La partita del drone europeo. Affari, incognite e colpi di scena

A piccoli passi, avanza il progetto per un nuovo aereo senza pilota europeo per sorveglianza, ricognizione e difesa. Le industrie hanno terminato lo studio di fattibilità del progetto e presentano oggi a Berlino una riproduzione di quello che viene chiamato “Euro Male Rpas 2025”. Cioè aereo a pilotaggio remoto dove Male significa “medium altitude long endurance”, media altitudine e lunga autonomia di volo.

Quattro paesi coinvolti

Quello che viene svelato al salone aeronautico tedesco (Ila) è un mock-up, un modello a grandezza naturale (nella foto in apertura) di quello che dovrebbe essere il nuovo velivolo, secondo lo studio di fattibilità. Non è stato facile arrivare a questo punto e mettere d’ accordo le industrie europee. Sono coinvolte Germania, Francia e Italia e in corsa c’è stata l’estensione alla Spagna. Non c’è la Gran Bretagna. Il programma ha lo scopo di indirizzare le risorse su un progetto unico per evitare frammentazioni, per realizzare un prodotto europeo in un mercato domiato dalle industrie americane.

Spesi 100 milioni di euro

Il primo accordo di convergenza europea sui droni è stato firmato nel giugno 2013 a Le Bourget (Parigi) tra il braccio militare tedesco del gruppo Airbus, la Dassault Aviation per la Francia e l’allora Alenia del gruppo italiano Finmeccanica (ora Leonardo). Nel giugno 2016 le tre industrie si sono assicurate un contratto finanziato da fondi europei per realizzare uno studio di fattibilità, sono stati messi a disposizione circa 100 milioni di euro. Lo studio è completato. Si può passare alla fase di sviluppo del velivolo senza pilota, il lancio è atteso tra la fine di quest’anno e l’inizio del 2019.Dominio americano. Angela Merkel con Donald Trump

Rinvio di cinque anni

Per dare un’idea delle difficoltà dell’operazione, possiamo ricordare che in origine il programma si chiamava Euro Male 2020. Adesso è diventato Euro Male 2025, perché la data in cui presume di avere il velivolo pronto è stata spostata in avanti di 5 anni. E non è detto che sarà così. Come spesso accade nell’industria aeronautica, soprattutto per i progetti più complessi, ci sono slittamenti di tempi e aumenti di costi.

Guida tedesca

Tra le correzioni apportate c’è stata l’assegnazione del ruolo di leader alla Germania, perché un programma perfettamente paritetico è difficilmente gestibile. Dunque le imprese coinvolte ora sono Airbus per la Germania, Dassault per la Francia e Leonardo ex Finmeccanica. In più ci sarà la Spagna. Nello studio di fattibilità è stato tra l’altro deciso che i due motori saranno a turboelica, preferiti a propulsori a getto.

Il nuovo velivolo è concepito per volare non solo in ambito militare e quindi in zone protette, ma anche per impieghi civili di ricognizione e sorveglianza, anche per impieghi nella protezione civile. Per questo dovrà ottenere anche la certificazione civile, questo aumenta la complessità del progetto.

Commesse. Alessandro Profumo, a.d. di Leonardo

Commesse per l’industria

Per le industrie aeronautiche e della difesa il progetto rappresenta un’opportunità per ricche commesse. Si muoveranno parecchi soldi. Quanto costerà il drone europeo? Non ci sono cifre ufficiali. Si stima che per la fase di sviluppo potrebbe servire una somma intorno a un miliardo di euro, come ordine di grandezza. Sarà l’agenzia europea Occar a lanciare i bandi di gara. Le industrie dovranno presentare le offerte come per partecipare a una gara d’appalto. In astratto tutti possono competere. Ma chi è stato coinvolto nella studio di fattibilità dovrebbe avere una corsia preferenziale. Naturalmente si potranno aggregare altre industrie, poi ci sarà la catena dei fornitori a valle che saranno coinvolti.

Il ruolo di Leonardo

E per la successiva fase di realizzazione dei velivoli, il prodotto da destinare all’impiego operativo, ci saranno ulteriori stanziamenti, anche in base agli ordini di acquisto che dovrebbero provenire soprattutto dall’Aeronautica militare dei paesi coinvolti. Ancora da decidere la ripartizione del lavoro tra i quattri paesi, in linea di massima dovrebbe essere circa il 25% ciascuno, ma sono possibili oscillazioni. Per questo peseranno sia l’influenza politica sia le capacità tecnologiche e l’efficienza industriale dei contendenti. Per l’Italia in prima fila il gruppo Leonardo.

Anche le industrie specializzate nell’elettronica cercano spazio. Hanno firmato un memorandum d’intesa per cooperare per i sistemi elettronici e sensori del nuovo drone l’italiana Elettronica, la tedesca Hensoldt, la francese Thales e la spagnola Indra.

Abu Dhabi. Khaldoon Al Mubarak, a.d. di Mubadala

L’incognita Piaggio

Sullo sfondo c’è l’incognita di Piaggio Aero (di proprietà emiratina di Mubadala), gruppo in forti difficoltà economico-finanziarie che tuttavia ha sviluppato un’esperienza nei droni con il non fortunato programma P.1HH. Gli emiratini hanno investito centinaia di milioni in Piaggio con risultati economici finora negativi e vogliono recuperare una parte dell’investimento. Sono pronti a mettere sul tavolo tutta la loro influenza, corroborata dalle ingenti risoprse che possono muovere, anche per future commesse alle aziende italiane.

Mobilitata anche la politica. La ministra della Difesa del governo Gentiloni, Roberta Pinotti, ha fatto promesse agli operai in Liguria, il suo collegio elettorale. La partita dei droni è aperta a colpi di scena e sviluppi imprevedibili.