Di Paola presidente di Aerea, in volo con l’F-35

Incarico nell’industria per Giampaolo Di Paola, uno dei militari italiani più apprezzati a livello internazionale, ex ministro della Difesa nel governo Monti.

L’ammiraglio Di Paola è stato nominato presidente di Aerea Spa, una piccola azienda privata della difesa e aeronautica con sede in Lombardia, che appartiene a Silvano Mantovani. Un imprenditore spesso critico con la burocrazia, l’apparato pubblico, le limitazioni alle esportazioni.

Poteri Deboli lo ha appreso da fonti dell’azienda.

Nella carriera militare Di Paola è stato capo di Stato maggiore della difesa dal 10 marzo 2004 al 12 febbraio 2008 e presidente del comitato militare della Nato dal 13 febbraio 2008 fino al 18 novembre 2011, quando è stato nominato ministro della Difesa. Iincarico durato fino al 28 aprile 2013.

Di Paola è nato a Torre Annunziata nel 1944. Da poco più di un anno era entrato nel consiglio di amministrazione di Aerea, dal 27 maggio 2016, senza deleghe. Adesso è presidente.

L’impegno per l’F-35

Aerea è impegnata in particolare in collaborazioni con l’americana Lockheed Martin per il cacciabombardiere F-35, l’aereo controverso per la complessità della messa a punto e i costi del programma, nel quale è coinvolta anche l’Italia, sia con la partecipazione alla fase di sviluppo (con uno stanziamento di circa un miliardo di dollari) sia con un impegno di acquisto di 90 velivoli.

Il costo dell’acquisto degli aerei è stato più volte aggiornato,, le ultime stime si aggirano sui 15 miliardi di euro nell’arco di almeno 20 anni.

L’adesione italiana è stata decisa nel 1999 dal governo di Massimo D’Alema e confermata nel 2002 dal secondo governo di Silvio Berlusconi.

Il 24 giugno 2002 fu Di Paola, da direttore nazionale degli armamenti, a firmare a Washington il promemoria d’intesa che ha impegnato l’Italia a partecipare al programma F-35. In origine era previsto l’acquisto di 131 cacciabombardieri, per un costo stimato all’epoca di circa 8,5 miliardi di dollari.

Quando era ministro della Difesa, nel governo Monti, in seguito alle polemiche sul costo e sull’utilizzo di questi aerei Di Paola annunciò la riduzione del numero di cacciabombardieri che l’Italia avrebbe comprato, pertanto il numero è sceso da 131 a 90 F-35. E’ stato l’unico taglio nel programma di acquisto di questi aerei, come ha ricordato anche l’ex premier Mario Monti.

Di altri tagli si è parlato in seguito, durante accesi dibattiti in Parlamento e fuori.

Ha parlato di una generica riduzione della spesa anche l’attuale ministro della Difesa, Roberta Pinotti, ma non è stato fatto nulla di concreto. L’acquisto di 90 aerei è confermato. Il programma sta andando avanti, con una certa lentezza e in maniera un po’ clandestina da parte italiana, per via delle polemiche sull’acqusito di armanenti.

Lockheed non è soddisfatta, vorrebbe un impegno maggiore dell’Italia, anche nella partecipazione industriale. Il ministero della Difesa ha finanziato la costruzione di una nuova fabbrica presso l’aeroporto militare di Cameri, vicino a Novara, gestita da Leonardo, l’ex Finmeccanica.

Se l’Italia facesse di più, secondo Lockheed, ci sarebbe più lavoro per Cameri, legato anche allo sviluppo delle vendite di F-35 in altri paesi europei. Le tensioni nei rapporti si spiegano anche perché l’ex Finmeccanica negli ultimi anni, così sosteneva l’allora a.d. Mauro Moretti, preferiva puntare sull’Eurofighter, il cacciabombardiere europeo.

 

Costoso. Il cacciabombardiere F-35

Sul numero di aerei F-35 fin qui ordinati dall’Italia e sulle spese effettive non c’è piena trasparenza. Fonti industriali riferisconon di una dozzina di aerei per i quali l’Italia ha già firmato i contratti vincolanti di acquisto. Tre velivoli sono già stati consegnati all’Aeronautica militare.

Nella relazione degli amministratori sul bilancio 2015 di Aerea, l’ultimo disponibile nella banca dati Cerved, si legge: “Il programma F-35 per la vostra azienda rappresenta il valore più alto sul mercato nazionale dopo quello di Finmeccanica, che peraltro è controllata dallo Stato, e nei confronti della quale la vostra società vanta un rilevante credito”.

Export e superprofitti

Aerea, che nel 2014 ha trasferito la produzione da Milano a una nuova fabbrica a Turate, in provincia di Como, ha aumentato il fatturato negli ultimi anni, dai 29,9 milioni del 2014 è passata a 33,54 milioni nel 2015. La redditività è molto elevata, 5,88 milioni di utile netto nel 2013, 7,23 milioni nel 2014, 7,02 milioni nel 2015. L’export è la quota largamente prevalente, con punte del 90% dei ricavi.

Nei primi mesi del 2016 l’assemblea dei soci ha deliberato la distribuzione di un dividendo straordinario per 20 milioni. Questo _ secondo il bilancio della società _ non ha intaccato la solidità dell’azienda, perché il patrimonio netto è rimasto sopra i 30 milioni.

Mantovani ha detto che Aerea ha ordini per lavorare sull’F-35 per  un miliardo di dollari in 20 anni.

L’azienda lavora anche per Eurofighter, Boeing, Airbus, Northrop Grumman, per il settore elicotteri e aeronautico di Leonardo.

Mantovani, che  di Aerea è amministratore delegato, ha scolpito nella relazione al bilancio 2015 le sue critiche alla burcorazia, che ripete anche negl interventi annuali all’assemblea degli azionisti dell’ex Fi meccanica: “Le imprese in Italia agiscono in un basso grado di libertà operativa. Il complesso dell’apparato pubblico: leggi, regolamenti, circolari, funzionari, unitamente ad altre situazioni oggi riportate dai media, penalizzano la produttività complessiva del paese e di chi in esso opera correttamente. Non si entra qui nel merito della corruzione e delle rendite di posizione altrettanto penalizzanti che compromettono la competitività”.

Chissà se l’ingaggio di Di Paola potrà aiutare Mantovani, oltre che per le strategie, anche nella lotta contro la burocrazia e le lunghe e costose pratiche per autorizzare l’export di materiali per la difesa e armamenti.