Riva, le accuse dei sindacati tedeschi al re dell’acciaio

Il gruppo siderurgico Riva, non più impegnato nella gestione dell’Ilva di Taranto, macina profitti. Nel 2018 gli utili netti del gruppo sono più che raddoppiati, sono aumentati da 87 milioni a 179,7 milioni di euro, secondo il bilancio consolidato della Riva forni elettrici (Rfe). Il margine operativo lordo è aumentato del 42,2%, da 266,2 a 378,6 milioni. Il fatturato è aumentato del 14,5% a 3,645 miliardi.

Con 20 siti in cinque paesi europei e uno in Canada, l’azienda si dedica alle produzioni storiche del gruppo fondato da Emilio Riva (mancato nel 2014, nella foto in alto), gli acciai lunghi, soprattutto vergella e tondino per cemento armato. L’acquisto dell’Ilva dall’Iri aveva rappresentato una diversificazione nel mercato dei laminati piani, utilizzati soprattutto dall’industria automobilistica, cantieristica, elettrodomestici. La produzione di acciaio di Rfe nel 2018 ha sfiorato i 7 milioni di tonnellate (6,978 milioni, 46mila in più dell’anno precedente), i laminati a caldo sono stati 6,587 milioni di tonnellate (18mila in meno dell’anno precedente).

In Italia l’anno scorso il gruppo ha prodotto 973mila tonnellate di acciaio. La produzione di acciaio è maggiore in Francia (2,4 milioni di tonnellate) e in Germania (2,1 milioni). E con i lavoratori tedeschi è aperta una dura vertenza per il contratto di lavoro.

Salari più bassi del 20-30%

I dipendenti in Germania del gruppo sono in sciopero a oltranza da 13 settimane per chiedere di applicare ai siti di Horath e Treviri il contratto collettivo nazionale di lavoro del settore siderurgico che Riva non applica”, ha detto la sindacalista Francesca Re David, segretaria generale della Fiom-Cgil. “In due delle cinque acciaierie del gruppo Riva in Germania l’azienda italiana non riconosce l’accordo collettivo di settore, determinando l’applicazione di salari più bassi del 20-30% rispetto agli altri stabilimenti”, ha spiegato Re David.

A fine agosto la ministra del lavoro del Land della Renania-Palatinato, Sabine Paetzing, ha scritto una lettera all’amministratore delegato, Claudio Riva, chiedendo di trovare una soluzione al tavolo delle trattative. Ma non c’è stata una conciliazione.

La Fiom ha annunciato iniziative sindacali anche negli stabilimenti italiani a sostegno della battaglia degli operai tedeschi. “E’ inaccettabile che un’azienda italiana non riconosca i diritti e il salario del contratto nazionale mettendo in contrapposizione i lavoratori”, ha aggiunto Re David.

Ex Ilva. Fabio Riva

Pendenze giudiziarie

Una nuova grana per la famiglia Riva, che non ha più la gestione dell’Ilva dal giugno 2013, quando il governo Letta decise di commissariare il gigante della siderurgia nazionale, successivamente ceduto alla multinazionale ArcelorMittal. Restano a carico dei Riva alcune pendenze giudiziarie per la gestione dell’Ilva.

Quel miliardo in Lussemburgo

Fabio Riva, primogenito di Emilio e fratello di Claudio, due mesi fa è stato assolto dal gup di Milano Lidia Castellucci dall’accusa più pesante, bancarotta, legata alla sottrazione di gran parte della liquidità del gruppo Ilva, oltre un miliardo, parcheggiata in una società lussemburghese. La somma nel frattempo era stata restituita dalla famiglia Riva e messa a disposizione della bonifica ambientale dello stabilimento pugliese. Fabio Riva deve rispondere a Taranto fra l’altro di associazione a delinquere per il disastro ambientale nel processo detto “Ambiente Svenduto”.