Acea, crisi dell’acqua e stipendi d’oro/3 – Il manager renziano

Con Ignazio Marino all’Acea arriva il taglia-compensi. Ha funzionato? Lo raccontiamo in questo articolo.

Il sindaco di Roma del Pd manda a casa con due anni di anticipo i vertici nominati nell’aprile 2013 da Gianni Alemanno, il presidente Giancarlo Cremonesi e l’amministratore delegato Paolo Gallo. Il sindaco di An, fiutata l’aria di sconfitta alle elezioni, aveva anticipato il rinnovo delle cariche nella ricca municipalizzata che gestisce gli acquedotti.

Siamo in piena era renziana. Da Palazzo Chigi Matteo Renzi ha scelto quattro donne per la presidenza delle grandi società pubbliche (tra cui Emma Marcegaglia all’Eni e Luisa Todini alle Poste).

Una donna presidente

Anche all’Acea arriva una donna come presidente, Catia Tomassetti, avvocato dello studio Bonelli Erede Pappalardo. Le nomine vengono fatte dall’assemblea dei soci il 5 giugno 2014. Con le nuove cariche, sostiene Marino, si abbattono gli stipendi dei vertici.

Il compenso di Tomassetti viene fissato alla cifra fissa di 146.000 euro lordi all’anno, contro i 396.000 euro del predecessore Cremonesi, il quale riceveva anche un bonus fino a 160.000 euro annui. Tomassetti non ha bonus, ha uno stipendio fisso. Continua però a fare l’avvocato nel prestigioso studio che segue affari societari per grandi aziende. E mentre è all’Acea diventa anche presidente di una banca, la Cassa di risparmio di Cesena, dal febbraio al settembre 2016.

Avvocato. Catia Tomassetti, presidente di Acea dal 5 giugno 2014 al 27 aprile 2017

Irace, l’a.d. che piace a Renzi, Marino e Caltagirone

Il nuovo amministratore delegato di Acea è Alberto Irace, un dirigente del gruppo che dal 2009 al 2014 è amministratore delegato di Publiacqua. Questa società, di cui Acea è azionista di controllo, gestisce acquedotti in numerosi comuni della Toscana, tra cui Firenze, Prato, Pistoia e Arezzo. E’ un emblema del potere renziano, nel cda di Publiacqua c’è stata Maria Elena Boschi, pupilla dell’ex premier.

Nato nel 1967 a Cagliari, Irace ha cominciato la carriera in politica, è stato vicesindaco del Pds a Castellammare di Stabia, in provincia di Napoli. Giornalista pubblicista, entra all’Acea il primo marzo 2007, poi diventa presidente di Acque Blu Fiorentine, azienda controllata da Acea, Mps, Caltagirone e Suez, nonché consigliere dell’Acquedotto del Fiora, che fornisce l’acqua a 55 comuni tra la Maremma e la provincia di Siena, tra cui Capalbio.

Irace ha un curriculum perfetto per piacere a Renzi e a Marino. Il 9 giugno 2014 Irace è nominato amministratore delegato di Acea. Piace anche ai soci privati che hanno un peso in Acea, il gruppo Caltagirone e la francese Suez. Il giorno della nomina il consigliere di amministrazione Francesco Caltagirone, figlio del costruttore Francesco Gaetano, spiega: “Il cda ha approvato all’unanimità la nomina di Alberto Irace come amministratore delegato. E’ andato tutto come doveva andare, è la soluzione migliore”.

Lo stipendio di Irace viene fissato dall’assemblea in 260.000 euro lordi annui, più un compenso come consigliere di 26.000 euro e una componente variabile pari a 210.000 euro l’anno. Secondo la relazione sulla remunerazione di Acea per il 2014, con la delibera dell’assemblea sui compensi di Irace “si è determinato un significativo risparmio di costi rispetto al pacchetto retributivo riconosciuto al precedente amministratore delegato – direttore generale”, cioè Paolo Gallo, per il quale era previsto: un compenso annuo lordo pari a 416.000 euro, un compenso come consigliere di 36.152 euro e una retribuzione variabile massima pari al 100% del compenso annuo lordo. Anche per Irace sono previsti “benefit non monetari”, cioè piani previdenziali, assicurativi, auto aziendale e “alloggio” per un valore “stimabile in 101.000 euro all’anno”.

Renziano. Alberto Irace (al centro)tra Erasmo D’Angelis e Matteo Renzi

Il 7 ottobre 2014 il cda nomina Irace anche direttore generale di Acea, per la carica “non percepisce alcun compenso aggiuntivo”, dice la relazione sulla remunerazione. La sua busta paga nel 2014 è di complessivi 278.832 euro per quasi sette mesi, in più c’è il costo di 27.191 euro per i benefici non monetari.

Nel 2015 la busta paga di Irace balza a 714.588 euro lordi, tra quota fissa, bonus annuale e incentivo di lungo termine. Inoltre a carico dell’Acea c’è un costo di 65.569 euro per pagargli la casa, l’automobile e i piani previdenziali e assicurativi. Nel 2016 lo stipendio di Irace è di 496.000 euro lordi, più 48.309 di benefici non monetari.

Nei primi due anni e sette mesi al vertice dell’Acea Irace guadagna 1.488.420 euro lordi, pari a 48.170 euro al mese. Inoltre costa all’Acea altri 141.069 euro tra casa, automobile, piani assicurativi e previdenziali.

Fin qui, da quanto è dato vedere, Irace costa circa la metà del predecessore Gallo, ma sempre una cifra consistente. E le sue iniziative non sono proprio indolori per la municipalizzata.

Consulente d’oro

Nei primi mesi del 2015 Irace ingaggia un consulente americano, John Kotter, definito un esperto dell’innovazione. Kotter ha collaborato con colossi dell’industria ed è stato consulente dei marines per trovare nuovi modelli organizzativi nel lavoro delle squadre dei «navy seals», scrive il Corriere della sera.

Cosa deve fare Kotter all’Acea? Deve spiegare ai 7.000 dipendenti la necessità del cambiamento dell’organizzazione del lavoro nel passaggio al digitale. Il guru americano ha scritto un libro di successo, «Il nostro iceberg si sta sciogliendo», che racconta, attraverso la storia del pinguino Fred, come reagisce una comunità di fronte all’esigenza del cambiamento. La metafora dei pinguini al polo che affrontano lo scioglimento dei ghiacciai viene somministrata ai dipendenti dell’Acea. Nel palazzone di piazzale Ostiense si sentono fare queste domande: “Che pinguino sei? Ti salverai dalla metamorfosi che cambierà in meglio Acea?”

Con quale esito non si sa. Si sa però che la consulenza di Kotter ha costi astronomici. Secondo il Corriere della sera del 4 marzo 2015 il costo è di 45mila euro al mese, più o meno come lo stipendio di un secondo amministratore delegato. Secondo il Giornale del 14 marzo 2015 invece il costo di Kotter è molto più alto, circa 300.000 euro al mese, per un totale di 2,5 milioni di euro.

Pensare (e guadagnare) in grande. Il consulente americano John Kotter

I vertici scelti dai Cinque stelle

I vertici nominati da Marino vengono travolti dalla marea del M5S. La nuova sindaca Virginia Raggi si presenta all’assemblea degli azionisti del 27 aprile 2017, che nomina presidente di Acea l’avvocato Luca Lanzalone, una nomina controversa perché Lanzalone ha fatto da mediatore per il Comune a Cinque stelle per lo Stadio della Roma, una partita di potere e affari. Il nuovo a.d. scelto dalla Raggi è Stefano Antonio Donnarumma, un ex dirigente che era già stato in Acea Distribuzione quando era sindaco Gianni Alemanno.

La buonuscita di Irace

Irace viene liquidato il 28 giugno 2017 con una buonuscita di 1.700.000 euro, in base a una delibera del cda di Acea, che fa riferimento alla risoluzione del rapporto di lavoro subordinato cominciato il primo marzo 2007. In più Irace riceverà il Tfr e la retribuzione variabile, in relazione al periodo di servizio, di cui per ora non si conosce l’importo. “In aggiunta alla suddetta indennità _ precisa la società _  Acea consentirà altresì a quest’ultimo l’utilizzo per alcuni mesi dell’alloggio e dell’auto aziendali”. Calcolando anche questa somma, più lo stipendio e il bonus del 2017 di cui ancora non conosciamo l’importo, i presunti risparmi realizzati con la nomina di Irace si riducono notevolmente.

Cremonesi vince in Tribunale

A questo si aggiunge una beffa per l’Acea. L’ex presidente Cremonesi, che era stato sollevato dall’incarico da Marino due anni prima della scadenza del mandato, ha fatto causa all’Acea e nel 2016 il Tribunale del lavoro gli ha dato ragione: ha condannato Acea a pagare a Cremonesi 839.000 euro per i “compensi fissi e variabili” che avrebbe maturato per l’intera durata del mandato.

In definitiva, possiamo dire che i presunti risparmi del taglia-compensi se ne sono andati in fumo. Mentre le perdite di acqua dai tubi dell’Acea raggiungono il 44% dell’acqua immessa nell’acquedotto.

La saga dei compensi d’oro all’Acea però non è esaurita. Il seguito verrà raccontato nel prossimo articolo di Poteri Deboli.