roberto Napoletano