Acea, crisi dell’acqua e stipendi d’oro/1 – Da Mangoni a Cremonesi

La crisi dell’acqua a Roma ha anche un’altra faccia, gli stipendi d’oro dei vertici dell’Acea, la società pubblica che gestisce gli acquedotti e distribuisce elettricità.

 

L’Acea è controllata dal Comune di Roma che possiede il 51% del capitale e quotata in Borsa. Quando Francesco Rutelli era sindaco nel 1999 fu venduto il 49% del capitale per fare cassa. Le azioni furono vendute a 17.330 vecchie lire l’una (l’equivalente di 8,95 euro). Nel primo giorno di quotazione, il 16 luglio 1999, il prezzo delle azioni fece un balzo del 25% a 11,20 euro. Con la cessione del 49% il Campidoglio incassò 934 milioni di euro. E ulteriori 310 milioni di introiti arrivarono dalla regolazione dei rapporti tra il Campidoglio e la municipalizzata.

 

Il peso di Caltagirone

Il 49% dell’Acea è posseduto da soci privati. Non ci sono solo piccoli azionisti. Ci sono anche interessi forti. Il costruttore ed editore Francesco Gaetano Caltagirone è stato a lungo il secondo azionista, dopo il Campidoglio. E’ arrivato a possedere il 15,8% dell’Acea. Un anno fa ha stretto un accordo con il gruppo francese Suez, che era il terzo azionista. Suez ha comprato il 10,8% di Acea da Caltagirone ed è così salita dal 12,5 al 23,3%, mentre Caltagirone è sceso al 10% circa. L’editore del Messaggero e del Mattino ha inolte acquisito il 3,5% di Suez ed è diventato il terzo socio della multinazionale francese che opera nella distribuzione di acqua ed energia.

 

L’Acea è presente anche nel resto del Lazio, in Toscana, Umbria e Campania, attraverso una rete di partecipazioni in altre società serve complessivamente circa 9 milioni di persone. Gli incarichi al vertice dell’Acea sono i più ambiti tra le società del Comune di Roma e, a quanto è dato sapere, anche i meglio pagati. Poiché la società è quotata in Borsa ha l’obbligo di pubblicare i compensi dei vertici in dettaglio. Non altrettanto avviene per l’Atac, la disastrata società dei trasporti, l’Ama (rifiuti) o altre società del Comune.

Interessi forti. Francesco Gaetano Caltagirone, azionista di Acea, con la fidanzata Malvina (foto Ansa)

Dieci anni di poltrone

Poteri Deboli ha ripercorso gli ultimi dieci anni della società romana, mentre la siccità ha messo in evidenza il problema della scarsità di acqua e delle perdite della rete idrica che superano il 40% dell’acqua immessa, a causa della carenza di manutenzione e di investimenti.

 

In genere ogni sindaco di Roma sceglie dirigenti di propria fiducia per guidare l’Acea. Lo ha fatto anche Virginia Raggi. La sindaca del M5S ha scelto l’avvocato Luca Lanzalone come presidente, nominato dall’assemblea dei soci il 27 aprile e l’ingegner Stefano Antonio Donnarumma come amministratore delegato, in carica dal 3 maggio scorso.

Con Veltroni arrivano Fabiani e Mengoni

Nel nostro racconto partiamo da Walter Veltroni. L’11 maggio 2007 l’assemblea degli azionisti di Acea, su indicazione del sindaco di Roma, nomina un nuovo consiglio di amministrazione dell’Acea. L’amministratore delegato è Andrea Mangoni, il presidente è Fabiano Fabiani, ex direttore del telegiornale Rai, ex amministratore delegato della Finmeccanica. Nel consiglio entrano tra gli altri l’economista Luigi Spaventa e Dino Giarda, un professore esperto di spesa pubblica che diventerà ministro per i Rapporti con il Parlamento nel governo Monti. Nel 2007 lo stipendio complessivo di Mangoni è di 661mila euro, al lordo delle tasse (come tutti i compensi di cui si parla in questo articolo). Il compenso di Fabiani è di 407.000 euro lordi.

Buonuscita. Andrea Mangoni, ex amministratore delegato di Acea

 

Il ribaltone di Alemanno

Nel maggio 2008 accade un imprevisto. Dopo 15 anni il centrosinistra perde le elezioni a Roma. Veltroni deve cedere il passo a un sindaco di destra, Gianni Alemanno di An. Il 21 ottobre 2008 Fabiani si dimette da presidente, tra stipendio e buonuscita per l’interruzione anticipata del mandato viene liquidato con 1.093.000 euro. Mangoni rimane ancora per un po’, per l’intero 2008 riceve uno stipendio di 696.000 euro. Il manager ternano se ne va il 27 marzo 2009 con un assegno d’oro: in totale incassa 3.091.000 euro, con una sontuosa buonuscita. Quindi in 22 mesi all’Acea Mangoni ha guadagnato complessivamente 4.448.000 euro lordi: in media 202.000 euro lordi al mese, più di 6.700 euro al giorno.

 

Staderini, manager casiniano

Il 27 marzo 2009 viene nominato nuovo amministratore delegato di Acea, al posto di Mangoni, Marco Staderini, un dirigente vicino a Pier Ferdinando Casini, il leader dell’Udc che è genero di Caltagirone, il secondo azionista di Acea dopo il Comune. Nel 2007 Casini ha sposato, in seconde nozze, Azzurra Caltagirone, figlia del costruttore romano e editore del Messaggero, la loro unione durerà fino al 2015. Lo stipendio di Staderini nel primo anno è di 269.000 euro per nove mesi e 4 giorni. Nel 2010 lo stipendio di Cremonesi è di 300.000 euro, quello di Staderini 354.000 euro.

Staderini rimane a.d. dell’Acea fino al 15 aprile 2013. Il suo stipendio sale a 476.000 euro nel 2011, compresi i bonus, nel 2012 è di 420.000 euro, nel 2013 per tre mesi e mezzo è di 116.667 euro. In totale il manager “casiniano” in quattro anni e quasi un mese incassa dall’Acea 1.636.667 euro lordi, in media 33.650 euro al mese.

Cumulo di cariche. L’ex presidente di Acea Giancarlo Cremonesi (a sinistra) e l’immobiliarista Valter Mainetti

Gli incarichi di Cremonesi

Al posto di Fabiani, Alemanno nomina presidente di Acea Giancarlo Cremonesi, un avvocato romano titolare contemporaneamente di numerosi incarichi. All’epoca Cremonesi è presidente dell’Acer, l’associazione dei costruttori edili romani. Qualche anno dopo il suo nome emergerà nella vicenda delle case di De Propaganda Fide in affitto ai Vip. Tra gli inquilini della potente organizzazione cattolica, case di pregio nel centro storico della capitale a canoni bassi, c’è anche il nuovo presidente di Acea.

Nel 2008 Cremonesi percepisce dall’Acea 50.000 euro in due mesi, nell’intero 2009 il suo compenso è di 306.000 euro. Resta presidente fino al 5 giugno 2014: in cinque anni e 7 mesi incassa complessivamente 1.827.617 euro lordi, in media oltre 27.000 euro al mese. Cremonesi diventa anche presidente di una società controllata, Acea Illuminazione pubblica, con un compenso aggiuntivo.

L’avvocato che piace ad Alemanno mentre è al vertice dell’Acea è anche presidente della Camera di commercio di Roma, da settembre 2010 ad agosto 2015. Inoltre nel maggio 2013 viene nominato presidente di Infocamere, società del sistema delle camere di commercio, dove rimane per tre anni e due mesi. E anche qui riceve un compenso e prebende.

Quando Cremonesi lascia Infocamere per lui è pronta un’altra poltrona: il 22 dicembre 2016 viene nominato presidente di Sorgente Rem, società controllata dall’immobiliarista Valter Mainetti.

Insomma, Cremonesi è un vero recordman di incarichi e di stipendi. Ma la saga dei compensi d’oro all’Acea non è esaurita, come Poteri Deboli racconterà nel prossimo articolo.