“La lettera di Gentiloni è costata 25.000 euro”

“La lettera di Paolo Gentiloni è costata circa 25.000 euro”. Dallo staff di Gentiloni arriva una prima risposta alla domanda che Poteri Deboli ha fatto ieri: quanto è costato al presidente del consiglio spedire le lettere agli elettori del collegio uninominale di Roma nel quale è candidato?

La precisazione è di Gabriele De Giorgi, il collaboratore del premier _ nel sito di Palazzo Chigi è indicato come consigliere politico _ che è responsabile del trattamento dei dati personali dei residenti a Roma ai quali Gentiloni ha spedito la lettera.

Nell’articolo di ieri, “La lettera di Paolo agli elettori”, ho riferito quanto mi ha detto De Giorgi. Cioè: la lettera è stata spedita “a tutti i residenti” nei quartieri in cui Gentiloni è candidato e “sono state spedite 160.000 lettere“.

Siccome non mi aveva detto il costo delle lettere, avevo fatto notare che “sul sito di Poste Italiane si legge che spedire una lettera fino a 20 grammi costa 0,95 euro. Pertanto il costo di 160mila lettere sarebbe pari a 152.000 euro, salvo che vi siano sconti elettorali o per il volume”.

Tariffa speciale

Stamattina De Giorgi mi ha spiegato che la lettera è stata spedita con una tariffa speciale di Poste Italiane, disponibile per tutti i candidati, si chiama “Invito al voto”. Si rintraccia su internet. Secondo il sito di Poste spedire una lettera fino a 20 grammi in formato “normalizzato” costa 0,159 euro. Qui sotto il link all’offerta.

Poste Invito al voto

Stando a questi dati 160mila lettere dovrebbero costare 25.440 euro. “Ricordo che il costo è sui 25.000 euro”, dice De Giorgi. A essere rigorosi il sito di Poste dice che questi sono “prezzi oltre Iva”. Sembra quindi che ci sarebbe da aggiungere l’Iva per calcolare il prezzo esatto. O Gentiloni non ha pagato l’Iva?

Il ruolo di Poste

Rivolgo la domanda anche a Poste Italiane, che è guidata dal fiorentino Matteo Del Fante. E’ stato nominato amministratore delegato l’anno scorso, proprio dal governo Gentiloni. Poste è una società pubblica, ma è quotata in Borsa e nel capitale ci sono investitori privati.

Il 35% del capitale è diffuso tra quasi 180mila piccoli azionisti. Se Poste avesse fatto un trattamento di favore a Gentiloni, o ad altri politici in campagna elettorale, ci sarebbe anche un danno per i piccoli azionisti, oltre che per i contribuenti. Quindi la trasparenza su questo punto deve essere massima.

Fiorentino. Matteo Del Fante, a.d. di Poste

Gentiloni: “lettera pagata di tasca mia”

Sul Corriere della sera di ieri in un’intervista Gentiloni ha detto di aver pagato lui le lettere. “Punto dunque anche sul mio consenso personale, e infatti la lettera me la sono pagata di tasca mia non avendo voluto fare, da premier, nessun fundraising.”

Da come è trascritta l’intervista, la puntualizzazione di Gentiloni è stata spontanea. Non c’è stata una domanda specifica dell’intervistatore, su chi abbia pagato le lettere. Dai giornali sembra che nessun giornalista abbia fatto questa domanda al presidente del Consiglio.

Una domanda al premier

Allora torno a chiedere. Davvero Gentiloni ha pagato di tasca sua le lettere? E quanto ha speso esattamente?