Riyadh, commessa da 3 miliardi per Ansaldo e Fs

Dopo le polemiche sui Rolex regalati da Ryadh, arriva una supercommessa dall’Arabia Saudita per un gruppo di imprese italiane.

Un consorzio formato da Ansaldo Sts e Ferrovie dello Stato ha vinto una gara internazionale che vale fino a tre miliardi di euro complessivi, spalmati nell’arco di 15 anni. Poteri Deboli lo ha appreso da fonti industriali qualificate. Non c’è ancora stato l’annuncio ufficiale dell’aggiudicazione. La gara è ancora in corso, puntualizzano fonti vicine al consorzio italiano.

L’appalto riguarda la gestione e la manutenzione della metropolitana di Riyadh. Ansaldo Sts è già impegnata nella costruzione di una parte dell’opera, in tandem con Salini-Impregilo per le opere civili. Nella nuova commessa la quota a favore di Ansaldo Sts dovrebbe essere di circa un miliardo, per una durata di 15 anni. Gli altri due miliardi sono di competenza degli altri componenti del consorzio.

Il progetto è suddiviso in lotti. Pertanto l’aggiudicazione formale – secondo alcune fonti – potrebbe non avvenire subito per l’intero importo. Anche Salini-Impregilo dovrebbe ottenere una quota dell’appalto complessivo, tuttavia questo non è confermato da fonti vicine al consorzio, che non ha fatto commenti sulla gara.

L’appalto per la “linea 3” della metro

Nell’estate 2013 la capitale del regno saudita ha aggiudicato la costruzione della metropolitana a tre consorzi in cui sono presenti tutte le grandi industrie ferroviarie mondiali (anche Siemens e Alstom), una linea a ciascun consorzio. Agli italiani (Ansaldo Sts per il segnalamento ferroviario e l’automazione dei treni, Salini-Impregilo affiancata da alcune aziende straniere per le opere civili) è stata affidata la costruzione della “linea 3”, lunga circa 41 km, con una durata dei lavori prevista di 5 anni. Nel 2013 alle imprese italiane è andato circa un miliardo di dollari, sui sei miliardi dell’appalto complessivo. 

Gioiello. Una sala comando nello stabilimento di Ansaldo Sts

Il successo di De Luca

La fetta per Ansaldo era di 680 milioni di dollari. “Il contratto assegnatoci è il più importante aggiudicato ad Ansaldo Sts nel mercato del Medio Oriente, area che presenta i maggiori tassi di crescita futuri ed evidenzia l’eccellenza tecnologica raggiunta dalla società nel corso degli anni”, fu il commento dell’allora amministratore delegato della società genovese, Sergio De Luca, il manager che ha realizzato lo sviluppo di Sts, divenuta un gioiellino tecnologico. Però Finmeccanica, il gruppo pubblico dell’aerospazio e difesa, ha sacrificato il gioiellino vendendolo alla giapponese Hitachi nel 2015, durante la gestione del “ferroviere” Mauro Moretti.  

L’alleanza con le Fs

Del consorzio Ansaldo-Salini del 2013 fa parte anche la canadese Bombardier, per la costruzione dei treni. De Luca preferì Bombardier alla consorella italiana AnsaldoBreda, controllata all’epoca da Finmeccanica e oggi passata sotto la bandiera di Hitachi. 

A valle di quell’acquisizione i manager di Ansaldo, soprattutto Edoardo La Ficara, che ha tra l’altro la responsabilità commerciale per il Medio Oriente, hanno lavorato per allargare la presenza alla manutenzione e gestione della metropolitana. Stefano Siragusa, amministratore delegato da gennaio 2014 fino a maggio 2016,  ha avuto l’idea di un’alleanza con le Fs,  per la gestione della metropolitana, d’intesa con il nuovo a.d. delle Ferrovie, Renato Mazzoncini e con Mauro Moretti, che era passato dalle Fs alla guida di Finmeccanica. E così anche le Ferrovie ora raccolgono i frutti di quella felice intuizione. 

Il controllo di Hitachi

Nel frattempo il controllo di Ansaldo Sts è andato, per il 51%, alla giapponese Hitachi che, dopo aver comprato il 40% da Finmeccanica, voleva assorbire l’intera società portando la partecipazione al 100%. Ma ha offerto un prezzo troppo basso secondo i soci di minoranza (tra cui i fondi Elliott e Amber), pertanto l’Opa obbligatoria si è rivelata un flop. 

Adesso il supercontratto in Arabia Saudita andrà a rimpinguare il portafoglio ordini che si sta riducendo da quando alla guida di Sts sono arrivati manager messi da Hitachi. Siragusa se n’è andato il 19 maggio 2016, dicendo all’assemblea degli azionisti che con il nuovo azionista non credeva ci fossero possibilità di sviluppo. Il nuovo a.d. è Andy Barr, proveniente da Hitachi Rail in Gran Bretagna.

Il presidente è Alistair Dormer, manager britannico che è il numero uno mondiale di Hitachi nel ferroviario. Fonti vicine a Hitachi puntualizzano che, tranne il nuovo a.d. e presidente, il management è rimasto quello di Sts. Questo non è un cambiamento da poco. E facciamo notare che, da quando Finmeccanica ha venduto ai giapponesi, ci sono stati cambiamenti anche all’interno del management di Sts.

Nuovi ordini in calo

Dalla società si osserva che il portafoglio ordini è sostanzialmente invariato. A fine giugno 2017 era pari a 6.453,8 milioni, comunque 56 milioni in meno rispetto a giugno 2016. Ma c’è un’altra considerazione da fare. Siccome i ricavi stanno crescendo per effetto degli ordini precedenti, se anche il portafoglio rimanesse invariato in valore assoluto, in termini relativi ci sarebbe una diminuzione.

Si nota comunque un calo nei nuovi ordini da quando l’a.d. è Barr. Se si prende come riferimento l’anno mobile dal primo luglio al 30 giugno, si ha questa sequenza: dal 1o luglio 2014 al 30 giugno 2015 Ansaldo Sts ha preso 1.400 milioni di nuovi ordini, dal 1o luglio 2015 al 30 giugno 2016 1.585 milioni di nuovi ordini, mentre dal 1o luglio 2016 al 30 giugno 2017, cioè nel primo anno di piena gestione di Barr, che è arrivato il 24 maggio 2016, i nuovi ordini sono diminuiti a 1.274 milioni.

 Nell’assemblea dei soci dello scorso maggio Hitachi ha bloccato la distribuzione del dividendo soci, malgrado il cda di Sts (a maggioranza Hitachi) avesse proposto un dividendo identico all’anno precedente (18 centesimi per azione).

Cantiere. Matteo Renzi in visita ai lavori della metropolitana di Riyadh nel novembre 2015

I Rolex sauditi nel viaggio di Renzi

Nel novembre 2015 è stato a Riyadh l’allora premier Matteo Renzi, con una delegazione di manager delle aziende italiane impegnate nella capitale saudita, tra cui i vertici del gruppo Finmeccanica e Salini. E’ il viaggio reso famoso per le polemiche conseguenti agli orologi Rolex regalati dai sauditi alla delegazione governativa, come fu rivelato dal Fatto Quotidiano l’8 gennaio 2016.

Si creò un parapiglia perché molti volevano i Rolex. Gli orologi furono poi requisiti da Palazzo Chigi, perché violavano la direttiva Monti sul tetto al valore dei regali (150 euro) che i dipendenti pubblici possono accettare. Quasi due anni dopo il viaggio dei Rolex, arriva la supercommessa per le aziende italiane.