Movimenti al Fatto/2 – Vicino accordo di separazione da Santoro

Le loro strade si separano. Da una parte Michele Santoro con la sua società di produzione televisiva e multimediale. Dall’altra il gruppo del Fatto Quotidiano, il giornale diretto da Marco Travaglio, che andrà avanti da solo con un progetto concepito quando fu siglata l’alleanza con Santoro, la televisione, anche se verrà attuato in modo diverso.

I negoziatori sono al lavoro e l’intesa potrebbe essere raggiunta entro la fine del mese, confermano fonti autorevoli vicine alla trattativa. Si ragiona sullo scioglimento delle partecipazioni incrociate. Ognuno si riprenderà il suo.

Zerostudio’s, la società fondata da Santoro nel 2010,  uscirà dall’azionariato del Fatto, nel quale era entrata il 16 maggio 2016 con una quota del 7 per cento. E il Fatto uscirà da Zerostudio’s, della quale è arrivato per gradi a possedere una quota del 46,48 per cento. Questo, nella sostanza, è lo schema che sembra trovare i consensi di tutti. Quello che si deve perfezionare è l’accordo sulle valutazioni, perché le pedine in campo hanno pesi e valori diversi.

C’è una vena di malinconia per il naufragio di un’alleanza che era stata annunciata il 17 maggio 2016. Andiamo a rileggere il comunicato del Fatto: “La società Zerostudio’s (…) ieri ha acquisito il 7% della Società Editoriale Il Fatto. Il passo societario è un preludio importante agli sviluppi futuri della società che prevedono la creazione di un laboratorio televisivo anche sul web a cura di Michele Santoro.”

E invece gli sviluppi non ci sono stati, a parte la collaborazione per l’inserto settimanale “Buono”, dedicato al cibo e agli chef, esauritasi nel 2016. Nella scorsa stagione televisiva Santoro è tornato sulla Rai – senza Travaglio – con le quattro puntate di “Italia”, le sei puntate di “Animali come noi” di Giulia Innocenzi, la proiezione del suo film Robinù, il documentario “C’è qualcuno – la tragedia di Rigopiano”, il suggello finale di “M”, con l'”intervista” ad Adolf Hitler.

Le divergenze sul Referendum

La divergenza tra Santoro e Travagliosi è acutizzata a ridosso del referendum costituzionale del 4 dicembre 2016. Travaglio schierato per il no, autore anche di un libro di successo e connesso spettacolo teatrale (“Perché no”). A proposito del quotidiano Santoro ha chiesto “più distinzione tra la descrizione della realtà e le posizioni politiche, comprese quelle vicine al Movimento 5 Stelle”.

In un’intervista al Foglio del 26 novembre 2016 Santoro ha detto: “Non trovo strano che Marco Travaglio abbia schierato il Fatto a favore del no. Trovo tuttavia imbarazzante che tutto il giornale, fin dentro ai necrologi, sia schierato per il No. In ogni sua riga. E’ ridicolo. Trovo imbarazzante possedere delle quote di un giornale senza sfumature, che non ha dubbi, costruito in questo modo. Ne parleremo, credo, dopo il referendum”.

Trattativa in dirittura d’arrivo

I due gruppi, Il Fatto e Zerostudio’s, stanno negoziando uno scioglimento delle partecipazioni congiunte, come anticipato ieri da Poteri Deboli.” “Stiamo in dirittura. Stiamo facendo le valutazioni corrette, per fare tutto correttamente e con coerenza. Vogliamo che le società siano liberate”, spiega Cinzia Monteverdi, amministratore delegato del Fatto e azionista del quotidiano dalla fondazione (con il 16,26%, la stessa quota è detenuta dall’ex direttore Antonio Padellaro, ora presidente).  “Abbiamo fatto queste partecipazioni incrociate con l’intenzione di avviare un progetto comune. Se questo progetto comune non c’è più, se non condividiamo più un progetto, le partecipazioni vanno risolte.”

I tempi dovrebbero essere molto rapidi: “Pensiamo di chiudere entro la fine del mese, sicuramente prima delle ferie”, dice Monteverdi.

Fondatori. I fondatori del Fatto Antonio Padellaro, Cinzia Monteverdi, Peter Gomez, Marco Travaglio con Laura Urbinati (al centro)

Quanto valgono i pacchetti azionari

I pacchetti azionari da scambiare hanno valori diversi, secondo i bilanci che indicano il costo di acquisto. La quota di Zerostudio’s pari al 7% del Fatto è stata pagata 875.000 euro, secondo i dati pubblicati nel bilancio della società di cui Santoro è azionista con poco più del 52 per cento. Viceversa il Fatto ha sborsato complessivamente 1,483 milioni per acquisire il 46,48% di Zerostudio’s, di cui 915.000 l’anno scorso attraverso un aumento di capitale, in coincidenza dell’ingresso di Santoro nel Fatto. Guardando solo la nudità delle cifre, si potrebbe anche dire che le munizioni utilizzate da Zerostudio’s per comprare le azioni del Fatto le ha fornite il gruppo editoriale con quanto versato nell’aumento di capitale.

Sulle valutazioni l’a.d. del Fatto osserva: “Siamo molto sereni. Quando abbiamo ricomprato le azioni proprie del Fatto da alcuni soci nel 2016 abbiamo fatto una valutazione interna, è stata una trattativa interna. Abbiamo valutato l’intero capitale della società 12,5 milioni. Adesso per me la società vale di più, perché c’è stata una diversificazione con il progetto della televisione. Avevamo chiesto a Matteo Arpe. Aveva stimato che per una valutazione sul mercato esterno la società valesse da un minimo di 15 milioni fino a 18-20 milioni. Oggi i numeri sono solo migliorati. Stiamo facendo una valutazione interna“.

Punti in comune negli organi societari

Del resto, malgrado le divergenze sulla linea editoriale del Fatto, tra le due società a livello amministrativo ci sono diversi punti in comune. Per esempio due componenti su tre del collegio sindacale di Zerostudio’s sono gli stessi del Fatto (il presidente Niccolò Abriani e Fabio Fortini), l’a.d. del Fatto, Cinzia Monteverdi, è anche nel consiglio di amministrazione di Zerostudio’s, di cui è stata presidente fino al 30 marzo scorso e amministratore delegato fino a poco più di un anno fa.

Scambio di azioni alla pari

Poteri Deboli ha chiesto: un possibile punto d’incontro potrebbe essere uno scambio dei pacchetti azionari alla pari, senza conguagli e senza giri di soldi da una mano all’altra? “Sì. I valori delle società sono differenti ma essendo diverse le quote potrebbe essere davvero scambio alla pari”, risponde Monteverdi, che parla a questo proposito di “permuta”. 

Se le cose dovessero andare a posto così, sarebbe l’Editoriale Il Fatto a riprendersi il 7% di proprie azioni, il pacchetto andrebbe a sommarsi al 9% comprato l’anno scorso da alcuni azionisti che hanno monetizzato. Dall’altra parte sarebbe Santoro a ricomprarsi il 46,48% di Zerostudio’s.

Banchiere. Matteo Arpe, amministratore delegato del gruppo Sator

 

Santoro: “E’ una separazione fatta con spirito di amicizia”

Interpellato, Michele Santoro conferma che un’intesa è alla portata, ma non entra nel merito delle valutazioni: “E’ una separazione consensuale fatta con grande spirito di amicizia”.

Se la decisione finale sarà uno scambio dei due pacchetti azionari allo stesso valore, senza conguagli monetari, il maggior valore del Fatto rispetto a Zerostudio’s rifletterà anche il valore del lavoro di progettazione comune per la tv fatto da Santoro, tra cui la scelta dello studio e di alcune persone da dedicare al progetto, tra le quali ci sono ex risporse di Zerostudio’s.

E se l’accordo non venisse raggiunto?

Se non si dovesse chiudere cercheremo un’altra soluzione per il 7% del Fatto posseduto da Zerostudio’s”, osserva Monteverdi. “Potrebbe essere anche un azionista del Fatto che rilevi la quota di Zerostudio’s. Oppure si potrebbe pensare anche a un partner per il progetto televisivo. Ma rimarrebbe comunque la questione del nostro 46,48% in Zerostudio’s. Quello che è certo è che Il Fatto non comprerà azioni proprie se non si chiude la permuta”.

Le assemblee degli azionisti

Alcune riunioni decisive sono previste nei prossimi giorni, con le assemblee degli azionisti delle due società. Un passaggio chiave sarà l’assemblea degli azionisti del Fatto, visto che non c’è un azionista che da solo abbia la maggioranza del capitale. Poi si dovrà andare dal notaio.

Da settembre ognuno libero sulla sua strada. Michele Santoro la prossima stagione sarà di nuovo sulla Rai (su Rai 3), ha annunciato la tv pubblica. Il format però ancora non è stato definito, si dovrebbe capire qualcosa di più a settembre.

La tv del Fatto “non sarà la tv di Travaglio”

Il Fatto è pronto a lanciare la sua tv. Non sarà lo stesso progetto coltivato da Santoro. “Il nostro progetto parte con autonomia e ha come canali Facebook e una applicazione apposita, che sarà possibile scaricare dal 3 ottobre”, spiega l’a.d. del Fatto. “L’applicazione consnetirà di vedere la nostra tv pagando un abbonamento, come si fa con Netflix”, certo su scala più ridotta.

Secondo voci ci sarebbero trattative con alcune emittenti, da Discovery Channel, Sly, forse La7. “Non sono nelle condizioni di poter diffondere notizie in merito alle emittenti interessate”, dice Monteverdi. Certo sono esclsue Rai e Mediaset.

Qual è l’investimento per la tv nella prossima stagione? “C’è del personale interno già in forza alla web tv che verrà impiegato nella tv. L’investimento previsto _ spiega Monteverdi _ è di un milione di euro su due anni e tiene conto dei costi strutturali già in forza alla società e distaccati sul progetto Faremo vari format. Vogliamo fare un intrattenimento intelligente, diversificare rispetto al Fatto per i contenuti. Per intenderci non sarà la tv di Travaglio”.