Leonardo, valzer e scambi di poltrone/2

 

Tre ambasciatori bruciati in meno di cinque anni. La causa non è una guerra al fronte, ma sono i mal di pancia all’interno del pianeta Leonardo, l’ex Finmeccanica. L’ultimo diplomatico se n’è andato all’inizio di giugno. E non è stato un bell’addio.

Mal di pancia diplomatici

Non è stato sostituito Sem Fabrizi, il terzo ambasciatore bruciato da quando Alessandro Profumo è l’a.d. di Leonardo (16 maggio 2017). Il primo era stato Carlo Formosa, arrivato nel luglio 2017, se n’è andato a fine 2019, quando ha avuto l’opportunità di fare l’ambasciatore in Portogallo e salire di grado nella carriera diplomatica. A Formosa è succeduto nel marzo 2020 Alessandro de Pedys, già ambasciatore in Polonia per quattro anni, all’epoca consigliere diplomatico del ministro dell’Economia, Roberto Gualtieri, dopo esserlo stato con il predecessore, Giovanni Tria.

Ambasciatore. Sem Fabrizi

Fabrizi durato nove mesi

Anche de Pedys è durato poco, dopo 16 mesi se n’è andato. Nel settembre 2021 Profumo ha ingaggiato dalla Farnesina Sem Fabrizi, che era stato tra l’altro ambasciatore della Ue in Serbia. Fabrizi ha stabilito un record di brevità, bruciato dopo soli nove mesi. Ufficialmente ai primi di giugno è stato richiamato al ministero degli Esteri per nuovi compiti (che non conosciamo). 

Lo scandalo D’Alema-Colombia

Di fatto, però, secondo quanto raccontano fonti all’interno di Leonardo e nel governo, Fabrizi è l’agnello sacrificale per chiudere le polemiche sulla trattativa per la vendita di armi alla Colombia in cui era coinvolto Massimo D’Alema come potenziale consulente di Leonardo, oltre che di Fincantieri, un affare da 4 miliardi di euro complessivi (la metà per Leonardo). Profumo, che secondo quanto pubblicato da “La Verità” aveva incontrato almeno due volte l’ex leader del Pci, Ds e Pd al ristorante Pierluigi di Roma per parlare della potenziale commessa, non ha avuto contestazioni dall’audit interno condotto dalla società. Il rapporto conclusivo dell’indagine interna è stato presentato al cda presieduto da Luciano Carta, ma non è stato reso pubblico. 

Mediatore. Massimo D’Alema con Mauro Moretti

Le “colpe” dell’ambasciatore

Invece a Fabrizi, pur senza rilievi formali, sarebbe stato informalmente rimproverato di non aver dato l’allarme malgrado avesse appreso, in una telefonata nel gennaio di quest’anno con l’ambasciatore a Bogotà, Gherardo Amaduzzi, del coinvolgimento nella trattativa oltre a D’Alema di un intermediario pluri-indagato, Giancarlo Mazzotta, politico di Foza Italia sottoposto a tre processi per reati gravi, estorsione aggravata dal metodo mafioso, istigazione alla corruzione e illeciti fiscali. Secondo fonti interne al gruppo il diplomatico avrebbe preferito mantenere il riserbo su quanto appreso, forse in imbarazzo dopo aver compreso _ affermano fonti interne _ l’aria che tirava dentro Leonardo intorno a un negoziato in cui era coinvolto D’Alema e di cui era al corrente Profumo. Insomma, materia scottante.

Con Gigino. Alessandro Profumo con Luigi Di Maio e Gianni De Gennaro

Qualcosa non va, irritazione alla Farnesina

In generale, a parte questa vicenda che ha ancora lati opachi benché sia stata silenziata, l’impressione è che ci sia qualcosa che non va nelle relazioni internazionali di Leonardo (e forse non solo in quest’ambito). Dopo quanto avvenuto all’incolpevole Fabrizi, adesso il segretario generale della Farnesina, Ettore Sequi, sarebbe più restio a concedere il distacco a diplomatici presso piazza Monte Grappa.

Colucci, dai missili a Minniti

Un altro giro di poltrone riguarda i vertici di alcune partecipate di Leonardo. Letizia Colucci (nella foto in apertura), dirigente vicina all’ex presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, che è stata stretta collaboratrice di Marina Grossi (moglie dell’ex numero uno del gruppo, Pier Francesco Guarguaglini) nell’ex Selex Sistemi integrati, fino alla carica di condirettore generale, poi segretario generale di Telespazio, è stata nominata direttore generale della Fondazione Med-Or, creata dall’ex Finmeccanica nella primavera 2021. Alla presidenza di Med-Or Profumo ha nominato Marco Minniti, ex ministro dell’Interno nel governo di Paolo Gentiloni (sponsor di Profumo) ed ex deputato del Pd. Fino a tre mesi fa Colucci era anche presidente di Mbda Italia, la società missilistica che fa parte dell’omonimo gruppo europeo, partecipato da Leonardo con il 25%, di cui sono soci anche francesi (Airbus) e inglesi (Bae Systems) con il 37,5% ciascuno. 

D.g. e presidente. Lucio Valerio Cioffi (a destra)

Cioffi pluripresidente

Il cda è scaduto con l’assemblea che lo scorso 13 aprile ha approvato il bilancio 2021. Nel nuovo consiglio di Mbda Italia al posto di Colucci il presidente è Lucio Valerio Cioffi. Confermato a.d. e d.g. Lorenzo Mariani, che è anche responsabile vendite e sviluppo business dell’intero gruppo Mbda. Cioffi mantiene l’incarico di d.g. di Leonardo e, dal 21 aprile 2021, è anche presidente di Leonardo International, società costituita da Profumo nel 2018 con l’intento di migliorare il coordinamento delle vendite internazionali e rafforzarle.

Leonardo International non decolla

Profumo è stato presidente di Leonardo International nei primi tre anni di vita della società, con Mariani come amministratore delegato. Malgrado questo vertice di primo piano la società non è decollata, anche per le resistenze interne delle divisioni operative del gruppo, soprattutto della divisione elicotteri (ex AgustaWestland), restie a cedere autonomia commerciale a un’entità centralizzata.  Dal 21 aprile 2021 il nuovo a.d. di Leonardo International è Pasquale Di Bartolomeo, che nel settembre 2020 aveva già preso il posto di Mariani, spostato da Profumo in Mbda, come direttore commerciale del gruppo.

Mbda. Lorenzo Mariani

Solferino da Vitrociset a d.g. Leonardo International

Adesso c’è un nuovo innesto in Leonardo International. Da marzo il d.g. è Paolo Solferino, apprezzato dirigente dell’area elettronica del gruppo (ex Datamat), che era uscito nel 2016 per fare l’a.d. di Vitrociset ed è rientrato nel 2019, quando Profumo ha comprato Vitrociset da Eodarda Crociani (residente a Montecarlo) per evitare che l’azienda finisse alla Fincantieri del rivale Giuseppe Bono. Piccolo particolare: dal primo gennaio di quest’anno Vitrociset non esiste più come società autonoma. Alcune attività spaziali erano già state apportate a Telespazio, mentre Vitrociset è stata fusa per incorporazione in Leonardo.

Dynasty. Edoarda Crociani e le figlie

L’acquisizione di Hensoldt

Altro round di nomine nella società tedesca di elettronica Hensoldt, della quale Leonardo ha comprato il 25,1% per 606 milioni di euro, operazione perfezionata il 3 gennaio 2022. Il venditore è il fondo americano Kkr, che ha fatto una superplusvalenza rispetto al prezzo pagato per comprare la società da Airbus. La società rimane sotto il controllo del governo tedesco, l’a.d. non è cambiato, è il tedesco Thomas Mueller. Leonardo spera di ottenere maggiori collaborazioni industriali. Il gruppo guidato da Profumo ha diritto a nominare due rappresentanti nel consiglio di sorveglianza (Supervisory board). In marzo fonti autorevoli di Leonardo ci avevano riferito che nel board di Hensoldt sarebbero entrati Norman Bone e Letizia Colucci.

Scozzese. Norman Bone (a destra)

Entra Colucci, non c’è Bone

Dal nel sito di Hensoldt risulta che da maggio ci sono due esponenti di Leonardo nel consiglio di sorveglianza. E’ entrata Colucci, che rimane d.g. della Fondazione Med-Or con Minniti, ma Bone non c’è. Bone è il manager scozzese già messo a capo di tutta la divisione elettronica da Profumo dopo uno scandalo interno. Da settembre 2021 il capo della divisione elettronica è Gabriele Pieralli, Bone ora è solo a capo delle attività britanniche del gruppo, come presidente e a.d. di Leonardo Uk. Non è stato spiegato perché Bone non sia nel board, se sia stato respinto dai tedeschi o se sia un ripensamento di Leonardo.

Il ritorno di Soccodato

L’altro rappresentante dell’ex Finmeccanica nel supervisory board di Hensoldt è Giovanni Soccodato, uno dei manager più esperti del gruppo nell’aerospazio e difesa (anche perché molti sono stati estromessi dal 2014 in poi, a partire dalla gestione di Mauro Moretti), è stato capo delle strategie e dell’Innovazione. Il suo ruolo è stato in parte ridimensionato quando Profumo nel luglio 2019 ha nominato Cto Roberto Cingolani (divenuto ministro della Transizione ecologica nel governo Draghi) e Chief strategy & market intelligence Enrico Savio, passato direttamente dai servizi segreti (vicedirettore del +Dis) all’industria della difesa, con stupore di molti dentro e fuori Leonardo. Da allora Soccodato è Chief strategic equity officer. Negli ultimi tempi Profumo darebbe meno ascolto a Savio, mentre nel sempre mutevole panorama di Leonardo sarebbero in rialzo le quotazioni di Soccodato. I suoi consigli risultano utili. Quando viene ascoltato… (2. fine)

gianni.dragoni@ilsole24ore.com