Dalla condanna Mps a Profumo al processo Eni a Descalzi, i ruoli dell’avvocato Severino

Non è stato un contributo brillante quello di Paola Severino alla difesa di Banca Mps nel processo per falso in bilancio e aggiotaggio che ha portato alla condanna a sei anni di reclusione dell’ex presidente Alessandro Profumo e dell’ex amministratore delegato, Fabrizio Viola, oltre a pesanti pene accessorie. L’ex ministro della Giustizia nel governo Monti e vicepresidente della Luiss, l’univeristà romana di proprietà della Confindustria, era stata scelta dalla banca di Siena poco più di un mese fa per rafforzare il collegio difensivo.

All’udienza del 10 settembre era stata data notizia della nomina di Paola Severino a difensore di Banca Mps, imputata ai sensi della legge 231 del 2001. L’ex ministro della Giustizia ha affiancato il difensore già in carica Nicola Apa, dello studio Vassalli. Da quanto ricostruito da Poteri Deboli, a chiamare Severino è stata Patrizia Grieco, da maggio presidente di Mps voluta dal Pd, in precedenza per sei anni presidente di Enel, dove la nominò il governo di Matteo Renzi.

Da Enel a Mps. Patrizia Grieco

Anche la banca condannata

Banca Mps è stata condannata a una multa di 800mila euro più il pagamento delle spese processuali (quest’ultimo punto insieme agli imputati). La banca, inoltre, in solido con i tre imputati Profumo, Viola e l’ex presidente del collegio sindacale Paolo Salvadori (condananto a tre anni e mezzo) è stata condannata a una serie di risarcimenti danni alle parti civili, alcune da stabilire in separato giudizio civile. Ma soprattutto la condanna di Profumo e Viola, benché non definitiva perché ci sarà l’appello, spiana la strada alle richieste di risarcimento (ci sono richieste fino a 10 miliardi complessivi) di migliaia di piccoli azionisti che hanno perso i soldi investiti nella banca.

I derivati

L’avvocato Severino non ha presenziato all’udienza conclusiva del 15 ottobre, nella quale il tribunale di Milano, riunitosi nei padiglioni della Fiera, ha letto la sentenza di condanna dopo quattro ore di Camera di consiglio. Il processo riguarda il modo in cui sono stati contabilizzati i derivati Alexandria e Santorini nei bilanci di Mps dal 2012 fino al 2014 e nella semestrale 2015. I derivati, operazioni speculative per 5 miliardi di euro di valore, erano stati stipulati dai precedenti vertici responsabili del dissesto di Mps, sotto la guida dell’ex presidente Giuseppe Mussari, ma erano stati presentati nei bilanci come se fossero Btp, cioè titoli di Stato considerati sicuri.

L’intervento di Bivona

Dopo la cacciata di Mussari e dell’ex d.g. Antonio Vigni, nel 2012 con l’arrivo di Viola e Profumo i derivati erano stati scoperti e denunciati. Ma la rappresentazione in bilancio non era cambiata, erano sempre stati presentati a cosiddetti “saldi aperti”. Mentre _ ha fatto più volte notare il piccolo azionista che otto anni fa ha cominciato a indagare e ha dato impulso al processo penale, Giuseppe Bivona, esperto di finanza e socio della londinese Bluebell Partners _ se fossero stati presentati a saldi “chiusi” per la banca ci sarebbe stata una maggior perdita patrimoniale. E questo avrebbe danneggiato anche il patrimonio residuo dell’azionista Fondazione Mps, controllata dal Pd, che aveva scelto i nuovi amministratori.

Riflettori da Londra. Giuseppe Bivona

Una strana privatizzazione

Qui tuttavia interessa sottolineare il ruolo della Severino, che malgrado le relazioni di alto livello,  non ha potuto salvare la banca dalla condanna. In passato il nome di Severino è entrato, senza che fosse indagata, nelle carte dell’inchiesta penale sulla privatizzazione dell’aeroporto di Ampugnano presso Siena. Nella procedura, contestata, era stato scelto come socio dell’aeroporto un fondo francese, Galaxy, partecipato anche dalla società pubblica Cassa depositi e prestiti. Nell’inchiesta è stato indagato anche l’ex presidente di Mps Mussari, il quale sarebbe il “cattivo” nelle disgrazie di Mps, cominciate con l’acquisizione strapagata di Banca Antonveneta.

Mussari intercettato: ci pensa “la collega da Roma”

Nelle carte dell’inchiesta del pm Antonino Nastasi era emerso che nel 2010 Mussari, intercettato, parlava di un intervento della “collega da Roma”, cioé Severino (senza farne il nome), per coordinarsi con gli altri avvocati difensori. Nell’intercettazione riportata sulla stampa di una telefonata tra Mussari e l’avvocato Enrico De Martino, difensore dell’avvocato Raffaele Rizzi, allora responsabile dell’ufficio legale di Mps nonché componente della Commissione di valutazione della procedura di evidenza per la privatizzazione dell’aeroporto, erano emersi collegamenti con l’avvocato Severino, sebbene questa non avesse un incarico ufficiale da Mussari. «Non si comprende davvero lo spirito del Mussari, che non sapendo di essere indagato _ c’è scritto nelle carte dell’indagine _ dispone direttamente dei difensori degli altri indagati impartendo dei veri e propri ordini; si deve far presente per comprendere il senso della conversazione sottostante che il presidente della banca ha personalmente e direttamente incaricato l’avvocato Paola Severino di seguire la vicenda e di coordinarsi con gli altri difensori Fabio Pisillo e Enrico De Martino in una sorta di vero e proprio muro contro muro con la Procura della Repubblica, cercando di ingaggiare una vera e propria partita».

Ex presidente Mps. Giuseppe Mussari

I consigli a Luisa Torchia

Inoltre Severino era stata intercettata mentre dava consigli a un altro avvocato, Luisa Torchia, anch’essa indagata, persona di fiducia di Mussari, consulente legale di Mps, della Fondazione Mps, di Aeroporto Siena Spa nel procedimento di privatizzazione, consigliere di Cassa depositi e prestiti. Torchia era stata convocata dai carabinieri che sospettavano irregolarità nella privatizzazione e, preoccupata, aveva chiesto consigli sia a Mussari (il quale ufficialmente non aveva un ruolo nella privatizzazione) sia alla Severino (“mi hanno chiamato i carabinieri”). Nella telefonata Severino prova a calmare Torchia: «Ricordati che come avvocato e consulente della società sei tenuta al segreto professionale».

I processi a Mussari

Per la vicenda aeroporto-Galaxy nel 2013 Mussari è stato rinviato a giudizio per falso in atto pubblico e turbativa d’asta. Ma nel processo in primo grado nel 2017  è stato assolto dal tribunale di Siena (prescrizione per la turbativa d’asta), assoluzione confermata in appello nel luglio di quest’anno. Invece nel novembre 2019 Mussari è stato condannato a sette anni e 6 mesi di reclusione dal tribunale di Milano per i derivati Santorini e Alexandria, fatti secondo i giudici per occultare le perdite dell’operazione Antonveneta. Condannati anche ex manager delle banche Deutsche Bank e Nomura, controparti di Mps nelle due operazioni speculative.

Eni. L’a.d. Claudio Descalzi (al centro)

Il processo a Descalzi per corruzione internazionale

Paola Severino è l’avvocato di fiducia del costruttore Francesco Gaetano Caltagirone, il quale è stato anche azionista di Mps e, prima dell’arrivo di Viola e Profumo, ha fiutato il vento ed è riuscito a vendere le sue partecipazioni prima del disastro che ne avrebbe azzerato il valore. Severino è anche l’avvocato di un altro imputato eccellente tra i grand commis dello Stato, l’amministratore delegato dell’Eni, Claudio Descalzi. Descalzi è a processo per l’accusa di corruzione internazionale, insieme al precedente a.d. Paolo Scaroni (quando Descalzi era d.g.), per l’accusa di aver pagato una tangente di un miliardo e 92 milioni di dollari in Nigeria insieme alla Shell nel 2011, per comprare un giacimento petrolifero. Il 14 ottobre l’avvocato Severino ha fatto l’arringa difensiva di Descalzi in Tribunale a Milano, ha parlato per 5 ore e ha chiesto l’assoluzione piena di Descalzi, per totale assenza di prove. Il giorno successivo _ con Severino assente _ il Tribunale di Milano ha emesso la sentenza di condanna della sua cliente Banca Mps e degli altri imputati. La sentenza su Descalzi è attesa tra Natale e la Befana.