Nomine, tra il caso Leonardo e la gaffe di Trenitalia

di Gianni Dragoni (Il Sole 24 Ore)

Il caso Leonardo e la gaffe di Trenitalia tengono banco. La partita delle nomine è all’ultima curva, è il momento in cui si calano le carte tenute nascoste e arrivano i colpi bassi. Anche alcune scelte che sembravano fatte possono essere rimesse in discussione. Tutte tranne una, la conferma di Claudio Descalzi ad amministratore delegato dell’Eni (primo da destra nella foto in apertura) per quello che sarebbe il quarto mandato consecutivo.

De Benedetti: “è il governo dell’Eni”

Il fisico milanese è in sella dal 9 maggio 2014, fu promosso dal governo di Matteo Renzi da numero due di Paolo Scaroni, il potentissimo manager insediato da Silvio Berlusconi nel 2005 (dopo un triennio alla testa dell’Enel) che adesso aspira a una poltrona pesante di presidente in un gruppo di primo piano: potrebbe andare all’Enel, anche se il suo desiderio sarebbe l‘ex Finmeccanica, il gruppo delle armi e dell’aerospazio che alcuni chiamano Leonardo da quando, 1° gennaio 2017, ci fu il cambio di nome nella non felice stagione di Mauro Moretti. Giorgia Meloni vuole confermare Descalzi per ragioni che non sono state spiegate, se non, per usare la definizione di Carlo De Benedetti,perché questo “è il governo dell’Eni”.

“Governo dell’Eni”. Carlo De Benedetti

I viaggi in Africa con SuperMario e Giorgia

Descalzi ha condotto per mano per i paesi africani ricchi di idrocarburi prima Mario Draghi e poi “Giorgia”, nel marzo 2022 il capodelegazione è stato perfino Giggino Di Maio, in Congo e Angola, perché “SuperMario” era ammalato (almeno ufficialmente). Viaggi finalizzati a trovare il gas che l’Italia non vuole più importare dalla Russia, alla quale _ ricordiamo per chi non avesse memoria _ l’Eni si legò in maniera molto stretta quando Berlusconi era a Palazzo Chigi e Scaroni all’Eni. Nessuno sa quanto l’Italia pagherà le nuove forniture oggetto degli accordi annunciati con enfasi con Algeria (addirittura due annunci per lo stesso accordo) e Libia, certo costerà più del gas russo dice una fonte che conosce bene gli affari dell’Eni, ma pare che questo non importi a nessuno.

I processi per corruzione

Assolto insieme a Scaroni dal processo per una maxi-corruzione in Nigeria, Descalzi si è guadagnato l’aura dell’insostituibile, come se l’Eni non avesse una schiera di manager che conoscono il mondo del gas e del petrolio. Il governo non dà peso all’altro procedimento penale a carico di Descalzi, quello per affari del gruppo in Congo, il paese della moglie, Marie Madeleine Ingoba. L’8 febbraio la Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione per il procedimento Eni-Congo a carico di Descalzi e di altre sette persone, tra cui la moglie e altri dirigenti Eni.

Lady Eni. Marie Madeleine Ingoba

Il conflitto d’interessi

La vicenda contestata a Descalzi «concerne gli affari intercorsi» tra Alexander Haly e la moglie ddell’a.d. Eni, ha precisato un comunicato della Procura di Milano l’8 febbraio. L’indagine, cominciata per per corruzione internazionale, poi riqualificata in indebita induzione, riguardava il rinnovo di alcuni permessi petroliferi in Congo. Il reato è andato in prescrizione il 18 marzo. In un comunicato il procuratore Marcello Viola ha precisato che in cinque anni non è mai arrivata risposta alla rogatoria internazionale inviata al Principato di Monaco per ottenere i documenti necessari all’indagine. La Procura di Milano ha chiesto l’archiviazione anche per il filone in cui Descalzi era accusato di “omessa comunicazione di conflitto di interessi” per i rapporti d’affari dell’Eni con società riconducibili, secondo le indagini, alla moglie. Descalzi ha sempre respinto le accuse e ha detto di non aver violato la legge.

L’ex Finmeccanica. Lorenzo Mariani 

La battaglia sull’ex Finmeccanica

Più incerta invece la partita delle nomine per l’ex Finmeccanica. Da mesi il candidato considerato favorito per la successione ad Alessandro Profumo, ex banchiere targato Pd insediato da Paolo Gentiloni il 16 maggio 2017, è Lorenzo Mariani, manager del gruppo esperto di industria della difesa, dal settembre 2020 è a.d. di Mbda Italia e direttore vendite e sviluppo dell’intero gruppo missilistico europeo, di cui sono soci anche Airbus e Bae Systems (37,5% ciascuno, 25% Leonardo). Mariani è stato sostenuto da Guido Crosetto, ministro della Difesa e fondatore di Fratelli (e sorelle) d’Italia insieme a Giorgia Meloni e Ignazio La Russa. Crosetto è stato presidente dell’Aiad, l’associazione delle industrie della difesa e aerospazio dal 2014 finché è stato nominato ministro, nell’ottobre 2022. L’appoggio per Mariani è basato sulla stima di Crosetto per il manager, che alla guida di Mbda ha presentato risultati industriali ed economico-finanziari molto positivi, confermati dal bilancio 2022.

Armi e poltrone. Guido Crosetto (al centro)

La decisione politica

Tuttavia Mariani non è (o almeno non lo è ancora) il candidato di FdI, il partito deve ancora pronunciarsi. La scelta finale dei manager da insediare alla guida delle grandi società pubbliche sarà fatta dalla politica al massimo livello, dalla premier Meloni con il leader della Lega Matteo Salvini e, per Forza Italia, Gianni Letta e Antonio Tajani. In questa fase a tenere i fili sono per FdI il sottosegretario a Palazzo Chigi Giovanbattista Fazzolari, il deputato della Lega Alberto Bagnai, per Forza Italia Letta e Tajani. La questione più delicata riguarda la spartizione degli incarichi, insomma la lottizzazione. Meloni è pronta a occupare tutte le posizioni, ma La Lega non si accontenta di avere solo alcune presidenze e vuole posti di comando, di a.d. in società di primo piano, così come Forza Italia che però, per l’abilità cardinalizia di Letta, utilizza metodi più sottili e meno decifrabili.

Premier. Giorgia Meloni

L’ipotesi Tucci e le mire di Cingolani

Poiché Meloni ha bloccato la casella Eni per Descalzi e vuole portare all’Enel Stefano Donnarumma da Terna (dove fu insediato nel 2020 per volontà del M5S), al posto di Francesco Starace (reo di non aver obbedito al Diktat di Draghi per boicottare una conference call con Vladimir Putin nel gennaio 2022, un “peccato” che Sergio Mattarella e il suo consigliere Ugo Zampetti non gli hanno perdonato), se FdI imponesse anche l’a.d. dell’ex Finmeccanica farebbe il pieno. Per la successione a Profumo verrebbero vagliati oltre a Mariani anche altri potenziali candidati, alcuni nomi sarebbero coperti, appoggiati dalla Lega o da FdI. Uno di questi sarebbe Maurizio Tucci, un manager che ha avuto posizioni di rilievo nel gruppo Finmeccanica durante la gestione di Pier Francesco Guarguaglini. E’ stato a.d. di Alenia Spazio (2003-2005) e Selex Communications (2005 al 2009), quindi senior advisor del presidente fino al 2012, successivamente è stato presidente di un’azienda di cyber security che ora è in liquidazione, mantiene relazioni con ambienti internazionali, dagli Stati Uniti a Israele. Non è uscito del tutto dalla competizione Roberto Cingolani, dirigente di Leonardo che è stato ministro della Transizione ecologica con Draghi, anche se gli è appena stato affidato dal governo l’incarico di consigliere di amministrazione del Nato Innovation Fund. Cingolani continua a sventolare l’ipotesi di andare in Giappone all’Hitachi se non otterrà una poltrona di numero uno in una grande società, ma alcuni credono che sia un bluff, l’offerta di Tokyo, pur importante, non sarebbe per un posto di altissimo livello.

Il lobbista Moncada in campo

Intanto, da fonti autorevoli apprendiamo che è sceso in campo un lobbista molto potente che agisce nell’ombra, Ignazio Moncada. Si spenderebbe a sostegno di Mariani. Molti non conoscono questo nome, Moncada, chi lo conosce preferisce non pronunciarlo. E’ un invisibile, rarissime e datate le sue foto, è stato a lungo nel gruppo Finmeccanica con un incarico in apparenza defilato ma importante, presidente della torinese Fata, azienda di logistica con attività anche all’estero in paesi “sensibili”, dalla Russia al Medio Oriente. Sul Sole 24 Ore è stato definito così, in un articolo del 2 agosto 2014: “E ieri si sarebbe dimesso Ignazio Moncada, il presidente di Fata considerato un inamovibile, oltre che un “king maker” nelle nomine del vertice di Finmeccanica per le sue relazioni anche con servizi segreti e massoneria“. Moncada di solito a Roma riceve boiardi, manager e personaggi potenti all‘hotel Saint Regis (l’ex Grand Hotel), fa parte della sua rete il lobbista Luigi Bisignani, un altro “facilitatore” che si attiva nelle partite del potere (il suo nome era negli elenchi degli iscritti alla loggia massonica P2), molto vicino tra gli altri a Scaroni.  Per leggere chi è Moncada clicca qui: Chi è Moncada

Invisibile. Ignazio Moncada

Poste, il tandem Del Fante-Lasco

Alle Poste sono risalite le quotazioni di Matteo Del Fante, il manager fiorentino che era d.g. della Cassa depositi e prestiti e nel 2014 fu nominato a.d. di Terna dal governo Renzi. Tre anni dopo il governo Gentiloni (appoggiato da Renzi) lo ha promosso alla guida di Poste Italiane, dove ha servito con zelo anche gli interessi politici del M5S. Nel 2019 furono le Poste a sfornare in tempo record la tesserina gialla plastificata da utilizzare per i pagamenti con il Reddito di cittadinanza. La “card” delle Poste fu presentata da Giuseppe Conte e Di Maio nell’evento di lancio della campagna elettorale dei Cinque Stelle per le europee. Del Fante è stato confermato dal governo Conte nel 2020. Adesso potrebbe ottenere la conferma del governo di destra, grazie anche ai buoni rapporti politici del suo numero due, l’influente Giuseppe Lasco, condirettore generale di Poste, ex esponente della Guardia di finanza, mantiene rapporti importanti nelle Fiamme gialle. Gioverebbero a Del Fante anche la presenza al tavolo di Gianni Letta e l’antico sostegno di Renzi. Prima che si aprisse la campagna nomine Del Fante ha organizzato un mega-evento alla Nuvola, al quale hanno partecipato Mattarella, Meloni e quattro ministri.

Il signor Ferilli. Flavio Cattaneo

In calo Cattaneo

Sembrano in calo le quotazioni di Flavio Cattaneo, il manager milanese marito di Sabrina Ferilli, vicepresidente di Italo. Puntava all’Enel o a Poste, già direttore generale della Rai nominato dal governo Berlusconi, amico di Ignazio La Russa e Paolo Berlusconi.

Fs, Ferraris non si muove

Alle Ferrovie dello Stato non sono previsti cambiamenti, per ora. Meloni ha detto ai suoi che le cariche non in scadenza non verranno toccate. Il cambiamento sollecitato dalla Lega, che vuole prendersi il potere nelle Ferrovie, è rimandato al 2024, quando scade il cda guidato dall’a.d. Luigi Ferraris (primo da sinistra nella foto in apertura). Da verificare se ci sarà un impatto di uno sfortunato episodio capitato in questi giorni.

La gaffe sul Frecciarossa per l’Aeronautica

In questi giorni il gruppo Ferrovie è stato protagonista di una gaffe. Sulla fiancata di un treno Frecciarossa per celebrare i 100 anni dell’Aeronautica militare è stata sbagliata la scritta, è apparso “Areonautica” anziché “Aeronautica”.

Chi lo ha notato ha scritto su twitter, con uno pseudonimo, chiedendo una spiegazione al ministro Crosetto: “Ti disturbo perché vorrei sapere chi è l’autore di questo scempio, roba da matita rossa alle elementari. I soldi degli italiani vanno spesi bene e la nostra lingua rispettata”. Dall’account twitter Guido Crosetto è arrivata questa risposta: “Suppongo Trenitalia. No comment”.

Ecco il tweet con la foto della gaffe e la risposta:

Scadono Trenitalia e Rfi

Nel gruppo Fs scadono con l’assemblea che dovrà approvare i bilanci 2022 i cda di Trenitalia e Rfi. La Lega vuole conquistare le poltrone di capoazienda. La gaffe sul Frecciarossa potrebbe far crollare le quotazioni di Lugi Corradi, l’a.d. di Trenitalia nominato nel 2020 in quota M5S che puntava a essere confermato o ad andare alla guida di Rfi. Dalle Ferrovie si apprende che quando è stato notato l’errore nella pellicola sulla fiancata del Frecciarossa, è stata attivata la procedura di correzione, ma sono trascorsi due giorni tra la presentazione martedì 28 marzo alla stazione Termini e la “riparazione” giovedì 30 marzo a Napoli: il Frecciarossa prima è andato da Roma a Venezia, poi è rientrato fino a Napoli Gianturco. Qui è stata fatta la correzione della pellicola con la scritta giusta. Da quanto trapela sono state individuate le responsabilità dell’errore. Corradi non avrebbe ricevuto contestazioni.

Trenitalia. L’a.d. Luigi Corradi

Una donna per Terna

Resta da decidere chi andrà a Terna, se Donnarumma verrà nominato all’Enel, nonostante qualche incrinatura emersa nelle ultime settimane in quella che sembrava una candidatura blindatissima. Il manager può vantare crediti verso la destra romana, in particolare con Meloni perché ha partecipato alla conferenza programmatica di FdI il 30 aprile 2022 a Milano. Una fonte racconta che sarebbe stato Donnarumma a scrivere il programma elettorale di FdI sull’energia. La poltrona di Terna potrebbe toccare a una donna, Giuseppina Di Foggia, a.d. di Nokia Italia, è molto amica della sorella della premier, Arianna Meloni, moglie del ministro dell’Agricoltura, Francesco Lollobrigida, scomparso dai tavoli che contano durante la partita nomine, per vicende private che creano imbarazzo nella famiglia.

La manager che piace a Caltagirone

Secondo diversi giornali per Terna potrebbe essere considerata anche Roberta Neri, manager che è stata a.d. dell’Enav dal 2015, scelta dal governo Renzi grazie ai rapporti con Maria Elena Boschi, fino al maggio 2020, ex Cfo di Acea, quando l’a.d. era Andrea Mangoni. Neri è molto vicina a Francesco Gaetano Caltagirone, che l’anno scorso l’ha anche candidata al cda delle Generali. Neri è presidente di Mps Lesing & Factoring ed è nel cda di doValue, di cui è a.d. Mangoni, in procinto di passare alla guida di Atlantia dei Benetton (che si chiamerà Mundys).

Le scadenze

All’Enav potrebbe andare Pasqualino Monti, in quota FdI, presidente dell’Autorità portuale di Palermo. Le candidature per Enav devono essere ufficializzate e pubblicate entro lunedì 3 aprile, 25 giorni prima dell’assemblea che è convocata per il 28 aprile. Per le altre grandi società c’è tempo fino a dopo Pasqua, potrebbero uscire tutte insieme entro il 13 aprile. L’assemblea di Poste è convocata per l’8 maggio, quella di Leonardo l’8 o il 9 (sarà in seconda adunanza), Terna il 9, il gran finale con Eni ed Enel il 10 maggio. Per Rfi e Trenitalia, non quotate, si potrà decidere anche nelle settimane successive. Comunque vada, per la destra-destra sarà una grande abbuffata.