Nomine, l’altro karaoke di Meloni, Salvini e B.

di Gianni Dragoni (Il Sole 24 Ore)

Le nomine nelle grandi società pubbliche sono allo sprint finale. Per Banca Mps, la Cenerentola delle “sette sorelle” del Mef, il governo ha meno di due settimane di tempo per definire e pubblicare la lista dei candidati al nuovo cda. Per Eni, Enel, Leonardo e le altre grandi società di primo livello c’è più tempo, le liste dovrebbero essere pubblicate all’unisono entro i primi giorni di aprile.

Le date: 26 marzo e 3 aprile

Secondo fonti autorevoli il governo procederà in due tempi. Prima verrà definito il nuovo cda della banca di Siena. L’assemblea per le nomine e il bilancio è convocata per il 20 aprile, pertanto per preparare la lista, che deve essere ufficializzata almeno 25 giorni prima, c’è tempo fino a domenica 26 marzo. Per le altre società il governo dovrebbe prendersi più tempo. L’assemblea successiva è quella dell’Enav, fissata per il 28 aprile: in questo caso il termine di 25 giorni prima scade lunedì 3 aprile e molti ritengono probabile che questa scadenza verrà rispettata anche per depositare tutte le liste dei candidati al vertice di Eni, Enel, Leonardo, Terna e Poste, anche se queste ultime faranno l’assemblea per le nomine nella prima metà di maggio. La prima tra le “big” sarà Poste, l’8 maggio, come Leonardo che ha convocato i soci per l’8 in prima e il 9 maggio in seconda adunanza _ quindi sulla carta ci sarebbe tempo per depositare queste liste fino a giovedì 13 aprile, subito dopo Pasqua. Le assemblee di Eni ed Enel sono fissate in unica convocazione per il 10 maggio. Terna ha indicato una data compresa tra l’8 e il 15 maggio, il giorno preciso non è ancora stato fissato.

Anima. Patrizia Grieco, candidata presidente

Grieco da Mps alla presidenza di Anima

Su Mps il governo deve decidere se confermare l’a.d. Luigi Lovaglio, arrivato nel febbraio 2022 dal Credito Valtellinese. Si libera la poltrona di presidente: Patrizia Grieco, voluta dal Pd, tre anni fa dopo essere stata presidente dell’Enel per sei anni, non sarà confermata. Per lei è pronta una  nuova poltrona, è candidata alla presidenza di Anima, fondo di gestione del risparmio quotato in Borsa che ha in portafoglio 170 miliardi. L’assemblea di Anima è fissata per il 21 marzo e le candidature sono già state depositate. Grieco apre la lista dei candidati di Banco Bpm, il primo azionista con il 20,62% del capitale.

L’intesa Poste-Caltagirone

Sulla nomina di Grieco al vertice di Anima c’è l’accordo anche di Poste, secondo azionista con l’11%, che ha stipulato un’intesa con il potentissimo Francesco Gaetano Caltagirone, fresco azionista di Anima con il 3% circa. “Calta” è il costruttore ed editore (Il Messaggero, Il Mattino, Il Gazzettino e altre testate) considerato l’uomo più liquido d’Italia, con circa due miliardi di liquidità. Il suo patrimonio è stimato da Forbes in 3,8 miliardi di dollari, cifra che lo colloca al numero 738 nella classifica dei Paperoni del pianeta.

Liquido. Il costruttore Francesco Gaetano Caltagirone

Il paracadute di Del Fante

L’a.d. di Poste, Matteo Del Fante, è in scadenza, dopo aver fatto due mandati, più un mandato di tre anni alla guida di Terna, dove lo proiettò nel 2014 Matteo Renzi. La poltrona di Poste è considerata disponibile, tuttavia Del Fante, manager ex Cdp che ha fatto carriera con il supporto di Pd (Renzi e poi Gentiloni) e M5S (Poste sfornò in tempi rapidissimi la tesserina gialla per avere il reddito di cittadinanza, nel primo governo Conte), sta lottando per rimanere anche con il governo di destra. Diversi giornali, innaffiati dalle campagne pubblicitarie di Poste, gli attribuiscono chance di conferma. Intanto Del Fante si è procurato un paracadute. Il governo Draghi lo ha nominato presidente della società Giubileo 2025, che gestirà appalti importanti. Del Fante è in tandem con il suo numero due, Giuseppe Lasco, condirettore generale di Poste, ex sottufficiale della Guardia di finanza che si è costruito una rete di relazioni di tutto rispetto a 360 gradi. Se Del Fante salta, Lasco sarebbe un candidato alla poltrona di a.d. di Poste, ma si muove anche per altre poltrone, da Terna, dove è già stato proprio con Del Fante, all’Enav.

Confermato. Descalzi (primo da destra)

Su Eni ed Enel decide solo Giorgia

Il piatto forte della scorpacciata che la destra-destra si accinge a fare è rappresentato da Eni ed Enel. Il dossier si è infuocato, perché la Lega ha alzato il tiro, non vuole che “Giorgia” incasso tutto il bottino. Questo il senso della dichiarazione della Lega del 20 febbraio: «Anche Eni ed Enel devono cambiare profondamente le loro politiche, serve un cambio di passo». In realtà il partito di Matteo Salvini punta ad almeno una poltrona di peso di amministratore delegato in una delle sette sorelle. Poiché la presidente del Consiglio vuole riservarsi le due grandi (e ricche) società dell’energia, per la Lega si potrebbe aprire la possibilità di esprimere l’a.d. di almeno una società tra Leonardo, Poste o Terna, mentre è da tutti considerata una casella minore la guida dell’Enav, la più piccola tra le sette quotate sotto nomina.

Abbuffata. La presidente del Consiglio, Giorgia Meloni

Miracolo Descalzi

Quasi tutti i vertici in scadenza verranno sostituiti. Gli a.d. sono stati nominati tutti con il placet del Pd, un paio dai Cinque stelle. Per l’Eni i giochi sembrano fatti e dovrebbe salvarsi Claudio Descalzi, a.d. dell’Eni da maggio 2014: era d.g., numero due di Paolo Scaroni, fu promosso da Matteo Renzi, confermato da Paolo Gentiloni tre anni dopo e da Giuseppe Conte nel 2020. Tre anni fa la conferma di Descalzi, inseguito da guai giudiziari che andavano dalla Nigeria al Congo, era stata in bilico, ma il M5S non affondò la stoccata contro il manager milanese. Adesso, a 68 anni compiuti il 27 febbraio, è considerato intoccabile ed è pronto all’investitura del quarto mandato per guidare la più importante società italiana (e tra le più generose a innaffiare di pubblicità giornali e televisioni). Il perché non si sa. Insieme a Meloni Descalzi è andato in giro per paesi del NordAfrica guidati da dittatori, come aveva fatto con il precedente premier Mario Draghi e con l’ex ministro degli Esteri “Giggino” Di Maio, per procurarsi nuovi contratti di approvigionamento di gas per sostituire quello russo, nessuno però ha spiegato a quale prezzo. L’Eni può dirci quanto pagheremo questo gas? E senza Descalzi non ci sarebbe più gas per l’Italia?

Il processo in Nigeria e gli affari in Congo

Descalzi è uscito indenne dal delicato processo per maxi-corruzione in Nigeria in cui era imputato anche Scaroni, ma è finito sotto indagine anche per potenziali conflitti d’interesse con la moglie congolese Marie Magdalena Ingoba per affari dell’Eni proprio nel paese della consorte. La Procura di Milano l’8 febbraio ha chiesto l’archiviazione. Se si escludono i risultati del bilancio 2022, drogati dall’esplosione del prezzo del gas e del petrolio per la guerra della Russia in Ucraina, non si può dire che la gestione Descalzi abbia dato grandi soddisfazioni agli azionisti dell’Eni, tra i quali ci sono molti fondi anglosassoni. Il controllo però è del ministero dell’Economia, che possiede il 4,34% direttamente e un ulteriore 25,76% attraverso la Cassa depositi e prestiti. Alla presidenza ci sarà un ricambio, la stimata giurista Lucia Calvosa era stata designata dal M5S e aveva lasciato il cda della società editrice del Fatto quotidiano (Seif) prima di insediarsi nel palazzo dell’Eur.

Colle. Sergio Mattarella

L’Enel e gli affari a Mosca

Il 10 maggio, insieme all’assemblea dell’Eni ci sarà quella dell’Enel, la società elettrica controllata dal Mef con il 23,59 per cento. Voci unanimi danno in uscita l’a.d. Francesco Starace, in sella come il coetaneo Descalzi dal 2014. Starace ha modificato il profilo dell’Enel, ha investito risorse importanti nelle energie rinnovabili e ha ottenuto buoni risultati industriali. Il gruppo sconta un elevato indebitamento, è in corso una riduzione anche con una campagna dismissioni, il rialzo dei tassi ha molto indebolito la quotazione in Borsa. Il destino di Starace sembra segnato. Non piaceva al governo Draghi, per la gestione di alcuni interessi dell’Enel in Russia (dove il fratello è ambasciatore) che Starace ha cercato di proteggere dopo che, nel gennaio 2022, era scattato l’ordine di Palazzo Chigi di non tenere rapporti con Mosca, antipasto delle sanzioni contro Vladimir Putin per la guerra in Ucraina.

Quirinale irritato con Starace

La gestione della vicenda russa avrebbe provocato irritazione fino al Quirinale. Per la poltronisssima dell’Enel il grande favorito è Stefano Donnarumma (nella foto in alto con Valentina Bosetti, presidente di Terna), catapultato in primo piano grazie alla giunta dei Cinque stelle di Virginia Raggi, che il 3 maggio 2017 lo nominò a.d. della municipalizzata Acea. Nel maggio 2020 con il governo Conte sostenuto dal Pd per Donnarumma c’è stato il salto alla guida di Terna. Donnarumma, che può vantare risultati positivi nelle aziende che ha guidato, ha un grande merito agli occhi di Giorgia: è saltato sul carro della destra molto prima della vittoria elettorale, già il 30 aprile 2022 ha partecipato alla conferenza programmatica di FdI a Milano insieme a Meloni.

In marcia. Flavio Cattaneo

Dove va Cattaneo

Un altro nome che circola per la guida dell’Enel o, come piano B per altre società, per esempio le Poste, è un candidato di lusso, Flavio Cattaneo, vicepresidente esecutivo e socio di Italo. Il manager di Rho è atterrato nella città della Grande bellezza nel 2003, a 39 anni, scelto dal governo di Silvio Berlusconi come d.g. della Rai, amico di Ignazio La Russa e Paolo Berlusconi. Cattaneo, marito dell’attrice Sabrina Ferilli, è stato per nove anni a.d. di Terna (2005-2014), società nata da una costola dell’Enel. Il 31 marzo 2016 è stato nominato a.d. di Telecom Italia, dalla quale si è congedato il 21 luglio 2017 con una buonuscita di circa 25 milioni di euro (lordi): quasi due milioni per ogni mese al vertice del malandato gruppo telefonico, ancora senza pace. Ogni volta che è stato chiamato in causa Cattaneo ha negato di avere interesse ad altre cariche al di fuori di Italo, ma a questo giro, con Larussa presidente del Senato, potrebbe esserci una chiamata. Quanto a Italo, ci sono voci di una possibile vendita, si è parlato di un interesse dell’armatore Gianluigi Aponte, che un anno fa si era proposto anche per Ita insieme a Lufthansa.

Fedelissimo. Paolo Scaroni con Silvio Berlusconi

Le mire di Scaroni

Secondo alcune voci per la presidenza dell’Enel la Lega spingerebbe Scaroni, manager che ha fatto carriera nel pubblico con i governi Berlusconi, tre anni a.d. dell’Enel (2002-2005) e nove anni alla guida dell’Eni (2005-2014). Oggi Scaroni è presidente del Milan e vicepresidente di banca Rothschild Italia. Altre fonti riferiscono però che il manager vicentino assiduo frequentatore di Cortina (è uno dei soci di spicco dello Sci 18, una sorta di circolo Aniene delle Dolomiti ) punterebbe alla presidenza di Leonardo, l’ex Finmeccanica. Già in passato Scaroni era stato incluso tra i candidati alla guida del gruppo delle armi, difesa e aerospazio.

L’uscita di Profumo

Da piazza Monte Grappa è’ in uscita dopo sei anni Alessandro Profumo, ex banchiere voluto dal Pd (Gentiloni) e confermato nel 2020 da Pd e M5S (Di Maio), ancora inseguito dai processi per la sua vecchia attività. Il 31 marzo comincerà il processo d’appello per la vicenda della contabilizzazione di 5 miliardi di derivati di Mps come Btp, in primo grado il tribunale ha condannato Profumo e l’ex a.d. Fabrizio Viola a sei anni di reclusione per falso in bilancio.

Leonardo. L’a.d. Alessandro Profumo (secondo da destra)

La partita su Leonardo

Per la carica di a.d. di Leonardo il favorito è Lorenzo Mariani, manager del gruppo che dal settembre 2020 è al vertice della partecipata Mbda, la società missilistica europea (gli altri soci sono Airbus e Bae Systems) cresciuta molto negli ultimi tre anni. Gli ottimi risultati industriali e finanziari di Mbda e la crescita della liquidità nel 2022 hanno dato una spinta importante ai conti di Leonardo e alla riduzione dell’indebitamento netto del gruppo. Mariani è il candidato sostenuto da Guido Crosetto, ministro della Difesa e già presidente dell’Aiad, l’associazione delle industrie del settore difesa. Alcuni osservatori hanno notato che, poiché Giorgia vuole decidere da sola su Eni ed Enel, Crosetto avrebbe fatto un momentaneo passo indietro nella partita nomine su Leonardo, perché gli alleati di governo non accettano l’en plein di Fratelli (e sorelle) d’Italia. La Lega cerca di inserirsi in questo potenziale spazio con un proprio candidato. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti appoggia Gian Piero Cutillo, capo della divisione elicotteri che è concentrata in provincia di Varese (e il fratello di Giorgetti è un dirigente). Ma sono al lavoro anche i proconsoli di Giorgia, il cognato Francesco Lollobrigida, che è ministro dell’Agricoltura, e Giovanbattista Fazzolari, sottosegretario a Palazzo Chigi, che vagliano cv anche di altri candidati. I cacciatori di teste incassano le parcelle dal Mef ma sono solo una foglia di fico. Inoltre è risaputo che a Meloni piacerebbe nominare l’ex ministro Roberto Cingolani a.d. di Leonardo, di cui è tornato a fare il dirigente (era il Cto prima di andare nel governo Draghi) e a incassare uno stipendio che 4-5 volte quello di ministro. Come detto, però, Salvini e Berlusconi non accetterebbero che Giorgia facesse cappotto sulle nomine.

Mbda. Lorenzo Mariani

Armani respinto da via della Scrofa

All’esito della partita Leonardo verrà presa una decisione sulla guida di Poste, Terna ed Enav. La novità è che Gianni Armani, ex a.d. dell’Anas e già alla guida di Terna Italia, ha visto respingere le sue richieste di appoggio della destra per andare alla guida di Terna. Quando è andato in via della Scrofa a chiedere protezione, facendo pesare il fatto che il padre, Pietro, è stato deputato di An, dopo una lunga militanza nel Pri per il quale era stato 22 anni nel cda dell’Iri, si è sentito rispondere dai maggiorenti di Fdi che quando fu nominato a.d. dell’Anas il presidente del Consiglio era Gentiloni e il ministro dei Trasporti Graziano Delrio. “Se vuoi una poltrona è a loro che dovresti rivolgerti”. Questo, in sostanza, l’invito che gli è stato rivolto. Armani jr. è a.d. dell’Iren, non è in scadenza ma corre voce che non sia gradito ai Comuni del NordOvest che comandano in Iren (Torino, Genova, Reggio Emilia).

Una donna per Giorgia

Per la guida di Poste e Terna, come per l’Enav, potrebbe arrivare un outsider dal curriculum di prestigio. Alla presidenza di Poste potrebbe andare Giuseppe Zafarana, comandante generale della Guardia di finanza, con l’incarico in scadenza tra pochi mesi. In una di queste società potrebbe anche andare una donna. Una potenziale candidata per Terna o Enav è Giuseppina Di Foggia, a.d. di Nokia Italia. L’8 marzo Meloni ha detto che le piacerebbe nominare la prima donna a.d. di una società pubblica. «La sfida non è su quante donne siedono in un consiglio di amministrazione, la sfida è su quando avremo il primo amministratore delegato donna di una società partecipata statale. Ve lo annuncio: è uno degli obiettivi che mi do».  Se ci riuscisse, non sarebbe comunque la prima donna. C’è il precedente di Roberta Neri, la manager che il governo Renzi nel 2015 nominò a.d. dell’Enav e fu confermata da Gentiloni nel 2017, rimasta in carica fino al 2020.