Cosa resta della grande Finmeccanica: solo Leonardo

Non è cambiato solo il nome. C’era una volta la grande Finmeccanica. Adesso c’è Leonardo.

La trasformazione da Finmeccanica in Leonardo è oggetto di un’inchiesta che il mensile di riferimento del settore, “Aeronautica & Difesa”, comincia con il fascicolo di settembre, in edicola da oggi, e che continuerà nei mesi successivi. Con questa inchiesta “il giornale intende analizzare, oltre a cosa abbia determinato l’involuzione dell’azienda negli ultimi anni, quali strategie potrebbero essere messe in atto se l’azionista di riferimento, il ministero dell’Economia retto da Pier Carlo Padoan, e i suoi principali interlocutori pubblici nazionali, il ministero della Difesa di Roberta Pinotti e quello dello Sviluppo economico di Carlo Calenda, vorranno mantenere questo asset italiano dell’aerospazio, della difesa e dell’alta tecnologia o se invece stiamo assistendo a una silenziosa destrutturazione”, spiega il direttore, Claudio Tatangelo.
Il 24 agosto sono scaduti i cento giorni che il nuovo amministratore delegato, Alessandro Profumo, aveva detto di volersi riservare per valutare e decidere le scelte che caratterizzeranno il suo mandato triennale.
Di seguito l’anteprima di alcuni passaggi dell‘intervista che ho rilasciato a Claudio Tatangelo. Una parte è dedicata all’analisi della prima semestrale presentata dal nuovo a.d. Profumo.
Partiamo da un confronto tra il 2010, l’ultimo bilancio firmato sotto la piena responsabilità di Pier Francesco Guarguaglini, che ha guidato il gruppo per oltre nove anni, e il 2016, l’ultimo dei tre bilanci di Mauro Moretti. Prima Finmeccanica aveva una presenza internazionale di rilievo e in crescita, pur non essendo esente da problemi. Adesso il gruppo si è ridimensionato e ha perso posizioni a livello internazionale, sia nei ricavi sia nelle acquisizioni di ordini.

D: Dragoni, come valuti le prime mosse di Profumo?

R: L’ex banchiere ha già fatto capire come si muoverà, prima della scadenza dei fatidici “cento giorni”. Ho l’impressione che questa sia una frase tattica per lavorare con minori interferenze in una fase in cui ha detto di aver ricevuto “più consigli e suggerimenti di un allenatore della nazionale di calcio”.

Banchiere ai comandi. Alessandro Profumo, amministratore delegato di Leonardo dal 16 maggio scorso

D: Ritieni che le decisioni più importanti siano già state prese?

R: L’a.d. ha già scelto alcuni collaboratori chiave e ci sono indicazioni sulla strategia. Profumo ha fatto capire che non cederà la partecipazione del 25% di Leonardo nella società missilistica Mbda. Moretti voleva venderla, allettato dalle avance dei francesi e comprarsi la maggioranza di Atr. La dismissione di Mbda avrebbe indebolito l’industria italiana della difesa, soprattutto nel settore navale. Ma sarebbe stato un grosso rischio anche prendersi la maggioranza di Atr.

D: E la scelta delle persone?

R: Il fatto più eclatante è che appena Profumo si è insediato se n’è andato Fabrizio Giulianini, uno dei maggiori esperti di difesa nel gruppo, che era stato un potenziale candidato al ruolo di a.d. e probabilmente si aspettava una posizione di direttore generale che Profumo non gli ha offerto. Profumo intende creare una struttura commerciale centrale per promuovere le vendite, avrà notato il calo degli ordini negli ultimi tre anni. Si racconta che Moretti, proveniente dal monopolio delle Ferrovie, considerasse la funzione commerciale poco importante, se non inutile. Una presenza commerciale più efficace è necessaria. Da sola però non può risolvere i problemi se il gruppo non sviluppa buoni prodotti e a prezzi competitivi o non ha i partner giusti per affermarsi all’estero.

Nove anni. L’ex presidente e a.d. di Finmeccanica, Pier Francesco Guarguaglini, con la moglie Marina Grossi

D: Come sono le cifre di Leonardo oggi rispetto a Finmeccanica qualche anno fa?

R: E’ evidente il ridimensionamento. E’ indicativo un confronto tra il 2016 e il 2010, l’ultimo bilancio firmato da Pier Francesco Guarguaglini. Con i successori è cominciato l’indebolimento. Non è più stato chiaro quale fosse la strategia industriale. Giuseppe Orsi, messo dalla Lega, aveva in  testa praticamente solo gli elicotteri, in meno di due anni è stato azzoppato dall’indagine giudiziaria e dall’arresto per l’accusa di corruzione per una commessa in India. Quindi l’ex direttore finanziario Alessandro Pansa è durato solo 15 mesi, si è concentrato sugli aspetti finanziari, ha dato il via al piano industriale che prevedeva la dismissione delle aziende ferroviarie e un nuovo modello organizzativo. Sono le decisioni che poi ha attuato il “ferroviere” Moretti con la vendita di Ansaldo Sts e AnsaldoBreda e la One Company. In sostanza per più di sei anni al vertice del gruppo non si è ragionato su strategie industriali di lungo termine nell’aerospazio e difesa, ma su aspetti di tipo organizzativo o di potere, ci fu anche lo scontro tra l’a.d. Orsi e Pansa che era direttore generale.

D: Nel confronto internazionale com’è la posizione del gruppo?

R: C’è stata una retrocessione. Nel 2016 nella graduatoria per ricavi fatta da Deloitte Leonardo ha perso una posizione, è passata dall’undicesimo al dodicesimo posto nel mondo, scavalcata dalla francese Thales. Nel 2011 l’ex Finmeccanica era nona al mondo nella classifica per ricavi.

Ferroviere. Mauro Moretti (a destra), a.d. di Finmeccanica e Leonardo dal 2014 al 2017, dopo una vita alle Ferrovie

Intanto Moretti, dopo essere stato congedato dal ministero dell’Economia con una buonuscita di 9,44 milioni di euro lordi e in più con la disponibilità di un’automobile con autista pagati da Leonardo, si è rivisto in pubblico pochi giorni fa a Rimini, al “Meeting” di Comunione e liberazione. Moretti è pronto per altri incarichi. Aveva puntato anche alla guida di Telecom, dopo il disarcionamento di Flavio Cattaneo. Probabilmente non sarà questo il suo approdo. Ma di sicuro i problemi lasciati a Leonardo sono dietro le spalle del “ferroviere”.