Leonardo in picchiata, azioni al minimo da 5 anni

Meno 59,64% nell’ultimo anno. Meno 30,85% negli ultimi sei mesi. Meno 14,74% nell’ultimo mese. Chi consulta l’andamento in Borsa delle azioni dell’ex Finmeccanica (che dal 2016 si chiama ufficialmente Leonardo) trova queste percentuali. In tempi di Coronavirus il settore dell’aerospazio e difesa è tra quelli che hanno sofferto di più. Ma le azioni di Leonardo da tempo hanno perso smalto, malgrado i report positivi di diverse Sim e banche d’affari. Ieri, in una seduta pesante per tutta la Borsa (-4,05% l’indice dei titoli principali, Ftse Mib), i titoli della società guidata da Alessandro Profumo hanno perso il 4% e hanno chiuso a 4,25 euro, il prezzo minimo degli ultimi 5 anni. Il minimo in realtà è di 4,14 euro, un prezzo toccato nella seduta di ieri, prima della chiusura.

La quota Mef vale 743 milioni

A questi prezzi l’intero capitale di Finmeccanica-Leonardo vale 2 miliardi e 460 milioni di euro. La quota del ministero dell’Economia, l’azionista di controllo che possiede il 30,2%, vale dunque appena 743 milioni.

Sicurezza. Raffaele Volpi, secondo da destra

L’attenzione del Copasir

La picchiata in Borsa ha attirato l’attenzione del Copasir, il Comitato parlamentare per la sicurezza, che è presieduto dal deputato leghista Raffaele Volpi, già sottosegretario alla Difesa nel precedente governo gialloverde, con la ministra Elisabetta Trenta (accanto a lui nella foto sopra). “Il Copasir ha deciso di porre la sua attenzione sulle questioni inerenti la società Leonardo, considerata azienda di interesse strategico nazionale. Tale focus sarà indirizzato ad individuare se e quali azioni improprie o speculative interessino questo campione nazionale”, ha annunciato il presidente Volpi. “Nella seduta odierna il Comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica – ha detto Volpi – si è riunito per un definitivo approfondimento del documento finale sugli asset strategici nazionali nei settori bancari e assicurativi la cui redazione è stata calendarizzata per la prossima seduta al fine della consueta trasmissione alle Camere”.

L’incertezza dopo la condanna di Profumo per Mps

Volpi non ha spiegato come si concretizzerà questa “attenzione” su Leonardo e con quali strumenti. Diversi osservatori ritengono che a pesare su Leonardo siano le incertezze conseguenti alla condanna dell’a.d. Profumo a sei anni di reclusione e 2,5 milioni di euro di multa per aggiotaggio e false comunicazioni sociali per la contabilizzazione in bilancio dei derivati di Banca Mps (presentati nei conti come Btp, cioè titoli di Stato più sicuri dei derivati) quando era presidente della banca di Siena, tra il 2012 e il 2015. I derivati erano stati stipulati dai predecessori. Anche l’ex a.d. di Mps, Fabrizio Viola, è stato condannato alla stessa pena. La condanna è stata emessa dal Tribunale di Milano il 15 ottobre. La sentenza comprende anche sanzioni accessorie per Profumo e Viola, dichiarati “interdetti dagli uffici direttivi delle persone giuridiche e delle imprese nonché incapaci di contrattare con la pubblica amministrazione per la durata di anni due”. Inoltre il tribunale ha dichiarato Profumo e Viola “interdetti dai pubblici uffici per la durata di anni cinque”.

Mps. La presidente, Patrizia Grieco

L’incontro smentito con Patrizia Grieco

Profumo  ritiene di aver agito con piena correttezza e ha detto che farà appello. La vicenda Mps continua però a perseguitarlo. Stamattina Leonardo ha emesso un comunicato con una dichiarazione di Profumo per replicare a un articolo di Panorama: “In riferimento all’articolo pubblicato a pagina 30 del numero 44 di Panorama del 28 ottobre, a firma di Francesco Bonazzi, nel quale si asserisce di un mio incontro a cena lo scorso 7 luglio con la dottoressa Patrizia Grieco, Presidente di Mps, desidero precisare che tale notizia è completamente destituita di ogni fondamento e di non aver mai incontrato la dottoressa Grieco da quando ha assunto la presidenza del Monte dei Paschi di Siena”.

Silenzio. Il premier, Giuseppe Conte

Non ci sono “specifiche limitazioni dell’operatività”

La sentenza è di primo grado e non è esecutiva perché non è definitiva. Secondo l’analisi sugli “eventuali effetti” della sentenza fatta dal cda di Leonardo il 20 ottobre, “è emerso un quadro che non comporta specifiche limitazioni dell’operatività aziendale”, ha detto la società in un comunicato. Affermare che non ci sono “specifiche limitazioni dell’operatività aziendale” non è esattamente come dire che “non ci sono limitazioni” tout court. Dunque resta il dubbio che possano esservi limitazioni dell’operatività. Spetterà ai legali consultati da Andrea Parrella, capo degli affari legali della società da giugno 2014 (fu nominato da Mauro Moretti che lo aveva avuto per tre anni alle Ferrovie), chiarirle.

L’impatto in Gran Bretagna e Stati Uniti

Intanto, ha detto la società, “al Comitato Governance è stato affidato il compito di monitorare e approfondire ogni potenziale evoluzione della vicenda, tenendone informato il consiglio”. L’attenzione è rivolta anche all’eventuale impatto nei paesi anglosassoni, in particolare la Gran Bretagna dove Leonardo ha una presenza industriale rilevante con 7mila addetti (e partecipa tra l’altro al progetto del futuro cacciabombardiere Tempest) e gli Stati Uniti, il principale mercato mondiale della difesa. Secondo le prime valutazioni in Gran Bretagna una condanna di primo grado non è considerata quasi come se non esistesse, come si tende a fare in Italia, anche se non è detto che comporti ostacoli all’attività del gruppo.

Presidente. Luciano Carta

Il silenzio del governo e di Carta

L’incertezza è dovuta anche alla mancanza di un chiaro pronunciamento del governo sulla vicenda. Dopo la condanna il M5S ha chiesto le dimissioni di Profumo. Dal governo ha risposto in pubblico solo il viceministro dell’Economia del Pd, Antonio Misiani, per il quale Profumo “non deve dimettersi”. Ma Misiani non è il vice-Gualtieri e il ministro dell’Economia, dalemiano, ha scelto il silenzio. Anche il premier Giuseppe Conte non ha parlato. Come non si sa quale posizione abbia assunto il presidente del cda di Leonardo in carica dal 20 maggio, il generale della Guardia di finanza Luciano Carta, il quale non appare però indifferente all’imbarazzante situazione che si è creata. Perché il governo non parla?