Acea, crisi dell’acqua e stipendi d’oro/4 – Caltagirone

E’ un guadagno facile. Fino a 100.000 euro all’anno, talvolta anche di più. Lo si ottiene con una poltrona nel consiglio di amministrazione dell’Acea.

Non c’è alcuna responsabilità di gestione dell’azienda, basta partecipare alle riunioni, in genere non più di un paio al mese. E se si fa qualche assenza viene tollerata.

La municipalizzata di Roma che gestisce gli acquedotti (con perdite elevatissime, più del 44% dell’acqua immessa, secondo dati ufficiali) non è generosa solo con le buste paga dei suoi vertici, come Poteri Deboli ha raccontato negli articoli precedenti.

Nel consiglio di amministrazione di Acea ci sono nove componenti. Oltre al presidente e all’amministratore delegato ci sono sette consiglieri senza deleghe, quindi senza compiti di gestione. Incassano un compenso fisso annuale. Per molto tempo è stato di 36.000 euro lordi all’anno.

Un guadagno garantito, anche per gli assenteisti. Quando Ignazio Marino viene eletto sindaco di Roma riduce il compenso dei consiglieri a 26.000 euro annui, con una delibera del consiglio comunale, approvata dall’assemblea dei soci il 5 giugno 2014.

Oltre a questo però ci sono i gettoni o i compensi aggiuntivi per la partecipazione ai comitati interni al consiglio. I comitati sono cinque. Ogni consigliere può far parte di più comitati. Così i guadagni dei consiglieri lievitano.

Ecco alcuni esempi. Francesco Caltagirone viene nominato nel cda dell’Acea il 29 aprile 2010, all’età di 42 anni. E’ figlio del costruttore Francesco Gaetano Caltagirone, che è un importante azionista dell’Acea ed è proprietario di diversi giornali, tra cui Il Messaggero, il più importante della capitale.

Dal 2010 fino all’anno scorso Caltagirone è stato il secondo socio dopo il Comune di Roma. Poi ha ceduto parte delle azioni al gruppo francese Suez che è diventato il secondo azionista di Acea e Caltagirone, retrocesso in terza posizione nella municipalizzata, ha preso posizione nell’azionariato di Suez, è il terzo azionista.

Nel 2010 il compenso di Caltagirone jr. nel cda di Acea è di 24.000 euro lordi. Nel 2011 incassa 36.152 euro come consigliere, più altri 45.000 euro come componente di due comitati (tra cui il Comitato etico), in totale 81.152 euro. Da notare che Francesco Caltagirone fa un altro mestiere che lo impegna a tempo pieno, è presidente e amministratore delegato della Cementir, società controllata dalla sua famiglia, dalla quale nel 2010 riceve uno stipendio di 2,5 milioni di euro lordi.

Restando all’Acea, nel 2012 Caltagirone jr. guadagna 70.152 euro, nel 2013 52.527, nel 2014 32.865, nel 2015 26.667, nel 2016 26.000. In totale fino al 2016 Francesco Caltagirone riceve dall’Acea 307.363 euro lordi. E’ rimasto nel cda fino al 27 aprile di quest’anno. Gli è subentrato Alessandro Caltagirone, che è suo fratello. Per questi ulteriori quattro mesi il suo compenso si può stimare in circa 8.600 euro. Possiamo dire quindi che, in sette anni all’Acea, Francesco Caltagirone jr. ha percepito circa 316.000 euro lordi di compensi, in media poco più di 45.000 euro all’anno. E’ solo argent de poche per un dirigente che, alla guida della Cementir, ha uno stipendio di svariati milioni di euro all’anno (3,7 milioni lordi nel 2016).

Avvocati e incarichi. Paola Severino con il marito Paolo Di Benedetto

L’avvocato Paolo Di Benedetto viene nominato consigliere di amministrazione di Acea il 29 aprile 2010, un mese dopo essersi dimesso da commissario della Consob. Quell’anno, in otto mesi il suo compenso nella municipalizzata romana è di 57.000 euro.

Nel 2011 guadagna 88.652 euro: oltre ai 36.152 euro come consigliere, ci sono 52.500 euro come presidente dell’Organismo di Vigilanza e 6.000 euro come coordinatore del Comitato per le remunerazioni. Nel 2012 Di Benedetto guadagna 82.652 euro, nel 2013 80.965, nel 2014 percepisce 40.670 euro per i cinque mesi e 4 giorni in cui è in carica, fino al 5 giugno. In totale in quattro anni Di Benedetto guadagna all’Acea 349.939 euro lordi, pari in media a 87.485 euro all’anno.

Classe 1947, Di Benedetto è marito di Paola Severino, l’avvocato penalista dalla sterminata clientela di Vip, tra cui il banchiere Cesare Geronzi, ha rapporti consolidati con Francesco Gaetano Caltagirone, lo ha anche difeso. Severino diventa ministro della Giustizia nel governo Monti, a fine 2011.

Di Benedetto viene nominato all’Acea quando il sindaco di Roma è Gianni Alemanno di An. A indicarlo nel cda della municipalizzata però è il costruttore-editore Caltagirone, che proprio nei primi mesi del 2010 supera il 10% del capitale e scavalca Suez nel capitale Acea al secondo posto tra gli azionisti, dietro il Comune di Roma. Nel 2012 Caltagirone chiama Di Benedetto anche nel cda della sua Cementir. A quell’epoca la moglie di Di Benedetto, Paola Severino, è diventata ministro. Solo una coincidenza?

Nel 2013 Di Benedetto entra anche nel consiglio di amministrazione della Edison, un’altra società di energia, controllata dal gruppo francese Edf. Nessuno eccepisce che ci sia il rischio di un conflitto d’interessi per la doppia nomina in Edison e Acea, che si occupa anche di vendita di energia elettrica. Cementir, Edison: ulteriori compensi che si aggiungono a quelli in Acea e all’attività professionale di Di Benedetto.

La saga non è finita. Ci sono altri consiglieri di Acea che ricevono gettoni d’oro. Poteri Deboli lo racconterà nel prossimo articolo.