Banche, la commissione d’inchiesta non parte. Chi non la vuole?

Il Pd non ha indicato i suoi rappresentanti: lavori bloccati

Chi non vuole la commissione parlamentare d’inchiesta sulle banche? O forse la domanda più centrata è: perché non si vuole fare una approfondita indagine parlamentare sui dissesti e le truffe bancarie, costati più di 20 miliardi ai contribuenti?
L’elenco dei casi del risparmio truffato (più che tradito) è lungo: Monte dei Paschi di Siena, Banca Etruria, Banca Marche, Carige, CariChieti, Carife (Ferrara), Popolare di Vicenza, Veneto Banca, per citare i casi più eclatanti. Qualcuno vorrebbe arrivare anche ad approfondire le responsabilità delle Autorità di controllo, Consob e Banca d’Italia
Il mandato del governatore, Ignazio Visco, scade il 31 ottobre e l’indagine sui crac bancari potrebbe intrecciarsi con la partita delle nomine. Il premier Paolo Gentiloni sembra favorevole a confermare Visco, invece Matteo Renzi sembra orientato al cambiamento.

La legge è in vigore dal 28 luglio
Il Parlamento ha impiegato quattro anni ad approvare la legge, iniziativa partita dai Cinque Stelle, che istituisce una bicamerale d’inchiesta sui crac bancari. Il Senato l’ha approvata il 4 aprile scorso. Il voto finale della Camera è del 21 giugno. Dopo una non breve meditazione al Colle, il presidente Sergio Mattarella l’ha firmata il 12 luglio, la legge è entrata in vigore il 28 luglio.
In Procura. L’ex presidente del Monte dei Paschi di Siena Giuseppe Mussari (foto Ansa)
Il Pd non ha designato i suoi commissari
Eppure la commissione di 40 parlamentari (20 deputati e altrettanti senatori) ancora non esiste. Mancano all’appello soprattutto i rappresentanti del Pd, il partito di Matteo Renzi non ha ancora designato i propri commissari. Oltre a quelli di Alternativa Popolare e Autonomie.
Già prima della pausa estiva invece sono stati indicati i rappresentanti di Movimento Cinque Stelle, Forza Italia e Scelta Civica. Evidente quindi che il ritardo del Pd, non l’unico “non pervenuto” ma il più rilevante, stia ostacolando la partenza della commissione.
Renzi diceva in marzo: “Non vedo l’ora”
“Non vedo l’ora che si faccia questa commissione d’inchiesta sulle banche perché non ho qualche sassolino nelle scarpe, ho proprio una cava”, ha detto il segretario del Pd , Renzi, il 26 marzo scorso. Due mesi dopo lo ha ripetuto. Ma il Pd è inadempiente.
Non si può dire neppure che i presidenti delle due Camere, Laura Boldrini e Pietro Grasso, ai quali spetta nominare i 40 commissari secondo le indicazioni dei gruppi, abbiano sollecitato i ritardatari a indicare la lista dei nomi.
Le rivelazioni di de Bortoli su Etruria-Boschi e Unicredit
Evidente l’imbarazzo nel Pd per la vicenda di Banca Etruria, di cui era vicepresidente Pier Luigi Boschi, padre di Maria Elena Boschi, molto vicina a Renzi che l’ha voluta come ministro delle Riforme nel suo governo e adesso è sottosegretario a Palazzo Chigi.Allo scandalo della cattiva gestione della banca di Arezzo, agli intrecci con la massoneria e al suicidio di un risparmiatore, si è aggiunta la rivelazione, nel bel libro di Ferruccio de Bortoli “Poteri forti (o quasi)”, che nel 2015, da ministro, Boschi chiese all’allora a.d. di Unicredit, Federico Ghizzoni, di valutare l’acquisto di Etruria per salvare la banca.

Babbo banchiere. Pier Luigi Boschi, ex vicepresidente di Banca Etruria

Chiesta audizione di Ghizzoni in Parlamento

Il sottosegretario Boschi ha cercato di smentire, minacciando anche una querela a de Bortoli che finora non è arrivata. Ghizzoni invece è rimasto in un silenzio eloquente e de Bortoli ha confermato la solidità di quanto ha scritto. Diversi parlamentari vorrebbero convocare Ghizzoni in audizione. C’è stata una richiesta esplicita al Senato di Gaetano Quagliariello, di Idea, che ha depositato un’interrogazione sul caso Etruria-Boschi-Unicredit e sulla riforma delle Popolari (Poteri Deboli lo ha rivelato il 12 luglio scorso, nell’articolo “Banche, dossier esplosivo al Senato sul caso Boschi-Etruria-Unicredit e la riforma delle Popolari”).

Mps salvato con 5,3 miliardi di soldi pubblici

Il Pd teme anche i contraccolpi per lo scandalo Mps, la banca che di recente è stata salvata dall’intervento dello Stato, con un’iniezione diretta di 3,85 miliardi di soldi pubblici. Inoltre considerando anche l’onere che lo Stato dovrà sostenere a favore dei risparmiatori possessori di obbligazioni subordinate, diventate carta straccia, per lo scambio con nuovi bond senior, considerati più sicuri, l’esborso statale per lo Stato si stima che salirà a 5,3 miliardi. E poi tutti gli altri scandali, dalle Marche a Carige alle due Popolari di una delle aree più ricche del Paese, il Nord-Est.

Intesa Sanpaolo salva le venete, ma il conto lo paga lo Stato

Appena diventato premier Gentiloni ha stanziato con decreto legge 20 miliardi per i salvataggi bancari. Soldi ormai interamente impegnati. Le due banche venete sono state salvate con l’intervento di Intesa Sanpaolo, alla quale lo Stato ha regalato 5,2 miliardi e ha dato garanzie sui crediti per ulteriori 12 miliardi. L’impressione è che il mondo politico, finanziario e imprenditoriale non abbia una gran voglia che si facciano troppe domande sui finanziamenti concessi da Giovanni Zonin, il padre-padrone della Popolare di Vicenza che aveva rapporti stretti anche con la Banca d’Italia.

Padre padrone. Gianni Zonin, ex presidente della Popolare di Vicenza

La commissione avrà meno di sei mesi di tempo, ci sono le elezioni

La legge istitutiva della commissione d’inchiesta assegna il termine di un anno per i lavori, ma già dopo sei mesi è prevista una prima relazione, la semestrale che potrebbe essere una bomba. Tra circa sei mesi però sono previste le elezioni politiche.

Ecco perché la melina del Pd, di alfanidi e alleati potrebbe servire ad evitare che in campagna elettorale il Parlamento riesca ad approvare una relazione che potrebbe essere imbarazzante. Non va dimenticato che, in base all’articolo 82 della Costituzione, la commissione parlamentare d’inchiesta procederà «alle indagini e agli esami con gli stessi poteri e le medesime limitazioni dell’autorità giudiziaria». Non si potranno opporre dimieghi, segreti d’ufficio o “non ricordo”.

Una volta che saranno designati i rappresentanti di tutti i gruppi politici, la commissione dovrà riunirsi entro dieci giorni per eleggere il presidente (c’è un braccio di ferro, lo vogliono i promotori, i M5S, ma il Pd cercherà di avere per sé la presidenza). Se anche i commissari del Pd venissero indicati questa settimana, come ha assicurato il capogruppo dei senatori Luigi Zanda, è improbabile che la commissione sia operativa prima della fine del mese.

Zingales: “occasione perduta”

“Difficilmente, da qui alla fine della legislatura, riuscirà a fare alcunché”, ha scritto l’economista dell’università di Chicago Luigi Zingales, in un editoriale sul Sole 24 Ore di oggi (“Quella commissione che non s’ha da fare”), in cui parla di “occasione perduta”. Ha scritto ancora Zingales: “Né frodi, né mala gestio bastano a spiegare le crisi bancarie, ma come dice Warren Buffett, “quando c’è bassa marea si scopre chi nuota nudo”. Ed è durante le crisi economiche che si scopre chi ruba e chi è incompetente”.

Per scoprirlo però non si potrà contare sull’indagine del Parlamento, che rischia di ridursi a una zuffa elettorale. Restano le indagini della magistratura, con le loro lentezze, in questo come in altri casi. Sperando che, come sottolinea Zingales, non ci sia la prescrizione.

 

 

 
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