Gse, una poltrona da 16 miliardi

 

E’ una poltrona che vale 16 miliardi. Dopo essersi spartiti i posti al vertice di Cdp, Fs e Rai, Lega e M5S non hanno ancora trovato che debba occuparla. Parliamo di una società pubblica poco conosciuta, si chiama Gse Spa, la sigla sta per Gestore servizi energetici. Neppure questo dice molto, si occupa di energia elettrica ed è nata dallo spezzatino dell’Enel attuato con la liberalizzazione realizzata quando era ministro delle Attività produttive Pier Luigi Bersani.

Incentivi milionari

Il Gse decide l’assegnazione degli incentivi per le energie rinnovabili, quindi il solare, l’eolico. Un gruzzolo di 16 miliardi di euro all’anno, a tanto ammontano i ricavi dell’ultimo bilancio pubblicato, quello del 2016. I dati del 2017 non sono ancora stati pubblicati, perché il ripetuto rinvio dell’assemblea che deve nominare il nuovo cda ha impedito anche l’approvazione del bilancio al 31 dicembre 2017. La società è posseduta al 100% dal ministero dell’Economia. Ma oltre a Giovanni Tria può dire la sua anche Luigi Di Maio, perché gli indirizzi vengono impartiti dal ministero dello Sviluppo economico.

Vicino a Rutelli

Il capo uscente è Francesco Sperandini, presidente e amministratore delegato del Gse.Un manager vicino a Francesco Rutelli, infatti nel 1994, un anno dopo che Rutelli era stato eletto sindaco di Roma, Sperandini entrò all’Acea come allto dirigente. Un anno fa il nome di Sperandini si era affacciato tra i candidati per una poltrona nell’energia nelle grandi società di Stato, in quanto ben visto da Paolo Gentiloni. Ma uscito il Pd dal governo, le chance di Sperandini si sono ridimensionate.

Uscente. Francesco Sperandini

Indagini giudiziarie

Non c’è solo la nomina del nuovo cda a mettere in fibrillazione l’attività del Gse. Sull’attività della società sono in corso da mesi indagini giudiziarie, c’è anche il sospetto di truffa ai danni dello Stato. Secondo quanto riferito dal quotidiano La Notizia, sono più di 10 le Procure della Repubblica che stanno indagando sull’utilizzo dei “certificati bianchi”. Questi sono titoli che attestano il conseguimento di obiettivi di risparmio energetico che ogni anno vengono fissati per i distributori di energia. Questi obiettivi possono essere raggiunti attraverso la realizzazione di interventi presso i consumatori finali. Oppure possono essere soddisfatti dai distributori acquistando i certificati bianchi da terzi. Tutta l’attività di gestione, valutazione e certificazione è affidata al Gse. Secondo ipotesi fatte nelle indagini, ci sarebbe stato un uso disinvolto di questi certificati, che tanto bianchi insomma non sarebbero. Tra le più attive la Procura di Torino, che è arrivata a indagare 26 persone. Un ex indagato, un commercialista, si è suidicato nel marzo scorso.

Decisore. Luigi Di Maio, ministro dello Sviluppo

Rosa di candidati

Nessun candidato finora è emerso come una figura forte per la poltrona del Gse. Nelle scorse settimane, per il ruolo di presidente e dd, era venuto fuori il nome di Luca Dal Fabbro, oggi nel cda di Terna. Poi si è parlato di Roberto Moneta, capo del Dipartimento unità per l’efficienza energetica dell’Enea e già componente della cassa conguaglio per il settore elettrico. Dalla Cassa conguaglio proviene anche un altro candidato, l’ex presidente Francesco Vetrò. In corsa sarebbero anche Gaetano Tedeschi, già ad di Kr Energy e con un trascorso alla presidenza dell’Avellino Calcio e Luca Di Carlo, che opera nelle rinnovabili.

 

Acquedotto Pugliese. L’ad Nicola De Sanctis

L’uomo di Emiliano

Nella rosa dei candidati c’è anche Alberto Biancardi, già componente dell’Autorità per l’Energia ora rientrato al Gse. Infine è spuntata la candidatura di Nicola De Sanctis, amministratore delegato e presidente dell’Acquedotto Pugliese, manager di fiducia del governatore della Puglia, Michele Emiliano. Il suo nome è emerso prima dell’assemblea del 12 settembre ma non è passato. La decisione è stata rinviata al 25 settembre.

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