Lo stipendio d’oro di Descalzi all’Eni

Il cane a sei zampe quando si guarda la busta dell’amministratore delegato diventa il cane a sei zeri. Il 2018 è stato un anno d’oro per Claudio Descalzi, il manager dell‘Eni che nel 2014 è stato nominato amministratore delegato dal governo Renzi e tre anni dopo confermato dal governo Gentiloni.

Lo stipendio monetario ricevuto da Descalzi è pari a 5,963 milioni di euro, al lordo delle tasse e contributi previdenziali e sanitari. Un bell’aumento, il 34,8 per cento in più, rispetto al 2017, quando Descalzi aveva incassato 4,423 milioni. Sempre una bella somma.

Doppio bonus

La busta paga dell’a.d. e direttore generale del gruppo energetico è composta da una parte fissa di 1,6 milioni e da una quota variabile di 4,316 milioni: si tratta del bonus per i risultati, in parte è l’incentivo annuale 2018 (quasi 2 milioni), in parte sono gli incentivi di lungo termine triennali attribuiti nel 2015 (2,32 milioni) che vengono incassati negli anni successivi. Così come altri incentivi legati al 2018 sono differiti agli anni successivi. Oltre a questo ci sono 20.300 euro di indennità per le trasferte, in ambito nazionale e all’estero.

I conti dell’Eni

Nel 2018 i risultati dell’Eni sono migliorati, grazie all’incremento del 31% del prezzo medio del petrolio, il Brent è arrivato a 71 dollari al barile, rispetto ai 54,27 dollari del 2017 e 43,59 dollari del 2016. Il prezzo medio espresso in euro è aumentato del 25,2%, da 48 a 60 euro al barile. Secondo i dati approvati dal cda dell’Eni, i ricavi consolidati del gruppo sono aumentati da 66,9 a 75,8 miliardi di euro, l’utile operativo è cresciuto da 8 a 9,98 miliardi, l’utile operativo rettificato è migliorato da 5,8 a 11,24 miliardi. L’utile netto di competenza dichiarato in bilancio è salito da 3,37 a 4,13 miliardi. I debiti finanziari netti sono diminuiti da 10,92 a 8,29 miliardi. Il dividendo proposto per gli azionisti risale un po’, da 80 a 83 centesimi per azione.

A livello aziendale per Descalzi sembra che le cose stiano andando bene. Quest’anno il prezzo del petrolio è diminuito, ma il gruppo ha pronto un piano di acqusito in Borsa di azioni proprie per 400 milioni di euro che potrebbe tonificare le quotazioni in Borsa, dove l’Eni ha perso lo smalto di un tempo.

Il processo per corruzione e gli affari della moglie

Se poi Descalzi riuscisse a dissipare le ombre sul suo operato, dalle accuse di corruzione internazionale nel processo a Milano per il sospetto del pagamento di tangenti per 1,1 miliardi di dollari in Nigeria (l’accusato principale è il precedente a.d., Paolo Scaroni, con il faccendiere Luigi Bisignani) ai sospetti di affari tra l’Eni e società offshore riconducibili a sua moglie, Marie Madeleine Ingoba, nata in Congo, l’a.d. dell’Eni potrebbe dire di aver fatto Bingo. Il secondo mandato di Descalzi scade tra un anno. E, salvo terremoti, a decidere sul suo futuro saranno Matteo Salvini e Luigi Di Maio.

 

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