Eni si fa domande sul futuro di Descalzi e Marcegaglia

I convegni delle Fondazioni Eni e Leonardo si incrociano con le nomine

E’ il momento delle fondazioni. Dopo il convegno internazionale sull‘intelligenza artificiale organizzato nei giorni scorsi alla Camera dalla Fondazione Leonardo, che appartiene interamente all’ex Finmeccanica, tocca a un altro colosso pubblico, l’Eni.

Il mondo nel 2050

Stavolta è il Senato a mettersi a disposizione. Lunedì 25 novembre la Fondazione Eni Enrico Mattei (Feem) organizza un dibattito su un argomento forse ancora più ambizioso rispetto alla fondazione alimentata dal colosso pubblico delle armi e aerospazio. “I prossimi trent’anni: il mondo nel 2050” è il titolo dell’evento che si svolge nella sala Koch alle 17.

Oro nero. Claudio Descalzi

Il programma

Come sarà il mondo nel 2050? Forse neppure il Mago Otelma saprebbe rispondere. Il programma del dibattito dice che “dopo i Saluti Istituzionali (con la maiuscola) del Presidente del Senato Maria Elisabetta Alberti Casellati, interverranno Emma Marcegaglia Presidente Eni e Feem, Claudio Descalzi Amministratore Delegato Eni,  Domenico Siniscalco Presidente Comitato Scientifico Feem, Giulio Sapelli Consigliere di Amministrazione Feem, Enzo Risso, Direttore Scientifico Swg, Riccardo Sabatini, Chief Data Scientist Orionis Biosciences e altri ospiti. Modera Riccardo Luna”.

I 30 anni della Fondazione

Gli oratori e i temi trattati sono di alto livello. E date le risorse di cui dispone il gruppo del petrolio e gas (tra l’altro l’Eni sta inondando di pubblicità i giornali da diverse settimane) ci stupiremmo se non fosse così. Tra le presenze si nota il professore di storia economica Sapelli, vicino a molte grandi aziende e banche, è stato quasi premier per un giorno nel maggio 2018 per la guida del nascente governo Lega-M5S. La proposta a Sapelli era stata fatta dal leader della Lega Matteo Salvini, prima che venisse scelto l’avvocato Conte. Ufficialmente il dibattito è organizzato nella ricorrenza dei 30 anni della Fondazione Eni.

Senato. Maria Elisabetta Alberti Casellati

Cda in scadenza

Ma c’è un’altra data prossima nel calendario dell’Eni. La scadenza del mandato triennale del consiglio di amministrazione tra quattro mesi. La lista dei candidati al nuovo vertice sarà presentata dal governo tra la metà di marzo e la metà di aprile 2020. Il cda verrà quindi rinnovato dall’assemblea che, entro maggio 2020, approverà il bilancio 2019 del gruppo.

Scelti da Renzi

L’amministratore delegato Descalzi e la presidente Marcegaglia, già presidente della Confindustria dal 2008 al 2012 (per inciso, fu Marcegaglia nel 2011 a volere la nomina a direttore del Sole 24 Ore di Roberto Napoletano, rinviato a giudizio il 29 ottobre scorso per manipolazione del mercato e falso in bilancio per la vicenda delle copie taroccate del quotidiano), sono in sella da quasi sei anni. Descalzi e Marcegaglia furono designati nell’aprile 2014 dal governo di Matteo Renzi e quindi nominati dall’assemblea dei soci Eni. E nel 2017 furono confermati dal governo di Paolo Gentiloni.

Lobby

Il convegno della Fondazione è un’occasione di grande visibilità istituzionale (a prescindere dall’iniziale, minuscola o maiuscola), un modo per fare rete ad alto livello o, se vogliamo usare un termine più brutale, per fare lobby nei palazzi che contano in un momento molto caldo. Quello delle nomine dei vertici. In questo l’Eni è accomunata a Leonardo.

Quasi premier. Giulio Sapelli

Anche ex Finmeccanica nel tourbillon delle nomine

Anche il cda dell’ex Finmeccanica scade nella primavera 2020 e dovrà essere rinnovato in contemporanea a quello dell’Eni. L’a.d. Alessandro Profumo e il presidente Gianni De Gennaro hanno fatto le cose per bene, insieme al presidente della Fondazione Luciano Violante e al direttore generale Lorenzo Fiori, in carica fino a due settimane fa. Sono riusciti a far venire al convegno sull’intelligenza artificiale, aperto da un messaggio augurale del presidente della Repubblica Sergio Mattarella, oltre a eminenti studiosi di tecnologia, di diritto, di etica, il premier Giuseppe Conte. Venerdì pomeriggio l’avvocato del popolo si è intrattenuto mezz’ora con un intervento nell’auletta dei gruppi alla Camera. Poche ore dopo aveva un impegno cruciale per il futuro dell’Ilva di Taranto, l’incontro a Palazzo Chigi con il proprietario indiano, Lakshmi Mittal, che vuole ritirarsi dalla conduzione della più grande acciaieria d’Europa. Da notare che nel cda di Leonardo c’è Guido Alpa, il giurista maestro di Conte e già socio dello stesso studio.

Ex Finmeccanica. Gianni De Gennaro

Alcune domande

Abbiamo qualche semplice domanda per Marcegaglia e Descalzi.

Davvero la loro preoccupazione è come sarà il mondo nel 2050?

O forse la preoccupazione principale è capire come sarà il mondo nel 2020? E soprattutto come sarà l’Eni del 2020 dopo le nomine: sarà ancora guidato dall’a.d. Descalzi e dalla presidente Marcegaglia?

Lady Eni. Maria Magdalena Ingoba

Le accuse a Descalzi e alla moglie

Ricordiamo che, oltre al giudizio sui loro risultati, chi farà le nomine dovrà tener conto anche di altre contingenze. Descalzi è sotto processo a Milano per corruzione internazionale per le presunte tangenti pagate dal’Eni in Nigeria per acquisire i pozzi petroliferi Opl 245 insieme al predecessore di cui era numero due, Paolo Scaroni. Inoltre Descalzi è sfiorato dalle ombre per gli affari petroliferi in Congo della moglie. La signora Descalzi, Maria Magdalena Ingoba detta Madò, nata in Congo, è indagata dalla Procura di Milano per corruzione internazionale in Congo e, insieme al marito, è indagata per “omessa comunicazione di conflitto d’interessi”. Descalzi ha rigettato ogni accusa.

Acciaio in fuga. Lakshmi Mittal

Marcegaglia e la cordata Arcelor per l’Ilva

Per Marcegaglia abbiamo anche un’altra domanda. Era nella cordata con Arcelor Mittal che nel 2017 si è aggiudicata l’Ilva di Taranto rispetto all’altra proposta, del gruppo Jindal. Poi Marcegaglia è uscita dalla cordata (aveva il 15%) prima che il gruppo Arcelor Mittal prendesse in carico gli impianti siderurgici. Cosa pensa Marcegaglia del dietrofront del miliardario indiano che mette a rischio il posto di quasi 11mila lavoratori dell’Ilva?