Fiat Chrysler, multa per le vendite taroccate

Fiat Chrysler Automobiles (Fca) è accusata di aver comunicato dati gonfiati sulle vendite di veicoli negli Stati Uniti e ha accettato di pagare una multa di 40 milioni di dollari, circa 36,7 milioni in euro, per archiviare il caso. Il gruppo automobilistico presieduto da John Elkann ha patteggiato il pagamento della “sanzione civile” con la Commissione di vigilanza sulla Borsa degli Stati Uniti (Sec), secondo la quale Fca ha violato le norme antifrode previste dalla legge americana.

Investitori ingannati

Con il patteggiamento, accettato da Fca Us (la ex Chrysler americana) e dalla controllante, la casa madre europea Fca Nv (è la ex Fiat Spa, ora con sede legale in Olanda) il caso è archiviato. Ma le accuse restano. La Sec (Securities and exchange commission) ha accusato Fiat Chrysler Automobiles e la controllata americana Fca US di avere “fuorviato gli investitori sul numero dei nuovi veicoli venduti ogni mese ai consumatori negli Stati Uniti”.

Le accuse della Sec

Lo ha reso noto ieri pomeriggio l’autorità di Borsa americana, in un comunicato in cui si legge che “senza ammettere o negare quanto scoperto dalla Commissione, le due aziende hanno acconsentito di cessare e desistere dal commettere o causare violazioni future” di questo tipo. Il comunicato della Sec si può leggere all’indirizzo https://www.sec.gov/news/press-release/2019-196. Il comunicato è stato diffuso dopo la chiusura della Borsa di Milano, le azioni Fca hanno chiuso a 11,866 euro (+0,47%).

Sigillo. L’Autorità di Borsa americana

I comunicati sulle vendite

Stando alla Sec, tra agosto del 2012 e luglio del 2016, Fca Us ha pubblicato comunicati mensili contenenti informazioni “false” sulle vendite di nuovi veicoli arrivando praticamente a vantarsi di una “falsa serie” ininterrotta di molti mesi con vendite in crescita rispetto all’anno precedente “quando di fatto quella serie si era interrotta nel settembre del 2013”.

I dati di settembre 2013

Nel settembre 2013 il gruppo dichiarò un aumento dell’1% delle vendite rispetto al settembre 2012 e affermò nel comunicato stampa che era “il 42mo mese consecutivo di crescita delle vendite rispetto all’anno precedente”. Invece _ secondo le indagini della Sec _ nel settembre 2013 ci fu un calo, ma Fiat Chrysler lo mascherò gonfiando i dati (143.017 veicoli dichiarati) con 8mila veicoli in più di quelli realmente venduti: di questi circa 7mila erano già stati venduti nei mesi precedenti e mille erano presso i concessionari ma dovevano ancora essere venduti.
Jeep. Un modello Fiat Chrysler

Le vendite di maggio 2016

Un altro calo delle vendite ci fu nel maggio 2016. Ma anche in quell’occasione fu annunciata una crescita ininterrotta delle vendite. Fca dichiarò di aver venduto 204.452 veicoli, l’1% in più del maggio 2015, ma _ rileva la Sec _ gonfiò i dati inserendo circa 12.000 veicoli che erano stati venduti nei mesi precedenti. La stampa parlò erroneamente di 74 mesi ininterrotti di aumento delle vendite di veicoli Fca.
L’ex numero uno. Sergio Marchionne

Concessionari pagati

Stando all’autorità americana, Fca Us ha gonfiato i risultati delle vendite di nuovi veicoli pagando i concessionari affinché comunicassero vendite false” e allo stesso tempo ha “mantenuto una banca dati delle vendite effettive ma non comunicate” alla quale – sostiene la Sec – i dipendenti facevano riferimento con l’espressione “cookie jar” (biscottiera).

La biscottiera

La metafora, spiega la Sec, è dovuta al fatto che “quando la serie di mesi in crescita si sarebbe fermata o quando Fca Us non raggiungeva i suoi obiettivi, il gruppo attingeva alla biscottiera annunciando vendite vecchie come se fossero state nuove”.
La Sec sottolinea che i dati sulle vendite erano importanti per le due società accusate, per gli investitori e gli analisti e quindi potevano influenzare il valore delle azioni Fca, che sono quotate anche a New York (da ottobre 2014).
Quartier generale. La sede della Sec a Washington

Fca: “abbiamo collaborato”

Fca US ha detto di avere “collaborato pienamente” con la Sec. La società, spiega una nota, “ha rivisto e affinato le proprie politiche e procedure ed è impegnata a mantenere un elevato livello di controllo sui dati relativi alle proprie vendite”. Fca dice che il pagamento di 40 milioni di dollari “non avrà effetti significativi sui risultati della società”.

Due domande

Abbiamo due semplici domande per Fiat Chrysler e il suo presidente, John Elkann (nella foto in apertura).
Prima domanda. Il comunicato della Sec dice che Fiat Chrysler ha accettato di pagare una multa di 40 milioni di dollari “senza ammettere o negare” quanto scoperto dalla Commissione americana. Possiamo comprendere la formula di rito, ma davvero Fiat Chrysler pretende di considerarsi innocente rispetto alle accuse (gravi) di aver taroccato i dati sulle vendite?
Seconda domanda. Fca intende o no farsi restituire parte dei compensi milionari pagati tra il 2012 e il 2016 ai vertici del gruppo? Che, lo ricordiamo, erano il presidente John Elkann (lo è tuttora) e Sergio Marchionne come amministratore delegato con super-poteri, mancato il 25 luglio 2018.