Elliott dichiara le sue intenzioni su Ansaldo Sts

Il fondo americano Elliott prosegue la sua “scalata” ad Ansaldo Sts, società che ritiene sia sottovalutata e non ben gestita dai manager anglosassoni imposti dall’azionista di controllo Hitachi, che possiede il 50,77% del capitale.

Come anticipato da Poteri Deboli il 12 novembre, il responsabile del fondo, Paul Singer, ha diffuso una dichiarazione sulle sue intenzioni nei prossimi sei mesi, come previsto dal “decreto Vivendi-Telecom”, il decreto legge approvato dal Consiglio dei ministri il 13 ottobre, tuttora all’esame del Parlamento per la conversione in legge.Questo è il primo caso in cui si applica il decreto Vivendi-Telecom.

Acquisti fuori Borsa

Nella dichiarazione, una pagina e mezzo in cinque punti, Singer precisa che attraverso i suo i fondi, che qui chiameremo per semplicità Elliott, il 7 novembre ha aumentato la sua partecipazione azionaria sopra la soglia del 25%, per la precisione al 25,665%, attraverso “acquisti di azioni al di fuori dei mercati regolamentati”, cioè fuori Borsa. Considerando anche le posizioni lunghe, cioè contratti di equity swap con regolamento in contanti per il 6,129% del capitale, Elliott ha comunicato di detenere in totale il 31,794% di Ansaldo Sts, rispetto al precedente 30,374 per cento.

Gioiellino. Ansaldo Sts è stata ceduta da Finmeccanica a Hitachi nel 2015

Dichiarazione in cinque punti

Rispettando lo schema previsto dal “decreto Vivendi”, dopo consultazioni con la Consob, Paul Singer ha dichiarato che:

a) i fondi Elliott hanno acquisito le azioni ordinarie che hanno determinato il superamento della soglia del 25% “mediante utilizzo di risorse finanziarie proprie ed esterne“;

b) il dichiarante, cioè Singer, “agisce da solo e non di concerto con altri soggetti”;

c) a seconda delle condizioni complessive di mercato e della disponibilità di titoli che renderebbero l’acquisto vantaggioso, Singer “potrebbe incrementare la propria posizione nell’Emittente (cioè in Ansaldo Sts, Ndr) attraverso l’acquisto di titoli su mercati regolamentati o tramite operazioni fuori mercato”. Singer “non intende ad oggi acquisire il controllo” di Ansaldo Sts. Singer “si riserva il diritto di esercitare i propri diritti in qualità di azionista, al fine di liberare valore inespresso o di creare valore”. Singer puntualizza che questa dichiarazione “non pregiudica i diritti e le domande fatti valere” nei procedimenti giudiziari aventi ad oggetto il divieto di esercizio dei diritti di voto di Hitachi Rail Italy Investments Srl;

d) il dichiarante non è parte di alcun patto parasociale relativo ad Ansaldo Sts;

e) fino alle date delle assemblee degli azionisti di Ansaldo Sts che saranno chiamate ad eleggere un nuovo cda e un nuovo collegio sindacale, il dichiarante non intende proporre l’integrazione dell’attuale cda e del collegio sindacale. Elliott “non intende, alla data della presente dichiarazione, proporre la revoca degli attuali amministratori e sindaci” di Ansaldo Sts. A meno che non venisse a conoscenza di fatti che potrebbero giustificare la revoca di amministratori o sindaci o azioni legali contro di loro.

La dichiarazione in punta di fioretto di Paul Singer lascia quindi impregiudicate tutte le azioni legali intentate contro Hitachi e fa capire che la guerra legale proseguirà.

Contestazioni sul prezzo dell’Opa. Giuseppe Vegas, presidente Consob

Hitachi e Finmeccanica

Lo scontro tra Singer e Hitachi e i nuovi vertici di Sts è cominciato dopo il passaggio del controllo della società ferroviaria dall’ex Finmeccanica a Hitachi, perfezionata il 2 novembre 2015. Al centro dello scontro tra il fondo attivista e i nippo-anglosassoni ci sono presunte violazioni delle norme sul governo societario, sui consiglieri indipendenti, lamentele sulla presunta inadeguatezza dei vertici (il presidente Alistair Dormer e l’a.d. Andy Barr).

La guerra è sui soldi

La questione centrale però sono i soldi. Hitachi ha lanciato l’Opa obbligatoria sul flottante di Sts (pari al 60% del capitale) allo stesso prezzo dichiarato nella compravendita con Finmeccanica, 9,5 euro per azione, poi incrementato con acquisti successivi a 10,5 euro. Elliott ritiene che il vero prezzo della transazione tra Hitachi e Finmeccanica sia invece sui 15 euro per azione.

Per questo ha presentato un esposto a Consob per far alzare il prezzo dell’Opa. Nel marzo 2016 Consob ha accertato una “collusione” tra Finmeccanica e Hitachi a danno dei soci di minoranza e ha elevato il prezzo di Opa a 9,899 euro. Sia Elliott sia Finmeccanica e Hitachi hanno quindi impugnato la decisione davanti al Tar, per motivi opposti. Il Tar ha rinviato la questione alla Corte di giustizia europea, per dubbi interpretativi sollevati da Hitachi e Finmeccanica in relaziione alla direttiva europea sull’Opa.

La Corte europea segna un punto a favore di Elliott

La Corte di Lussemburgo il 24 ottobre scorso ha deciso il primo punto dando ragione a Consob e quindi, indirettamente, a Elliott, rigettando le obiezioni di Hitachi e Finmeccanica. Adesso la Corte europea deve decidere il secondo punto, la decisione  è attesa nella prima metà del 2018. Poi la questione potrà tornare al Tar.

L’impatto della fusione Alstom-Siemens

Intanto la guerra continua, mentre i conti di Ansaldo Sts si stanno indebolendo (meno ordini, minor redditività, contestazioni da importanti clienti internazionali, come il caso di Stoccolma) e la posizione strategica della società rischia di venire marginalizzata dalla fusione annunciata, ma non ancora perfezionata, tra Alstom e Siemens.