Sole 24 Ore, accordo per buonuscita a Del Torchio

Potete chiamarlo indennizzo o buonuscita. Si tratta di un gruzzolo di svariate centinaia di migliaia di euro, che Il Sole 24 Ore pagherà all’ex amministratore delegato, Gabriele Del Torchio, perché l’anno scorso è stato licenziato dopo soli cinque mesi dalla nomina.

Il suo contratto era di tre anni. Del Torchio era stato nominato a.d. del Sole 24 Ore il 13 giugno 2016, per guidare il gruppo editoriale controllato dalla Confindustria. Il 14 novembre era già fuori da via Monte Rosa.

E’ stato rimosso dall’incarico in seguito a uno scontro con l’allora direttore responsabile del quotidiano, nonché di tutte le altre testate e direttore editoriale, Roberto Napoletano.

Del Torchio era stato scelto dal precedente presidente della Confindustria, Giorgio Squinzi, il quale nell’assemblea del 29 aprile 2016 si era anche autonominato presidente del Sole 24 Ore. Ma Vincenzo Boccia, succeduto a Squinzi in Confindustria a fine maggio 2016, si è schierato con Napoletano. E così Del Torchio, che secondo cronache giornalistiche avrebbe detto “o lui o io”, è saltato.

Lo scontro è culminato nella semestrale-bomba presentata da Del Torchio al cda del Sole il 30 settembre 2016. La semestrale ha dichiarato perdite per circa 50 milioni di euro per il gruppo, che ha i bilanci in rosso a partire dal 2009. Al termine di quel cda Squinzi si è dimesso da presidente e con lui alcuni consiglieri. Del Torchio ha avuto un malore ed è stato ricoverato in ospedale per un infarto.

Lo scontro con Napoletano

Prima di quel cda, Del Torchio si era già scontrato con  Napoletano su vari fronti. Il manager aveva scoperto e contestato a Napoletano un accordo segreto firmato nel 2015 con l’ex presidente della società, Benito Benedini, che allungava a 36 mensilità la buonuscita del direttore, rispetto a uno stipendio fisso di Napoletano che, nel 2016, era di 750mila euro lordi l’anno. Il manager avrebbe inoltre presentato un dossier sulle cosiddette “spese pazze” del direttore. Napoletano respinge tutte le accuse.

Lo scorso ottobre la Procura di Milano ha aperto un’indagine per falso in bilancio sul Sole 24 Ore, per le presunte dichiarazioni “taroccate” sulle vendite di copie multiple digitali del quotidiano.

Il 10 marzo di quest’anno sono emersi ufficialmente i nomi di dieci indagati, tra cui Napoletano, Benedini e l’ex a.d. Donatella Treu. Altri sette ex manager o esterni sono indagati anche per appropriazione indebita, oltre al falso in bilancio.

Nessuno è stato finora rinviato a giudizio. Il 13 marzo il cda del Sole, guidato dal nuovo a.d. Franco Moscetti, ha collocato Napoletano in aspettativa senza retribuzione. Il nuovo direttore responsabile e direttore editoriale è Guido Gentili.

Le richieste di Del Torchio

Del Torchio aveva un contratto di tre anni, come aveva spiegato anche al Comitato di redazione del giornale. Il suo stipendio annuo fisso era di 600.000 euro lordi. Pertanto il manager ha rivendicato una buonuscita o il pagamento di almeno una parte dei due anni e sette mesi mancanti quando è stato fatto decadere dal cda. Non sappiamo che somma abbia chiesto.

Però possiamo stimare che, siccome in tre anni avrebbe percepito 1,8 milioni lordi, salvo eventuali bonus aggiuntivi, mentre per i cinque mesi in cui è stato in carica ha ricevuto 253.846 euro lordi, in teoria Del Torchio avrebbe potuto chiedere una somma fino a 1.546.154 euro.

Alle domande degli azionisti fatte all’assemblea del Sole 24 Ore del 22 dicembre scorso, per sapere se sia stata pagata una buonuscita a Del Torchio, la società aveva così risposto: “Allo stato non è stata corrisposta alcuna indennità. Il cda del 30 novembre 2016 ha dato mandato all’attuale amministratore delegato di raggiungere il migliore accordo che sarà sottoposto al consiglio di amministrazione per la ratifica”.

La transazione

In qualità di socio, ho riproposto la domanda per iscritto prima dell’assemblea degli azionisti svoltasi pochi giorni fa, il 28 giugno. E’ stata pagata una buonuscita o indennità di risoluzione del rapporto al dottor Del Torchio? Questa è la risposta scritta del Sole 24 Ore: “Il rapporto è stato risolto mediante transazione, che prevede la corresponsione di un importo il cui pagamento è sospensivamente condizionato al superamento della fattispecie di cui all’art. 2446 codice civile da parte della società”.

La parola chiave è transazione. Cioè, stando a quanto dice Il Sole 24 Ore, è stata raggiunta un’intesa tra l’ex a.d. e la società rappresentata da Moscetti. Non viene però indicato quale sia la somma su cui si è raggiunto l’accordo. Perché non viene data questa informazione? La risposta sul punto è quindi incompleta.

Si possono fare solo delle ipotesi, da prendere con cautela. Per fare un accordo ogni parte deve rinunciare a parte delle sue pretese. Basandosi su casi simili, si potrebbe pertanto immaginare che la somma riconosciuta a Del Torchio come “indennità” di risoluzione del contratto stia tra i 500.000 e un milione di euro lordi, o forse intorno a 750.000 euro, sarebbe una cifra a metà strada.

Lo stesso Del Torchio, quando è stato nominato a.d. del Sole 24 Ore ha lasciato in anticipo, il 9 giugno 2016, l’incarico di presidente esecutivo di Snaitech, società di scommesse sportive, nella quale il suo mandato sarebbe durato altri due anni.

In quel caso, secondo la relazione sulla remunerazione di Snaitech, è stata raggiunta una “transazione” pari a 775.000 euro, somma una tantum versata a Del Torchio come buonuscita, oltre allo stipendio ordinario per il suo lavoro nella società di scommesse per cinque mesi e 9 giorni, pari a 339.583 euro.

C’è comunque una differenza tra le due situazioni. Alla Snaitech era Del Torchio a volersene andare, mentre dal Sole 24 Ore è stato mandato via e quindi le pretese del manager potrebbero essere state più alte.

 

Da Amplifon all’editoria. Franco Moscetti, amministratore delegato del Sole 24 Ore dal 15 novembre 2016 (foto Lettera43.it)

La somma pattuita con Il Sole 24 Ore non è però ancora stata versata a Del Torchio. Il pagamento è sottoposto a una condizione. Il superamento della situazione dell’articolo 2446 del codice civile, quella in cui la società era al momento della decadenza di Del Torchio: le perdite accumulate avevano eroso il patrimonio netto e il capitale sociale risultava intaccato per oltre un terzo.

Successivamente, siccome la società continua ad avere conti in rosso (quasi 92 milioni le perdite del bilancio consolidato 2016), la situazione si è aggravata. Il capitale è interamente azzerato, anzi il patrimonio netto al 31 marzo 2017 è negativo. La società è nella situazione dell’articolo 2447 del codice civile: o i soci la ricapitalizzano o si va in liquidazione.

La ricapitalizzazione

L‘assemblea del 28 giugno ha approvato una ricapitalizzazione di 50 milioni che, insieme alla cessione del 49% dell’area “Formazione ed Eventi”, costituisce la programmata “manovra finanziaria” di almeno 70 milioni che ha l’obiettivo di riportare in positivo e ricostituire il patrimonio netto del gruppo.

Del Torchio quindi potrà incassare la sua buonuscita quando sarà completato l’aumento di capitale, previsto al più tardi entro la fine di quest’anno.

Prima di completare la ricapitalizzazione, ha puntualizzato la società, dovrà essere perfezionata anche la cessione del 49% dell’area Formazione. Per questa operazione il 19 giugno il cda del Sole 24 Ore ha accettato un’offerta vincolante del fondo Palamon che attribuisce un valore d’impresa di 80 milioni a tutta l’attività: quindi per il 49% Il Sole 24 Ore prevede di incassare circa 39 milioni (salvo miglioramenti della posizione finanziaria netta, che andrebbero ad incrementare il prezzo). Questa somma _ sottraendo oneri di cessione stimati pari a 500mila euro _ sarebbe tutta plusvalenza (stimata in 38,7 milioni, salvo variazioni del prezzo) e andrebbe ad incrementare il patrimonio netto.

La cessione della Formazione non è ancora cosa fatta, è soggetta a un negoziato finale. La firma del contratto è attesa _ secondo il Sole 24 Ore _ “tra la seconda e la terza decade di luglio”.

Se entrambe le operazioni andranno felicemente in porto  e queste cifre saranno confermate, la “manovra finanziaria” complessiva sarebbe un po’ più alta del minimo previsto dal cda, salirebbe da 70 a circa 90 milioni.

Gli oneri e la garanzia di Banca Imi

Dall’incasso della ricapitalizzazione peraltro andranno detratti tre milioni di euro, sono gli oneri stimati per l’operazione, secondo le comunicazioni del Sole 24 Ore. Quindi l’incasso netto della ricapitalizzazione non sarebbe di 50 ma di 47 milioni. Gli “oneri” si porterebbero via il 6% dell’importo, una percentuale elevata.

Che cosa sono questi oneri? La relazione non lo spiega. Potrebbero essere costi in gran parte legati all’accordo con Banca Imi (controllata di Intesa Sanpaolo e presieduta da Gaetano Micciché) per la costituzione di un consorzio di garanzia per la sottoscrizione dell’eventuale inoptato. Confindustria ha dichiarato l’impegno a versare 30 milioni, l’inoptato potrebbe pertanto essere fino a 20 milioni.

Lo stipendio di Moscetti

Il 14 novembre 2016 l’assemblea dei soci ha nominato un nuovo cda del Sole 24 Ore, con Giorgio Fossa presidente. Il giorno successivo il cda ha cooptato l’ex a.d. di Amplifon Franco Moscetti e lo ha nominato amministratore delegato. E’ Moscetti che ha trattato la buonuscita con Del Torchio.

Alle domande che ho rivolto come azionista prima dell’assemblea del 28 giugno sulla posizione lavorativa e sui compensi del nuovo a.d. del Sole 24 Ore, la società ha risposto: “Il dr. Moscetti non ha un rapporto di lavoro come dipendente ma ha un contratto di collaborazione come amministratore. La durata del contratto è fino all’approvazione del bilancio 2019 con un compenso fisso di 500.000 euro all’anno oltre ad una componente variabile del 20%”.

Confermata la buonuscita a Treu

All’assemblea del 28 giugno dalle risposte della società alle domande dei soci è stato confermato che l‘ex a.d. Treu l’anno scorso ha ricevuto una buonuscita di 1,5 milioni lordi, più il compenso di 216.666 euro lordi per i circa quattro mesi in cui è stata in carica: in totale 1.716.666 euro. Adesso è indagata per falso in bilancio per la vicenda delle copie “taroccate”.