Benetton. Affari, politica, amicizie nel libro “La sacra famiglia”

Padroni di tutto. E intoccabili. Chi sono i Benetton? Quali sono i metodi, le relazioni, le complicità che hanno consentito alla famiglia di Treviso di diventare così ricca e potente, in grado di dettare condizioni ai governi anche dopo il crollo del ponte Morandi che ha causato quarantatré morti? Quanto si sono arricchiti?
Il mio libro “La sacra famiglia” (editore Chiarelettere) lo racconta, mentre il Il governo Draghi marcia verso l’approvazione dell’operazione che farà arricchire ancora di più la famiglia di Treviso, il passaggio allo Stato di Autostrade per l’Italia. E’ la società privatizzata a fine 1999 (governo D’Alema) che i Benetton hanno spremuto come un limone, pompando nelle loro casse cospicui dividendi mentre sono stati ridotti gli investimenti e la manutenzione sulla rete.

Una lunga inchiesta, con documenti ufficiali, testimonianze inedite, articoli giornalistici, in cui si spiega come, partendo dai maglioni colorati, i Benetton siano riusciti a costruire un impero che comprende autogrill, autostrade, aeroporti, stazioni ferroviarie, immense aziende agricole da Maccarese alla Patagonia, torri per telecomunicazioni in tutta Europa, il tunnel ferroviario della Manica, più di cento immobili in tredici paesi del mondo, pacchetti azionari nei presidi strategici della finanza italiana, come Mediobanca e Assicurazioni Generali. Sono stati soci di Telecom e Alitalia e di grandi giornali.

L’epilogo è amaro. E’ stata abbandonata l’ipotesi di revoca della concessione autostradale ai Benetton, urlata dal M5S e dal governo Conte, ma condotta con insufficiente cognizione giuridica e osteggiata dal Pd. Il governo _ prima lo stesso Conte, Draghi lo ha confermato _ ha deciso di comprare la società Autostrade con una valutazione di 9,3 miliardi di euro. Atlantia, la holding controllata dai Benetton con il 31 per cento, incasserà 8,2 miliardi quando la vendita sarà perfezionata. E i debiti passeranno allo Stato.

Per saperne di più sul libro clicca qui: https://bit.ly/LaSacraFamiglia

Poteri Deboli riproduce il Prologo, per gentile concessione dell’autore e dell’editore Chiarelettere.

Sorrisi. Luciano Benetton e Oliviero Toscani

Prologo

Il ponte pericoloso? «Non mi risulta»

«Il ponte era pericoloso e andava chiuso? Non mi risulta, ma se lei ha della documentazione me la mandi. In ogni caso non è così, non mi risulta. Autostrade per l’Italia ha fatto e continua
a fare investimenti.» Sono parole di Giovanni Castellucci, all’epoca amministratore delegato di Atlantia e della società controllata Autostrade per l’Italia, arrivato a Genova poche ore dopo il crollo del ponte Morandi, una campata e un tratto di carreggiata di 260 metri collassati il 14 agosto 2018 alle 11.36.
Una quarantina di automobili e camion vengono ingoiati nel vuoto. Precipitano da 45 metri di altezza, in gran parte vengono schiacciati dai detriti.

Al giornalista del Gr1 Rai che gli fa notare quanto si dice da anni, cioè che il ponte fosse pericoloso, il re delle autostrade risponde con un burocratico, distaccato: «Non mi risulta».(1)
Il ponte, progettato dall’ingegner Riccardo Morandi, è stato costruito tra il 1963 e il 1967 dalla società Condotte d’acqua per conto dell’Anas. Opera «ardita e immensa» dice all’inaugurazione, il 4 settembre 1967, l’allora presidente della Repubblica, Giuseppe Saragat.

Premier. Massimo D’Alema e Giuseppe Conte

Nei primi giorni dopo la tragedia alcune voci provenienti dall’interno di Atlantia insinuano che il crollo possa essere stato causato da un fulmine – a Genova e in buona parte d’Italia c’era un temporale –, o da un attentato. Un tentativo di allontanare la responsabilità dalla società che gestisce in concessione dallo Stato 3020 chilometri di autostrade, sospettata di non aver fatto la manutenzione. Voci infondate. Eppure, quanto emergerà da quasi tre anni di indagini, benché ancora non ci siano sentenze della magistratura, fa ritenere che chi ha avuto la gestione del ponte – la società Autostrade, che dal marzo del 2000 è controllata dalla famiglia Benetton – non sia esente da responsabilità.

Dopo il crollo. Il ponte Morandi

Vale la pena partire da qui per raccontare una vicenda clamorosa, quella di una famiglia che si è arricchita in maniera impressionante partendo da una base industriale, la produzione di abbigliamento, grazie alle privatizzazioni, con l’acquisto dall’Iri della società Autostrade.
I Benetton, e anche Castellucci, sostengono che il ponte è crollato per un «vizio occulto», un difetto di costruzione. Ma le indagini mettono in evidenza uno spaccato fatto di avidità, riduzione degli investimenti, tagli alle spese di manutenzione, allo scopo di aumentare gli utili, dare più dividendi ai Benetton e premi più alti ai dirigenti. Il vizio occulto è, semmai, nel meccanismo che consente agli azionisti di controllo e ai manager che gestiscono l’azienda di arricchirsi, mentre aumenta il degrado di viadotti, gallerie, barriere di protezione. Finché crolla un ponte malandato che attraversa una grande città, provocando decine di vittime. Non può essere una «disgrazia», come sostiene in un’intervista a «la Repubblica» Luciano Benetton.

Manager d’oro. Giovanni Castellucci

Il bonus di Castellucci quasi triplicato

Castellucci è blandito dai suoi ricchi padroni con una busta paga d’oro. È nell’élite dei dieci manager più pagati in Italia. Conosciamo questi dati perché Atlantia, come tutte le società quotate, è obbligata a pubblicare i compensi dei vertici. Lo stipendio base è un milione e 315.000 euro all’anno. In più ci sono il bonus per i risultati annuali e i premi in azioni. Nel 2017 Castellucci guadagna 7 milioni e 374.000 euro al lordo delle tasse, in media 20.000 euro al giorno. I compensi di cui parliamo in questo libro si intendono prima delle tasse. Il guadagno netto è circa la metà.

“Opera ardita e immensa”. Il ponte Morandi

Nel 2018 Castellucci guadagna 6,41 milioni. Meno dell’anno precedente perché si riduce il valore dei premi in azioni, influenzati anche dalle quotazioni in Borsa. Il manager però incassa il bonus annuale in denaro, 3 milioni e 726.000 euro, quasi il triplo rispetto agli 1,43 milioni del 2017. Oltre all’entità dei compensi, colpisce che anche nell’anno della tragedia di Genova il numero uno di Atlantia riceva un premio per i risultati. Addirittura più alto dell’anno precedente.
Quali sono i risultati che giustificano un premio simile? Secondo la relazione sulla remunerazione di Atlantia, il bonus di Castellucci per il 2018 è legato a quattro obiettivi, in quest’ordine: «redditività economico-finanziaria»; «realizzazione dei principali programmi di sviluppo infrastrutturale»;
«rafforzamento e sviluppo dell’offerta di servizi»; «sviluppo del posizionamento internazionale». Alcuni di questi criteri si applicano anche agli altri undici dirigenti «con responsabilità strategiche del gruppo», per i quali ci sono anche altri parametri. Unico criterio comune, ai fini del bonus, è la «redditività economico-finanziaria». Segno che per la società controllata dai Benetton l’obiettivo più importante è fare soldi, molti soldi.

Lobby. Fabrizio Palenzona (a destra) e Carlo Bonomi

Tra i criteri, invece, non ci sono la sicurezza né gli incidenti, o il numero di morti e feriti sulle autostrade. Dunque le vittime del Morandi non pesano sulla busta paga di Castellucci.
Il bonus del manager nel 2018 è dovuto in larga parte, per quasi 2,3 milioni, a un’operazione finanziaria: l’acquisto del gruppo spagnolo Abertis Infraestructuras. Una complessa e costosa operazione conclusa da Atlantia in accordo con la società spagnola di costruzioni Acs, della quale è maggior azionista (con il 12,68 per cento) e presidente esecutivo Florentino Pérez, imprenditore conosciuto soprattutto perché è presidente di una delle squadre di calcio più forti del mondo, il Real Madrid.
Atlantia acquisisce il controllo della multinazionale che ha sede a Barcellona e controlla autostrade soprattutto in Spagna, Francia e Sudamerica, aggiungendo 9000 chilometri ai 5000 già in gestione tra Italia, Brasile, Cile, India e Polonia. Si potrebbe definire, con la frase che amava ripetere Carlo V d’Asburgo nel Cinquecento, «un impero sul quale non tramonta mai il sole».

Segretario Pd. Enrico Letta

L’operazione comincia ufficialmente il 15 maggio 2017, quando Atlantia annuncia un’Opa, un’offerta pubblica di acquisto di tutte le azioni di Abertis, che è quotata in Borsa. In Spagna ci sono reazioni negative contro lo straniero, Acs fa una controfferta più alta. Dopo essersi fatti la guerra, i Benetton e Pérez si mettono d’accordo per non svenarsi e concludere l’affare insieme. È il 14 marzo 2018. Sono necessari ancora diversi mesi per chiudere la partita. Anche quando crolla il ponte i vertici di Atlantia sono impegnati a finalizzare l’operazione spagnola. Che viene completata il 29 ottobre 2018, con l’annuncio dell’acquisto del 98,7 per cento di Abertis per 16,5 miliardi di euro, attraverso una società-veicolo congiunta tra i due alleati, Abertis Holdco. Atlantia ne possiede il 50 per cento più un’azione. Il resto è posseduto da Acs (30 per cento) e dalla sua controllata tedesca Hochtief (20 per cento meno un’azione).
Da quest’operazione tutti gli alti dirigenti di Atlantia ottengono dei guadagni. Anche il presidente, Fabio Cerchiai, riceve un bonus, 560.000 euro, e totalizza compensi monetari pari a 1,27 milioni. In aggiunta ci sono i premi in azioni, grazie ai quali nel 2018 il guadagno complessivo di Cerchiai è di 1,94
milioni.

Espansione. Gilberto Benetton

A chi interessa se casca un ponte?
Al contrario di quanto accade abitualmente per i premi ai manager dotati di turbostipendi, che ricevono ovattate approvazioni dai comitati remunerazioni e dai consigli di amministrazione, in quello di Atlantia c’è una donna che si oppone per questioni di etica. Lynda Tyler-Cagni, dirigente britannica con oltre trent’anni di esperienza nelle risorse umane, entrata nel consiglio di Atlantia nell’aprile del 2016, non è d’accordo sull’opportunità di pagare un premio dopo la tragedia di Genova. Si riferisce all’assegnazione di azioni gratuite a una sessantina di dirigenti, per un valore di 1,6 milioni di euro, di cui oltre 100.000 per il solo Castellucci. È un piano di incentivi del 2013 maturato nel 2018. L’azienda risponde con pareri legali che danno ragione ai dirigenti. Castellucci, Cerchiai e gli altri manager quel premio lo pretendono. Lo scontro va avanti in silenzio per settimane, finché il 16 novembre 2018 Tyler-Cagni, che è anche presidente del comitato remunerazioni, dà le dimissioni.

Presidente. Fabio Cerchiai

La relazione sulla remunerazione del 2018 magnifica l’acquisizione in Spagna. «Con il closing dell’operazione Abertis nasce il nuovo leader globale delle infrastrutture di trasporto con una presenza articolata in sedici paesi» afferma Atlantia. Sul crollo del ponte Morandi e sui quarantatré morti, invece,
neanche una parola.
I manager si arricchiscono e gli azionisti hanno il loro tornaconto. Dopo l’approvazione del bilancio 2018 di Atlantia, che comprende anche i risultati di Autostrade, il 22 maggio 2019 vengono pagati ai soci dividendi per 716 milioni. Alla società dei Benetton, Sintonia, vanno 222,6 milioni.
Intorno alle autostrade girano tanti soldi. Forse per questo non c’è da stupirsi se l’uomo che per decenni ha curato l’immagine dei Benetton, il controverso fotografo Oliviero Toscani, il 3 febbraio 2020 a Un giorno da pecora su Rai Radio 1, replica con parole pesanti alle polemiche per la foto di Luciano Benetton insieme ai fondatori delle Sardine, in visita alla fondazione Fabrica di Treviso: «Ma in fondo a chi interessa se casca un ponte? Smettiamola…».(2)

Critiche, ma poi… Mario Draghi

Note

(1) Adnkronos e Blitzquotidiano.it, 14 agosto 2018; Crolla ponte Morandi sulla A10 a Genova: trentacinque morti accertati, Rai News, 15 agosto 2018, consultabile al link: www.rainews.it/dl/rainews/articoli/Crollaponte-su-autostrada-a-Genova-dbcb90af-c0fd-40ea-933a-002262f65fd4.html?refresh_ce.
(2) Oliviero Toscani a Un giorno da pecora: «Ma a chi interessa se casca un ponte…», 5 febbraio 2020, consultabile al link: video.corriere.it/cronaca/oliviero-toscani-un-giorno-pecora-ma-chi-interessa-se-casca-ponte/6deb1430-47f7-11ea-9387-c272ba1d511e.