Alitalia, “dimissioni” di Schisano

Rotolano le teste in Alitalia. Dopo l’uscita dei dirigenti anglosassoni legati agli arabi di Etihad, dal direttore finanziario Duncan Naysmith alla “zarina” irlandese Aubrey Tiedt, chiamata anche la donna con il frustino che doveva insegnare il portamento alle hostess e aveva un appartamento a piazza di Spagna, è in uscita dalla compagnia commissariata un manager dal nome altisonante, Giancarlo Schisano.

E’ il dirigente più alto in grado della struttura interna, passato indenne in 12 anni attraverso numerose gestioni, tutte fallimentari, dal 2005 a oggi. Schisano è il direttore operazioni e l’accountable manager della compagnia, una figura chiave perché è in capo a lui anche la responsabilità legale (e penale), in caso di incidenti.

E’ il fratello di Roberto Schisano, il manager dell’informatica che Romano Prodi, quando era presidente dell’Iri, nel 1994 mise alla guida di Alitalia come amministratore delegato. Soprannominato “il Texano con gli occhi di ghiaccio”, Roberto Schisano diede le dimissioni dopo due anni, scivolato sulla trappola di un accordo segreto per dare aumenti di stipendio ai piloti di 28 milioni di lire lorde all’anno.

Nato a Napoli nel 1956, Giancarlo Schisano era un alto dirigente delle Ferrovie dello Stato con Giancarlo Cimoli, a capo del trasporto regionale. Quando Cimoli fu chiamato dal governo Berlusconi a guidare Alitalia con i poteri di un commissario, nel maggio 2004, a poco a poco ricreò intorno a sé una squadra di dirigenti ex ferrovieri e alcuni ex Montedison, dove pure Cimoli aveva lavorato.

Così nell’estate 2005 Schisano approdò all’Alitalia, prima a capo del settore merci (Alitalia cargo) e, dopo pochi mesi, nel gennaio 2006 fu nominato a capo della direzione operativa della compagnia. In pratica, è l’uomo che deve far volare gli aerei, una figura chiave dell’azienda.

Da allora Alitalia è passata attraverso tre fallimenti. Quello della compagnia pubblica, rilevata nel 2008 dalla cordata dei patrioti chiamati da Silvio Berlusconi, i Capitani coraggiosi della Cai, presieduta da Roberto Colaninno. Anche questa società è arrivata al capolinea. Il primo gennaio 2015 è decollata una “nuova” Alitalia, con dentro Etihad socio al 49 per cento. Esperienza ancora una volta fallimentare. La compagnia perde in media due milioni di euro al giorno (anche se non ha pubblicato il bilancio 2016) ed è stata commissariata dal governo Gentiloni a fine aprile.

Sotto l’Alitalia-Sai con gestione arabo-australiana Schisano è diventato Chief operating officer. Quando il 19 settembre 2015 l’a.d. Silvano Cassano diede le dimissioni e i poteri furono affidati per sei mesi all’allora presidente, Luca Cordero di Montezemolo, il cda affidò a Schisano la gestione operativa, affiancato da Duncan Naysmith, il manager di Etihad che doveva controllare la cassa. Con l’arrivo dell’a.d. Cramer Ball, nel marzo 2016, Schisano è rimasto a capo delle operazioni.

Schisano è cresciuto con Alitalia, i giudizi su di lui sono contrastanti. In molti anni e con i risultati negativi della compagnia  si è attirato molte critiche all’interno, anche perché ha sempre salvato la sua posizione. Critiche rigettate con fermezza dall’interessato, che ritiene di aver dato un contributo all’Alitalia.

Non è però il manager che ha avuto la responsabilità primaria della gestione e delle strategie dell’azienda, affidata agli amministratori delegati che si sono alternati negli anni. La parte operativa, malgrado i costanti risultati economici negativi, ha sempre funzionato bene. Altri gli attribuiscono un ruolo di sostenitore silenzioso dell’alleanza con Air France-Klm, interrotta con l’arrivo di Etihad.

Commissario. Luigi Gubitosi, commissario di Alitalia

Dal punto di vista formale, risulta che Schisano lasci Alitalia per dimissioni. La sua uscita, secondo indiscrezioni, sarebbe la conseguenza di contrasti con i commissari, in particolare con il coordinatore, Luigi Gubitosi.

Non ci sono comunicazioni ufficiali sulla vicenda. Secondo altre ricostruzioni la testa di Schisano sarebbe un “contentino” dato ai sindacati, ai quali l’azienda chiede sacrifici sull’occupazione. Tra il manager e Gubitosi ci sarebbero però state anche divergenze di valutazione sui contratti di leasing di due aerei Boeing 777-300 che Alitalia avrebbe dovuto far volare in linea nei prossimi mesi per aumentare la capacità nel lungo raggio. I contratti sarebbero stati giudicati troppo onerosi da Gubitosi e gli aerei dovrebbero essere restiuiti al proprietario, la società di leasing AerCap.

Si vedrà nelle prossime settimane quali aerei Alitalia impiegherà per incrementare la flotta, sempre che abbia le risorse da investire.