Banche, Bivona contro Visco: “Non va confermato”/2 – La lettera

In Parlamento la commissione sulle banche non c’è ancora

Si accende come una polveriera la discussione sulla nomina del governatore della Banca d’Italia. “Ignazio Visco non va confermato”, affermano da Londra due italiani esperti di finanza, Giuseppe Bivona e Marco Taricco, in una lettera al premier Paolo Gentiloni e al presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. Chiedono “una nomina autorevole” e accusano Banca d’Italia e Consob di essere responsabili per i disastri e le truffe delle banche.

Le accuse a BankItalia nella lettera a Gentiloni e Mattarella

Dice la lettera di Bivona e Taricco: “E’ un dato di fatto che la Banca d’Italia ha fallito nella sua missione di assicurare la “sana e prudente gestione” del sistema bancario, così come le vicende Banca delle Marche, Banca Popolare dell’Etruria e del Lazio, Cassa di risparmio di Ferrara, Cassa di Risparmio di Chieti, Banca di Spoleto, Cassa di Risparmio di Cesena, Cassa di Risparmio di Rimini, Cassa di Risparmio di San Miniato, Cassa di Risparmio di Genova, Veneto banca, Popolare di Vicenza e Monte dei Paschi di Siena dimostrano”.

Nelle conclusioni, la lettera afferma: “La Banca d’Italia (così come del resto anche la Consob) ha smarrito la capacità di esercitare il principale potere deterrente di un’autorità di controllo ovvero la “moral suasion”, in assenza di un’autorevolezza morale che non le può più essere riconosciuta ed ha trasformato valori irrinunciabili quali autonomia ed indipendenza in autoreferenzialità ed arbitrio”.

Ecco il testo originale. Cliccando su “la lettera” si può leggere il testo integrale.

la lettera

Ingegnere nella finanza. Giuseppe Bivona, socio di Bluebell Partners, ha lavorato in Goldman Sachs e Morgan Stanley

I derivati e il bilancio Mps

Bivona, insieme a Taricco, è fondatore e tuttora socio di Bluebell Partners Ltd., società che opera da Londra nella finanza con analisi e investimenti. Tra gli interventi in Italia di sono noti quelli di Bivona nelle assemblee di Mps. Bivona ha contestato agli ex vertici Alessandro Profumo e Fabrizio Viola (nella foto in apertura) il modo in cui hanno contabilizzato in bilancio gli effetti dei pasticci con i derivati ereditati dalla gestione precedente targata Pd (di Giuseppe Mussari e Antonio Vigni).

Favori al Pd?

Questa contabilizzazione, come “saldi aperti” e non chiusi, secondo Bivona sarebbe un falso in bilancio e avrebbe ridotto le perdite da dichiarare nei bilanci Mps, evitando tra l’altro l’azzeramento totale del capitale della banca. Di questo avrebbe tratto vantaggio l’azionista Fondazione Mps, che è riconducibile al Pd. Profumo e Viola replicano che hanno agito con la massima correttezza. Sul punto è aperta un’inchiesta giudiziaria penale a Milano, sugli ex vertici pende una richiesta di rinvio a giudizio su cui il giudice deve ancora pronunciarsi.

Ex governatore. Mario Draghi è presidente dalla Bce dal 1o novembre 2011, con un mandato di otto anni, non rinnovabile (foto Ansa)

Critiche a Hitachi per il governo di Ansaldo Sts

Inoltre Bivona, advisor anche del fondo d’investimento americano Elliott, ha attaccato i giapponesi di Hitachi perché, dopo aver comprato il controllo di Ansaldo Sts dalla Finmeccanica di Mauro Moretti nel 2015, governano la società società ferroviaria _ sostiene _ come se fosse una loro divisione controllata al 100% e non una società in cui il 49% appartiene a soci di minoranza.

Bivona era nel cda di Sts espresso da Elliott, in gennaio Hitachi lo ha buttato fuori facendo approvare all’assemblea dei soci un’azione di responsabilità contro di lui. Un’iniziativa senza precedenti nel mondo. Perché le azioni di responsabilità di solito si fanno contro chi ha gestito un’azienda ed è accusato di mala gestio, truffe, malversazione. Qui invece è stata usata contro un consigliere eletto dai soci di minoranza che ha espresso critiche. La Consob non ha detto nulla al riguardo, non pervenuta.

Babbo banchiere. il padre di Maria Elena Boschi, ex ministro ora sottosegretario, era vicepresidente di Banca Etruria

La commissione sulle banche non c’è: il ritardo del Pd

La lettera di Bivona e Taricco è stata inviata anche ai presidenti dei gruppi parlamentari di  Camera e Senato, che devono completare le designazioni dei componenti nella commissione d’indagine istituita sulle banche con una legge che è in vigore dal 28 luglio scorso.

Ma la commissione sulle banche ancora non c’è, perché il Pd non ha ancora designato i suoi otto rappresentanti. Non lo hanno fatto neppure Ap e Gal. Il Pd fa ostruzionismo, in imbarazzo sui diversi scandali bancari, in particolare Banca Etruria dove era vicepresidente il padre del sottosegretario Maria Elena Boschi e Mps, banca di cui il Pd e l’ex Pci e Ds ha sempre scelto i vertici.

Una relazione scomoda

E poiché tra circa sei mesi la legislatura finirà perché ci sono le elezioni, la commissione banche non avrà il tempo neppure di fare una prima relazione semestrale, come previsto dalla legge istitutiva. Durante la campagna elettorale, una simile relazione potrebbe essere come dinamite per una parte del Pd e per gli altri partiti che hanno governato il paese (e le banche) almeno negli ultimi dieci anni.