Alitalia, divergenze tra i commissari Gubitosi e Laghi

C’è diversità di vedute tra Luigi Gubitosi ed Enrico Laghi, i due pezzi pesanti della terna di commissari Alitalia.

Da quanto trapela da fonti bene informate, i due commissari che sono espressione del potere politico ed economico romano  hanno opinioni piuttosto diverse sul futuro della disastrata compagnia e quindi su cosa fare.

Questo potrebbe influenzare le prossime tappe della procedura di vendita, che è in corso con la presentazione ai pretendenti dei dati (piuttosto scarni, lamentano diversi interessati, come spesso accade in queste procedure) nella cosiddetta “data room”. Le proposte d’acquisto non vincolanti devono essere presentate entro il 21 luglio.

Gli incarichi di Laghi

Laghi, professore ordinario di economia aziendale all’università La Sapienza di Roma, commercialista, un signor “cento poltrone” che è anche commissario straordinario dell’Ilva e ha un’altra ventina di incarichi, tra cui quelli di presidente dell’immobiliare Beni Stabili e del collegio sindacale della municipalizzata Acea, interpreta il ruolo del commissario straordinario che, applicando la legge sulle imprese in dissesto, deve obbligatoriamente perseguire l’obiettivo di vendere l’azienda di trasporto aereo che è stata commissariata il 2 maggio scorso e dichiarata insolvente dal Tribunale di Civitavecchia l’11 maggio.

Gubitosi, con un curriculum da manager di provenienza finanziaria, è invece più orientato a gestire l’azienda, come se fosse un amministratore delegato e non un commissario incaricato di venderla.

Secondo indiscrezioni, Gubitosi ritiene che l’attività di volo di Alitalia possa riuscire a reggersi da sola, ovviamente con una riduzione di costi e una ristrutturazione, e vorrebbe quindi lavorare per gestire, razionalizzare, tagliare i costi, mantenendola sotto il suo controllo per il tempo necessario, anziché impegnarsi a venderla per forza, o comunque non in fretta.

Questa diversità di vedute, pur non manifestata ufficialmente, comincia a farsi sentire nell’attività dei commissari e ad essere notata.

Il terzo commissario, Stefano Paleari, ingegnere, è nato Milano, nel 1965, insegna all’università di Bergamo. Non è certo una mammoletta, ma sembra al momento estraneo al confronto silenzioso che sta creando un solco tra i due navigati “uomini di sistema”, come si potrebbero definire i due romani.

Le relazioni di Gubitosi

Gubitosi è nato a Napoli, nel 1961, ma è ben radicato a Roma, dove ha avuto incarichi importanti anche alla guida di Wind come amministratore delegato, poi come direttore generale della Rai fino al 2015, nominato dal governo Monti. Le sue relazioni sono importanti. Tra gli altri conosce il faccendiere Luigi Bisignani. Il 14 novembre scorso è stato nominato dalla Confindustria nel nuovo consiglio di amministrazione del gruppo editoriale Il Sole 24 Ore.

Come commissario, racconta chi segue da vicino la compagnia, Gubitosi è in continuità con il comportamento tenuto fin da quando è stato designato dalle banche a entrare nel consiglio di amministrazione dell’aviolinea, circa due mesi prima del commissariamento.

L’ex d.g. della Rai ha mostrato subito di voler avere poteri di gestione come numero uno dell’Alitalia. Gubitosi si scontrò con l’amministratore delegato voluto dal socio Etihad, Cramer Ball, dicendogli: “sarò io l’amministratore delegato”. Parole respinte al mittente da Ball, che gli disse in faccia: “ne sei sicuro?”.

Attivismo. Luigi Gubitosi, commissario straordinario di Alitalia (foto lettera43.it)

Presidente mancato

Il 15 marzo scorso Gubitosi è entrato nel cda Alitalia come semplice consiglire senza deleghe, con la promessa, messa per iscritto, di diventare presidente.

Non lo è mai diventato perché i lavoratori hanno respinto il referendum sull’accordo sindacale che tagliava gli stipendi e l’organico.

L’accordo avrebbe penalizzato solo i dipendenti, soprattutto i naviganti, perché i tagli sarebbero stati fatti solo sulla loro pelle. Non c’erano invece altri risparmi o tagli di costi nel leasing di aerei, nella manutezione, negli acquisti, come previsto ma solo sulla carta.

Da neoconsigliere Gubitosi si comportava come un capoazienda, convocava i dirigenti, si informava, girava negli hangar, ha partecipato alle riunioni con i sindacati e con il governo come capodelegazione. Non aveva un ufficio proprio, “si appoggiava” a quello del presidente, Luca Cordero di Montezemolo, il quale non andava in sede a Fiumicino più di una volta a settimana (di solito il lunedì).

Con il commissariamento Gubitosi è riuscito a farsi nominare _ non era scontato _ commissario dal ministro dello Sviluppo economico, Carlo Calenda, e coordinatore dei tre commissari. Un “primus inter pares”.

I viaggi del commissario

Dalla sua agenda e dai suoi movimenti Gubitosi si comporta come un amministratore delegato. Ha fatto molti viaggi per incontrare manager di altre compagnie, è stato tre volte ad Abu Dhabi da Etihad nell’ultimo mese, una volta insieme a Calenda.

E’ volato in Cina per incontrare i vertici di Hainan Airlines, insieme all’ambasciatore italiano. E’ stato a New York dal vertice di Delta. Ha fatto un viaggio anche in Messico all’inizio di giugno, per l’assemblea generale della Iata a Cancun. Anche qui per incontrare manager di altre compagnie, c’erano i vertici di Delta, Air France-Klm, Lufthansa, British Airways, i cinesi.

Interesse. Delta intende presentare con Air France-Klm una proposta di acquisto di Alitalia

L’Alitalia è in vendita e Gubitosi ha fatto questi viaggi per incontrare dei potenziali interessati, dei pretendenti, cercare di capire le loro intenzioni e sollecitare manifestazioni d’interesse. Nulla di illegittimo o di stravagante nel suo comportamento. Ma il modo in cui sta interpretando il ruolo appare molto dinamico, forse eccessivo rispetto al ruolo del tipico commissario di un’azienda in amministrazione straordinaria, raccontano quelli che sono entrati in contatto con lui.

Il precedente di Fantozzi

Nel 2008 il commissario Augusto Fantozzi, tributarista, non si era lanciato in voli transoceanici, aveva aspettato in ufficio le offerte.

La situazione era diversa: all’epoca c’era già la cordata designata dei “patrioti” voluti dall’allora premier, Silvio Berlusconi, detti Capitani coraggiosi, anche se nella forma il commissario non avrebbe dovuto fare preferenze ma cercare l’offerta migliore.

Secondo indiscrezioni Gubitosi ritiene che l’attività di volo (con circa la metà dei 12mila dipendenti) possa farcela da sola, senza dover essere venduta. Del resto appena nominato commissario ha detto in un’intervista alla Rai che la compagnia può avere un futuro migliore di prima. Frase che sembra contraddittoria con la “dichiarazione d’insolvenza” fatta dai vecchi azionisti e poi dal tribunale.

Se non avesse ottenuto 600 milioni di euro di prestito dallo Stato, dopo il commissariamento, Alitalia avrebbe già smesso di volare e sarebbe fallita.

Laghi invece sostiene che Alitalia non può farcela, perché le perdite proseguono al ritmo di circa due milioni al giorno in media. Tutto questro non è frutto di dichiarazioni ufficiali, ma è quanto Poteri Deboli ha appreso da fonti bene informate.

La cassa si consuma

La compagnia brucia cassa, malgrado a metà giugno al Senato Gubitosi abbia sostenuto che liquidità era di oltre 600 milioni, ovvero sostanzialmente l’importo del prestito dello Stato e che quindi la cassa non era diminuita da quando Alitalia è stata commissariata.

Nel fare quest’affermazione Gubitosi non ha però aggiunto un dettaglio importante, legato alla stagionalità delle vendite nel trasporto aereo: in estate bisogna accumulare cassa, incrementarla, perché di solito si vendono più biglietti, anche per i mesi a venire. Pertanto se la cassa rimane allo stesso livello, significa che le cose non vanno bene. Poi con l’autunno arriveranno i momenti più difficili, nei quali la cassa diminuisce in maniera fisiologica.

I Vip e le Maldive

Alitalia ha annunciato nuove destinazioni, un volo diretto per le Maldive dal 31 ottobre. L’iniziativa ha fatto storcere il naso a Neos, la compagnia italiana posseduta da Alpitour e presieduta da Lupo Rattazzi che fa già questa rotta, perché Alitalia aggiunge nuove tratte grazie ai 600 milioni di prestito pubblico. Il volo alle Maldive fa la gioia dei Vip che d’inverno amano destinazioni esotiche.

Questo potrebbe rafforzare Gubitosi dal punto di vista “relazionale” con i potenziali clienti del milieu politico-istituzionale romano attratti da questa rotta. Soprattutto se, come è spesso avvenuto nella storia della compagnia, costoro dovessero ricevere attenzioni ad esempio per prenotare un volo nel periodo natalizio in cui gli aerei sono pieni.

Alitalia ha annunciato anche la prossima ripresa dei voli per la Croazia e da Roma a Trapani.

Senza bilancio. Luca Cordero di Montezemolo, ex presidente di Alitalia

Consulenza a Boston consulting

Gubitosi adesso si è rivolto ai consulenti di Boston consulting group (Bcg), risulta a Poteri Deboli, per farsi dire cosa fare sulla manutenzione.

E’ la quinta volta, dal Piano Fenice del 2008 dei Capitani coraggiosi in poi, che questa società di consulenza si occupa di piani industriali Alitalia, tutti puntualmente falliti e con risultati non solo negativi, ma molto al di sotto delle previsioni.

Ecco l’elenco: Bcg si è occupata come consulente del Piano Fenice nel 2008, del primo e secondo aggiornamento del Piano Fenice (2010 e 2011), del piano strategico nel 2013, del nuovo piano Alitalia di agosto 2014, quello preparato per l’ingresso di Etihad nel capitale.

Bcg non ha avuto un ruolo nell’ultimo piano, o pseudo-piano, di Cramer Ball, varato tra la fine del 2016 e i primi mesi di quest’anno e poi sottoposto all’asseverazione di Roland Berger. Un piano che non stava in piedi, prometteva un aumento dei ricavi del 30% malgrado una riduzione della flotta con 20 aerei Airbus 320 messi a terra. Un piano dei sogni.

Si vede anche McKinsey

Nelle ultime settimane si sono visti in Alitalia anche consulenti di McKinsey, viene riferito che sia stato solo “un passaggio”, perché McKinsey è bandita da quando ci fu la superconsulenza strapagata di circa 50 milioni ai tempi di Giancarlo Cimoli, vicenda cui seguì una condanna a restituire buona parte della somma. Sarebbe scaturita da McKinsey la scintilla che, un paio di settimane fa, ha portato al siluramento di Giancarlo Schisano, il direttore operazioni di volo arrivato 12 anni fa con Cimoli.

Insomma, per i consulenti Alitalia è sempre un terreno fecondo di opportunità.

Queste scelte e iniziative, che fanno capo al “coordinatore” Gubitosi, sembrano tipiche di chi voglia gestire l’azienda nel lungo termine, non del commissario che deve vendere.

Le attività di terra

E’ circolata la voce in questi giorni che stesse per essere pubblicato un bando per la vendita di tutte le attività di terra, separate da quelle di volo. Voce rivelatasi infondata, almeno finora. Ma forse correlata a queste diverse interpretazioni sul ruolo dei commissari.

Del resto è aperta la procedura di vendita sull’intero perimetro di attività e non si vede come si potrebbe aprire una vendita separata di una parte. Si ritene però che gli interessi si dirigeranno solo su alcune parti e che ci sarà probabilmente uno spezzatino o, nella migliore delle ipotesi, un mezzo spezzatino.

Non c’è il bilancio

Come in quasi ogni procedura di vendita e “data room”, i pretendenti si lamentano della scarsità dei dati offerti.

Più o meno tutti i gruppi ammessi a questa fase hanno chiesto ai commissari maggiori dati economico-finanziari. Non c’è neppure un bilancio 2016. Nessuno ha predisposto questo documento contabile , né il vecchio cda con Montezemolo presidente (e di cui Gubitosi era presidente in pectore) rimasto in carica fino al primo maggio, né i commissari.

Secondo indiscrezioni, nel 2016 la perdita di gestione è stata di oltre 600 milioni prima delle plusvalenze per la cessione a Etihad degli slot a Heathrow, ma non c’è un documento ufficiale che lo spieghi e mostri, in trasparenza, tutte le poste contabili.

Si sa che chi si è affacciato alla gara, soprattutto se è un’altra aviolinea e qui ce ne sono parecchie, può anche avere interesse solo a carpire dati di un concorrente per orientare la sua attività, ma effettivamente i dati messi a disposizione scarseggiano.

Debiti per 3 miliardi di euro

Dalla sentenza del Tribunale di Civitavecchia che ha dichiarato lo stato di insolveza di Alitalia si apprende che nei primi due mesi di quest’anno la compagnia ha perso 205 milioni di euro. Al 28 febbraio aveva un patrimonio netto negativo di 111 milioni, con “un rapporto di 2 a 5 tra attività e passività correnti, evidenziando il perdurare di una situazione di oggettiva impotenza economica di natura non transitoria“, ha affermato la sezione fallimentare del Tribunale. Il presidente del collegio è Gianfranco Mantelli, il giudice relatore Giuseppe Bianchi. I lavoratori subordinati sono 11.762.

E a quella data Alitalia aveva “un’esposizione debitoria di circa 3 miliardi di euro”.

Per la fine di questo mese i commissari hanno annunciato la presentazione di un piano industriale. Strana iniziativa per un’azienda che dovrebbe essere venduta a breve.

Voci di rinvio della vendita

Non sappaimo quale sarà il punto di convergenza che Gubitosi e Laghi, insieme a Paleari, troveranno.

La sensazione però è che, se la vendita ci sarà, non avverrà a breve, almeno per le attività di volo. Nessuno lo conferma ufficialmente.

Secondo indiscrezioni, però, Gubitosi sarebbe affascinato dall’idea di andare avanti almeno due anni con la gestione commissariale.